Il prof. Ammaniti nel presentare la sua intervista clinica semi-strutturata inerente proprio la valutazione dei Disturbi di Personalità in adolescenza, e considerato il suo interesse dimensionale verso cui si muove, appunto, lo strumento clinico formulato, ritiene opportuno dare una cornice teorica di riferimento presentando un po’ le premesse, gli obiettivi e la metodologia del Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM) considerato come nuovo approccio alla diagnosi dei Disturbi di Personalità, che cambia un po’ la prospettiva del fare diagnosi, considerando non solo la psicopatologia del paziente ma anche le sue risorse, interessandosi all’importanza di poter fare diagnosi anche in adolescenza creando, appunto, tre Assi propri per l’adolescenza differenziandoli dai pattern adulti. Il PDM tenta di dare un senso dimensionale alla diagnosi rispetto all’approccio categoriale proprio dei manuali classici quali ICD o DSM, portando l’attenzione sul piano sintomatologico in relazione al funzionamento della personalità, sembra così, come ci piace dire in chiave Gestaltica, che il “funzionamento mentale” sia dato da qualcosa di più e di diverso dalla semplice presenza o assenza di sintomi psicopatologici che lo compongono.
Nello spiegare un po’ ciò che ha mosso i suoi interessi verso il PDM, il prof. Ammaniti riferisce che il DSM non considera la personalità in adolescenza rispetto alle importanti trasformazioni proprie di questa fase del ciclo di vita, non considerando le dinamiche evolutive della personalità e i compiti di sviluppo che caratterizzano il funzionamento mentale proprio di questa fase. Esso formula diagnosi di disturbo di personalità in adolescenza solo eccezionalmente, e nello specifico quando i tratti di personalità non adattivi sono diagnosticati come pervasivi, stabili e non riconducibili ad un disturbo di Asse I. Egli, così, non dà alcun criterio evolutivo per la valutazione della psicopatologia degli adolescenti, rendendo problematica la distinzione tra patologia e problematiche evolutive, espressione di conflitti adolescenziali necessari per raggiungere i compiti evolutivi dell’adolescenza. Cosa che invece si prefigge di fare nel suo strumento di valutazione, guidato da quell’interesse per l’approccio dimensionale permettendogli così la costruzione di questo strumento che il prof. Ammaniti si appresta a “consegnarci”, poiché permette di inserire le manifestazioni psicopatologiche lungo un continuum, eliminando così la dicotomia presenza/assenza sintomatologica, e permettendo di cogliere aspetti dei disturbi psicopatologici in relazione alle variabili: età d’insorgenza, genere, comorbilità e contesti entro cui si manifestano, che permettono di dialogare con il “campo” del soggetto.
Considerando i Disturbi di Personalità in adolescenza, che L’ IPOP- A si propone di valutare, ciò che ha suscitato l’interesse per il DPM, è stata la costruzione di tre Assi per bambini e adolescenti, differenti rispetto a quelli per gli adulti, poiché ne considera i compiti evolutivi propri di questo particolare ciclo di vita, e nello specifico sono:
1) MCA, valuta il funzionamento mentale dei bambini e adolescenti, è il primo asse da indagare e introduce informazioni circa le risorse psicologiche e vulnerabilità del paziente. Esso valuta 9 dimensioni che vanno secondo l’ottica dimensionale dal normale al disfunzionale.
2) PCA, valuta pattern di personalità e di disturbo di personalità, ispirandosi ai lavori condotti da Otto e Paulina Kernberg.
3) SCA, valuta l’aspetto sintomatologico, è quello che più si rifà alla classificazione del DSM,e viene messo per ultima poiché si considera impossibile una piena comprensione del quadro sintomatologico senza aver fatto chiarezza sul funzionamento mentale globale e sulla personalità dell’adolescente.
Il seminario continuerà domani con la presentazione di due interviste IPOP effettuate con adolescenti e la codifica di una intervista da parte dei partecipanti e discussione della codifica.