LE ESPERIENZE DISSOCIATIVE

Nell’approccio gestaltico oltre a vedere le forme dissociative in un’ottica dimensionale, aggiungiamo una lettura relazionale che le colloca lungo un continuum che va dalla spontaneità del contatto (capacità di adattarsi nel contatto con l’ambiente senza perdere la flessibilità e la presenza, la consapevolezza) all’assenza di consapevolezza al confine, alla desensibilizzazione del sé-in-contatto provocata da processi ansiogeni.
Una peculiarità dell’ottica dimensionale della psicoterapia della Gestalt è lo sguardo alle dissociazioni come adattamento creativo del processo di contatto con l’ambiente. Esso consente di leggere l’esperienza dissociativa all’interno di un accadimento relazionale: “Mi dissocio con te”. Questa peculiare ottica colloca l’intervento gestaltico nella cornice di una necessaria relazionalità: il terapeuta deve innanzitutto fornire quel ground relazionale che consente al paziente di recuperare la spontaneità del processo di contatto rimasto per così dire “sospeso”.
Margherita Spagnuolo Lobb, Valeria Rubino
(da: QdG 2015/1 – La psicopatologia in psicoterapia della Gestalt II parte)

LA SPONTANEITÁ DELL’INCONTRO TERAPEUTICO

La condizione di base della spontaneità del terapeuta consiste essenzialmente nell’essere pienamente sintonizzato sul paziente, nell’essere partecipe della sua esperienza, non avendo altro obiettivo in mente che questo, e nell’assumersi il rischio di lasciar percepire al paziente di essere coinvolto emotivamente. Credo che questo sia il più importante fattore di cambiamento terapeutico.

Albino Mercurio Macaluso

IL SÉ COME ESPERIENZA DEL MONDO

La teoria del sé della psicoterapia della Gestalt ancora oggi esprime una novità clinica importante, che le ha consentito di non essere inglobata in altre nuove correnti che negli anni si sono formate (dalla Mindfulness alle correnti intersoggettive e relazionali della psicoanalisi contemporanea, al costruttivismo), che, pur ispirandosi a principi per noi familiari, presentano il vantaggio di rivolgersi ai nuovi bisogni clinici e alle mutate condizioni sociali. La teoria gestaltica del sé, ossia la definizione di come si costruisce il senso di sé, il processo di individuazione, è ancora nuova e radicale, dopo 60 anni, e resiste alle evoluzioni del mondo della psicoterapia. Occorre declinarla nel tempo che viviamo, molto diverso da quello in cui vissero i fondatori.
In linea con la sua matrice fenomenologica, il senso di sé in psicoterapia della Gestalt è definito come l’esperienza del mondo. Noi ci individuiamo nel momento in cui facciamo esperienza del mondo, intendendo per esperienza il processo attivo e passivo insieme (il modo medio) di adattamento creativo (il contatto appunto). Ai fondatori non interessava capire l’esistenza di un senso di sé fuori dal contatto con il mondo. L’ottica è quella del “tra-in-azione”.

Margherita Spagnuolo Lobb

LA RELAZIONE TERAPEUTICA COME “FATTO” REALE

La relazione terapeutica non è considerata né come il risultato di proiezioni di schemi relazionali appartenenti al passato, né soltanto come un laboratorio in cui si “provano” schemi relazionali più efficaci per il mondo esterno, per la vita reale. Tra paziente e terapeuta avviene una relazione unica ed irripetibile, in cui le percezioni reciproche si modificano, in cui gli schemi del passato si elaborano allo scopo di migliorare questa specifica relazione, non quelle del passato. È ciò che accade tra questo specifico terapeuta e questo specifico paziente che costituisce la cura, una delle tante possibili esperienze di cura.

Margherita Spagnuolo Lobb

LA PERCEZIONE: ESPERIENZA DEL REALE

La realtà che ognuno di noi “percepisce”, esiste veramente o è un’illusione? Occorre, oppure no, porci il problema di distinguere necessariamente una dimensione immaginaria ed una reale? Nel dare inizio alla sua riflessione sull’esperienza percettiva, Merleau-Ponty parte dalla considerazione che il vero problema da affrontare non consiste nel chiederci se percepiamo la “vera” realtà, ma nel soffermarci di più ad analizzare la nostra esperienza del reale, prendendo atto che la percezione è la nostra unica via di accesso alla “verità”.

