È difficile oggi parlare di aggressività positiva.
Senza il senso di solidità del ground, la figura non può formarsi con chiarezza e non ci si può orientare nelle relazioni – specialmente in quelle difficili – con consapevolezza e intenzionalità.
Il sentire sociale diventa sempre più “liquido”: può prendere molte forme e allo stesso tempo non ha né contenimento né struttura. Manca il ground relazionale su cui l’esperienza della novità dell’emozione possa condurre al contatto con l’altro, piuttosto che alla sua distruzione indiscriminata.
La relazione terapeutica, come qualsiasi altra relazione, deve far fronte a questo senso di emergenza contenendo il caos che caratterizza l’inizio di ogni esperienza, e garantendo la presenza “ovvia” dell’altro significativo: da questa esperienza può emergere la differenziazione di sé.
È necessario fornire braccia forti che possano contenere e fare rilassare lo stress del vivere senza l’altro accudente, in una solitudine angosciante in cui tutto è richiesta di performance; braccia che possano fare riposare e concentrare sulle emozioni, sulla direzionalità dell’eccitazione, affinché si possa finalmente individuare “chi sono io e cosa voglio da te”.
Margherita Spagnuolo Lobb