La teoria del sé in Gestalt Therapy.
– Mercurio Albino Macaluso
La teoria del sé, cui generalmente i terapeuti della Gestalt fanno riferimento, è la rilettura che Isadore From ha fatto della teoria del sé di Goodman. In realtà, tra la teoria del sé di Goodman e la rielaborazione che ne ha fatto From vi sono importanti differenze. In questo lavoro viene ripercorso in maniera dettagliata il decimo capitolo di Gestalt Therapy (Perls, Hefferline, Goodman, 1951), in cui Goodman presenta la propria concezione del sé e delle sue principali strutture. Quindi vengono esaminati alcuni aspetti e implicazioni di tale concezione e le principali differenze tra essa e la lettura che ne ha proposto From.
Il nucleo di Gestalt Therapy (Perls, Hefferline, Goodman, 1951; trad. it. 1971, 1997), il testo fondativo della psicoterapia della Gestalt, è la teoria del sé, formulata da Paul Goodman sulla base delle idee di Perls. Goodman elabora la teoria del sé prendendo le mosse non dalla patologia, come fa la psicoanalisi, bensì dalla condizione di funzionamento sano dell’organismo, considerato in senso olistico e nel suo costante rapporto con l’ambiente. In un’ottica fenomenologica, egli guarda all’esperienza umana così come si manifesta, nella sua immediatezza e concretezza, e considera le diverse forme che essa assume a seconda della situazione del momento. In particolare esamina quattro fondamentali modalità dell’esperienza: il sé, l’es, l’io e la personalità.
Il sé è la modalità spontanea dell’esperienza. Nella modalità spontanea, l’attenzione è pienamente concentrata sul momento presente e tutte le funzioni del sé percettive, motorie e affettive sono attive e integrate. Il sé spontaneo rappresenta la condizione di consapevolezza, di pienezza dell’esperienza.
Attento anche ai fattori sociali, che sono parte integrante del campo organismo-ambiente, Goodman rileva la paura che la società ha della spontaneità. Affetta da nevrosi epidemica, la società giudica la spontaneità come infantile e irresponsabile. E la nostra cultura la trascura o la inibisce, contribuendo a perpetuare la nevrosi della società. Anche le teorie psicologiche e psicoanalitiche, afferma Goodman, hanno ignorato il sé spontaneo, occupandosi piuttosto dell’io, dell’es e della personalità. Ciascuno di tali concetti, di volta in volta, secondo i diversi approcci teorici e metodologici, è stato considerato erroneamente come la totalità del sé, o comunque come la sua parte più rilevante. Ma il sé non può essere ridotto all’io intenzionale, né all’es inconscio, né alla personalità, la cui natura è sostanzialmente verbale.
Goodman rilegge l’io, l’es e la personalità in chiave processuale, consi- derandoli specifiche modalità di funzionamento parziale del sé, distinte dal suo funzionamento spontaneo, integrato e totale. In determinate circostanze il sé inibisce alcune sue funzioni, assumendo particolari configurazioni, che Goodman definisce strutture parziali del sé. L’io, l’es e la personalità sono le principali strutture parziali del sé. L’io rappresenta la modalità di funzionamento del sé caratterizzata dalla volontà, dalla scelta deliberata e dalla manipolazione dell’ambiente. L’es consiste nella modalità di rilassamento del sé, in cui riemergono le eccitazioni rimosse. Nella modalità personalità il sé attinge esclusivamente al bagaglio delle esperienze passate, senza nutrirsi di alcuna novità ambientale. (…)
L’articolo tratta i seguenti temi:
- Definizione del sé
- Il sé come realizzazione della potenzialità del presente
- Le proprietà del sé
- Le strutture del sé
- L’io
- L’es
- La personalità
Quaderni di Gestalt, Vol XXVIII, 2015-2, Il sè e il campo in psicoterapia della Gestalt
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt, edita da Franco Angeli
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