Da: “ESSERE NEL TEMPO”
del 16-10-2014
Rubrica quindicinale
a cura di Margherita Spagnuolo Lobb
L’esperienza del corpo come movimento verso l’altro
Molti mali del nostro tempo sono riconducibili alla perdita del nostro essere corporeo, ad una sorta di rifugio nella mente, nella virtualità delle relazioni, che ci mantiene lontani dalla realtà primaria del nostro sé, che è il vissuto corporeo […].
Il concetto di unitarietà tra corpo e psiche è ampiamente condiviso sin dai tempi più antichi. Tra i greci, per esempio, non esistevano parole per indicare una realtà psichica differenziata da quella corporea: il dolore, la gioia, le ansie, la paura, l’ira, la pazzia ecc. erano considerati come forze dotate della stessa fisicità di una lancia che colpisce gli organi senzienti. E oggi Damasio, uno dei neuroscienziati contemporanei più influenti, afferma che i sentimenti sono una percezione del corpo reale modificato dall’emozione, ponendo il corpo al centro dell’esperienza e superando la dicotomia cartesiana tra res cogitans e res extensa. La scienza occidentale, basandosi sulle dicotomie e sulla parcellizzazione della conoscenza, ha rotto, cartesianamente, questa unità corpo/mente, creando non pochi problemi (vedi Galimberti, 1999).
Ma c’è di più: quando ci sentiamo riconosciuti e contenuti nell’esperienza corporea (sentimenti, sensazioni, rilassamento o rigidità, ecc.) sappiamo chi siamo e dove vogliamo andare nel mondo. Più impariamo ad ascoltare il corpo e a stare con l’altro nella pienezza dei nostri sensi, più saremo in grado di percepire la novità portata dall’altro, e saremo capaci di crescere. Il corpo non è un “contenitore” di emozioni e conflitti, ma il mezzo che ci consente di essere in relazione con l’altro.
Quando ci manca la base sensoriale del nostro corpo, i significati che creiamo e le azioni che intraprendiamo sono scollegati dal nostro esser-ci e l’esperienza corporea può prendere la forma di disturbi d’ansia (inclusi gli attacchi di panico e il disturbo post traumatico da stress) o di desensibilizzazioni (fino alle forme più gravi dissociative).
Tutto il mondo della psicoterapia (e in particolare la psicoterapia della Gestalt) si confronta oggi con questa necessità di riportare le relazioni alla concretezza dei vissuti corporei. Pensate all’importanza di questo aspetto nella relazione dei genitori o degli insegnanti con i bambini. Le nostre relazioni sociali hanno un grande bisogno di psicoterapia. Ma a volte le persone hanno paura di capire di più se stessi, come se questo portasse ad alterare il proprio equilibrio. Il coraggio e la curiosità di conoscersi rappresentano il primo necessario passo verso la civiltà.