Gratitudine e senso di pienezza dopo le intense giornate di workshop con Ruella Frank.
Molto di ciò che ho sperimentato e ricevuto come contributo esplicativo riferito al modello somatico ed evolutivo è ora in fase di assimilazione.
Mi “porto a casa” la sensibilità di un dialogo motorio preciso, raffinato, lento come una danza in cui mi è stato possibile rintracciare gli “unfinished business” somatici, quelle interruzioni primarie e fondamentali di sensazioni, emozioni, gesti che minano il campo relazionale.
Il mio pluriennale interesse teorico-pratico alla pedagogia del movimento ha trovato nel lavoro e nel modello proposto da Ruella una preziosa chiave di volta per riorganizzare altre pratiche di consapevolezza corporea e competenze sia sul piano clinico che personale.
Ho potuto vivere attraverso gli esercizi somatici-evolutivi una maggiore presenza dei miei supporti fisiologici al movimento, percepire più intimamente la mia tendenza ad utilizzare con troppo intensità il mio schema di spinta (push) nel gesto ma soprattutto nello sguardo.
Attraverso la qualità del movimento in interazione, il campo relazionale ha preso forma, è emerso in tutta la sua densità, ricchezza, qualità dinamica. Il modo di “essere con” e le interruzioni di contatto sono diventate materia viva, tenera, palpabile.
Dal movimento emerge il significato. Basta procedere con molta lentezza e fiducia, vivendo e respirando nel campo della relazione, vivendo nel “tra”, oscillando nel “tra”.
Anche senza capire, oscillando come su una corda tesa sull’abisso. Con questa fiducia e nel silenzio qualcosa di molto profondo si è aperto, si apre.
Mi ha colpito come il lavoro percettivo in coppia ha potuto far emergere in modo così preciso la memoria arcaica del corpo. Insieme ad essa schemi di movimento inibiti, bloccati, impossibili da sperimentare accompagnati da emozioni di paura, confusione, impotenza, angoscia.
Nei miei occhi, la sapiente oscillazione di Ruella che esplora e vive nel campo della relazione, sensibile e acuta, senza fretta, pronta a cogliere l’infinitamente piccolo e significativo e ad esplorarlo : in quale punto senti che non puoi aprirti?
Parola d’ordine: “slow down and wait!”
Maria Cristina Vaccari