08Pietro Andrea Cavaleri

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L’ESPERIENZA DEL TRA

Coerentemente con il pensiero fenomenologico, la terapia della Gestalt afferma che non possiamo conoscere la realtà in se stessa, ma soltanto quella parte di essa di cui facciamo esperienza nel qui ed ora – in altre parole l’esperienza del contatto e del ritiro dal contatto con l’ambiente.
Per l’epistemologia gestaltica il contatto è un evento di confine in continua evoluzione, che il terapeuta della Gestalt guarda come un processo di intenzionalità relazionale. Il contatto si forma nel luogo in cui l’io e il tu arrivano ad una nuova verità, una momentanea configurazione armonica che immediatamente lascia il posto ad altre figure.
Margherita Spagnuolo Lobb

IL SÉ COME CONTATTO

Quando un essere umano si coinvolge nell’atto del contattare l’ambiente, quel momento include tutte le sue capacità e modi di essere nel mondo. In quel momento non c’è soltanto il sé individuale ma molto di più: il sé che è impegnato nel fare contatto è un sé-in-contatto spontaneo e olistico. Tutto ciò che noi conosciamo dalle teorie psicologiche individualistiche, sia psicodinamiche, cognitive o comportamentistiche (e perfino dalla psicologia della Gestalt) può diventare una conoscenza di base del terapeuta sul sé-in-contatto, che è in movimento. Le neuroscienze, l’epigenetica, lo sviluppo delle relazioni primarie, tutte le scienze che studiano come le strutture si integrano nel processo di cambiamento (cfr. Yontef, 1993; Wheeler, 2000) sono per noi un’importante conoscenza di base. Poi facciamo sì che una figura emerga da questa conoscenza di base, per applicare ciò che conosciamo del paziente e ciò che conosciamo di noi stessi e della situazione attuale alla “tensione” terapeutica del momento,
sostenendo l’intenzionalità di contatto del paziente, il now-for-next della situazione (Spagnuolo Lobb, 2013d). Questa è la nostra arte!
 
Margherita Spagnuolo Lobb

IL RACCONTO TERAPEUTICO AL CONFINE DI CONTATTO

Il concetto di narrazione in psicoterapia è passato attraverso varie fasi, parallelamente all’evoluzione dei trend culturali: dall’analisi del racconto del paziente finalizzata alla ricerca del materiale inconscio, all’uso del racconto come strumento terapeutico, all’attuale concetto del racconto come chiave ermeneutica del processo terapeutico.
La narrazione del paziente al terapeuta è per noi gestaltici (quindi terapeuti fenomenologico – relazionali) un atto creativo tramite cui il paziente tenta di superare, nel contatto con il terapeuta, schemi relazionali insoddisfacenti appresi in relazioni precedenti.
Il significato narrativo che interessa il terapeuta gestaltico è quello che si sviluppa al confine di contatto tra terapeuta e paziente, è un atto creativo e attivo, co-realizzato dalla persona-terapeuta e dalla persona-paziente. Il racconto dunque crea la relazione, non è né uno dei possibili racconti della relazione, né l’epifenomeno della relazione: è superficie e profondità insieme.
 
Margherita Spagnuolo Lobb

 

L’ESPERIENZA FISIOLOGICA DELL’AD-GREDERE

L’esperienza fisiologica dell’ad-gredere, che sostiene l’esperienza organismica più generale dell’andare verso l’altro, necessita dell’ossigeno, ossia di essere bilanciata e sostenuta dall’espirazione, momento di fiducia verso l’ambiente in cui l’organismo lascia andare la propria tensione e il controllo, per poi riprendere fiato (e ossigeno) in modo spontaneo ed autoregolato. La pausa del controllo, il lasciarsi andare all’altro o all’ambiente, è la battuta fondamentale affinché il ritmo controllo/affidarsi possa svolgersi spontaneamente e si possa raggiungere l’altro bilanciando presenza attiva e contenitiva, creatività e adattamento, assimilando la novità costitutiva del contattare l’altro.
Margherita Spagnuolo Lobb

ESSERE RICONOSCIUTI DALL’ALTRO SIGNIFICATIVO

Il setting di coppia è per me intrigante, più di qualsiasi altro lavoro psicoterapico, forse perché le dinamiche di coppia richiamano il rapporto con il doppio, con l’uguaglianza e la diversità, con l’altro che è la realtà più sconvolgente dell’esperienza umana.
Il dramma della coppia rivisita il dramma dell’essere riconosciuto dall’altro significativo, esperienza che è alla base di ogni senso di identità e di gioia della vita.
 

Margherita Spagnuolo Lobb