Il corpo come esperienza


L’idea che l’esperienza corporea si costituisce al confine di contatto tra terapeuta e paziente, nel qui ed ora dell’incontro terapeutico, ci libera da una mentalità intrapsichica, che vede il corpo come “contenitore” di emozioni e conflitti che il paziente porta in terapia.
Inoltre, libera il terapeuta da una responsabilità narcisistica sull’efficacia dell’intervento e il paziente dalla responsabilità culturale della malattia: il disagio è co-creato e il sentire del terapeuta e del paziente non sono “assoluti” né alieni, sono legittimati e ricevono senso dalla complessità dei vissuti nel campo fenomenologico. Tutto ha un senso nella complessità della situazione percettiva, e nulla è assoluto.

Margherita Spagnuolo Lobb

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