Ritengo che nel loro lavoro clinico i terapeuti della Gestalt abbiano bisogno di una mente estetica somato-evolutiva, più che di una mappa epige-netica o di uno schema di tappe evolutive.
Per orientare la nostra diagnosi e il nostro intervento, dobbiamo rintracciare nel corpo e nelle parole del paziente l’evoluzione delle sue capacità di contatto e il loro attuale intreccio; per comprendere quanta freschezza e vitalità contengano, non abbiamo bisogno di riferirci a degli stadi maturativi. Il linguaggio terapeutico deve partire dalle “ragioni del corpo” del paziente, per usare le parole di Nietzsche (1883), così come esse si riverberano nel corpo del terapeuta.
Margherita Spagnuolo Lobb