Michele Borghetto e Ilaria Benedetti, offrono uno spaccato del loro approccio ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento, evidenziandone la lettura secondo il modello gestaltico.
Come la psicoterapia della Gestalt si accosta al tema dei DSA?
Apprendere appartiene alla relazione in ogni contesto: la coppia, la famiglia, l’ambiente. Le esperienze che facciamo ci formano per la vita, non apprendiamo per andare bene a scuola. La psicoterapia della Gestalt, focalizzando l’attenzione agli aspetti relazionali e alla dinamica figura-sfondo dell’esperienza, ci consente di capire, la fatica di apprendere alla luce dello sfondo esistente. La conoscenza della realtà secondo la psicoterapia della Gestalt avviene attraverso un processo di masticazione e destrutturazione di ciò che ci circonda, che può essere così piano piano assimilato e fatto proprio. Allo stesso modo nel contesto scolastico e didattico, apprendere significa masticare, esercitando un continuo adattamento creativo tra sapere, saper essere e saper fare. Il DSA inevitabilmente va ad inficiare la fisiologica assimilazione di una parte dell’esperienza, come anche l’immagine che lo studente inizia a strutturare di sé in un delicato momento di crescita e sviluppo.
A volte la valutazione e la riabilitazione (o potenziamento cognitivo) vengono isolate dall’aspetto della relazione, con una focalizzazione eccessiva sul compito di riabilitare la funzione. Prendersi cura della relazione è danzare tra le pieghe della mente sostenendo la ristrutturazione di uno sfondo in maniera armonica e integrata e permettendo di alternare in figura apprendimento e relazione. La psicoterapia della Gestalt, con la sua attenzione ai processi relazionali offre la possibilità di dare alla funzione compromessa, un supporto ben più ampio del solo intervento sul piano cognitivo. Durante la fase di valutazione si cerca di comprendere quali sono le funzioni compromesse e durante il momento di intervento si cerca di potenziarle, in modo che il bambino o ragazzo sia nella possibilità di affrontare al meglio gli anni successivi di studio.
Che ruolo gioca l’esperienza corporea nei DSA?
La definizione di DSA comprende e implica l’aspetto corporeo dell’esperienza. Distinguiamo il disturbo dalla difficoltà di apprendimento proprio perché il primo è definito a livello neuro-biologico. Spesso, nonostante gli sforzi e la fatica, il corpo non fa esattamente ciò che ci si aspetterebbe da lui. Non si riesce a leggere con la facilità e la fluidità del compagno di banco, pur dedicando molto più tempo a fare gli esercizi. La fatica è fisica, tangibile e si risolve in una stanchezza che arriva quasi subito e che non permette di portare a termine il compito. Il DSA è un soggetto in perenne posizione antalgica. Necessita, in buona parte delle situazioni, di continue compensazioni che gli permettano di trovare uno sfondo adeguato affinché la figura possa essere chiara e leggibile. In questo senso, gli strumenti compensativi, hanno la funzione di distinguere ciò che posso imparare da ciò che voglio imparare. Il bambino con DSA attraversa queste difficoltà, vive in maniera incarnata l’esperienza di sbagliare un calcolo o quando non gli entra proprio in testa che quella parola si scrive con la doppia. Spesso nella riabilitazione del deficit o disturbo dell’apprendimento non è adeguatamente attenzionato l’aspetto dell’ansia e della tensione. I ragazzi lo riportano nel setting quando semplicemente dicono “quando mi hanno interrogato sono andato in ansia e ho dimenticato tutto”. Lo sguardo di disapprovazione di un genitore o di una maestra fanno provare tremore nella pancia e bloccano il respiro. Per questo uno dei lavori, tipicamente gestaltici che possiamo fare con i bambini, è di farli respirare quando vanno nel pallone e non sanno più cosa ci devono rispondere!
In quel momento processi astratti di memoria e concretezza del corpo diventano una Gestalt unica e dando spazio alla possibilità di trovare un adattamento creativo. Superare le interruzioni di contatto significa stimolare il cora ggio della convivenza e integrazione tra aspetti neuro-cognitivi, corporei e relazionali, in un’accettazione e valorizzazione dell’individualità delle proprie risorse e dei propri limiti.
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