In inglese Contact Boundary
“Il confine di contatto è il punto in cui si verifica l’esperienza, non separa l’organismo dal suo ambiente, assolve piuttosto alla funzione di limitare l’organismo, di contenerlo e proteggerlo, e allo stesso tempo si pone in contatto con l’ambiente. Potremmo dire che il confine di contatto – per esempio la pelle sensibile – più che essere parte dell’‘organismo’, è invece, in sostanza, l’organo di un particolare rapporto tra l’organismo e l’ambiente” (Perls, Hefferline e Goodman, 1997, p. 39).
La ‘dimensione terza’ tra l’organismo e l’ambiente è il confine di contatto. E’ un punto di inter-connessione e “costituisce, forse, la differenza più significativa tra l’accezione di campo data dalla psicoterapia della Gestalt e quella espressa da Lewin” (Cavaleri, 2003, p. 93). “La psicologia studia il modo di operare del confine di contatto nel campo organismo/ambiente” (Perls, Hefferline e Goodman, 1997, p. 39).
“L’attività del contattare l’ambiente (o dell’essere contattati) avviene attraverso una demarcazione esperienziale – e per nulla necessariamente fisica – tra ciò che per l’organismo rappresenta se stesso […] e la regione selvaggia, in quanto ancora sconosciuta, che è l’alterità del mondo. A questo confine fluttuante, in cui il sé e l’altro si incontrano e qualcosa avviene, la psicoterapia della Gestalt dà il nome di ‘confine di contatto’ ” (ibidem, p. 18). “Il confine di contatto è definito dall’incontrarsi nella diversità, che si evolve poi nel decidere il movimento verso l’altro, intrapreso a partire dalla solidità della propria diversità (dal ground della consapevolezza di sé)” (Spagnuolo Lobb, 2011, p. 40) .
“La qualità del confine dice qualcosa circa la relazione di organismo e ambiente nel loro reciproco riferimento. Decisivo è che il sé creativo (funzione-io) a seconda del momento e delle corrispondenti condizioni del campo organismo-ambiente, può di volta in volta realizzare qualità di confine necessarie, cioè accetta, respinge, diventa vago e fa svanire i confini” (Müller, 1989, p. 37).
“Vi sono varie possibilità che si verificano al confine del contatto man mano che l’interazione viene elaborata nei vari modi: 1) se viene facilmente stabilito l’equilibrio, la consapevolezza, l’adattamento motorio e la cautela vengono rilassate, l’animale vive bene ed è come se fosse addormentato; 2) se le tensioni su entrambi i lati del confine sono difficili da equilibrare e ha avuto luogo per ciò molta cautela e adattamento, ma ora vi è uno stato di rilassamento, allora l’individuo si trova assorto in una bellissima esperienza estetico-erotica […].
La bellezza del momento proviene dal rilassamento della cautela e dall’espandersi in un’interazione armoniosa. Il momento è ricreativo e anche qui finisce nella perdita di interesse e nel sonno; 3) la situazione di pericolo: se il confine diventa sovraccarico in maniera intollerabile e causa delle forze ambientali che devono venir respinte per mezzo di una selettività e di una fuga notevoli; 4) la situazione di frustrazione, fame e malattia: se il confine diventa teso in maniera intollerabile a causa delle esigenze propriocettive che non possono venire equilibrate dall’ambiente. In questi due ultimi casi, […] i meccanismi sub-attivi sembrano adatti a proteggere il confine dall’eccesso ambientale, escludendo il pericolo; i meccanismi superativi hanno a che fare, piuttosto, con l’eccesso propriocettivo, esaurendo l’energia” (Perls, Hefferline e Goodman, 1997, pp. 70-71).
Bibliografia
Cavaleri P.A. (2003).La profondità della superficie. Percorsi introduttivi alla psicoterapia della Gestalt. Milano: Franco Angeli.
Müller B. (1989). Diagnosi di strutture narcisistiche di vissuto e di comportamento, in Quaderni di Gestalt, 8/9.
Perls F., Hefferline R.F., Goodman. P. (1997).Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella personalità umana, Roma: Astrolabio.
Spagnuolo Lobb M. (2011) (a cura di). Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, Milano: Franco Angeli.