Le scienze umane aiutano a recuperare la spontaneità di tendere verso il mondo e l’altro. La fiducia nell’altro e nella possibilità di essere efficaci con lui nasce dalla determinazione, tipica dell’essere umano, a trasformare il dolore in bellezza; è un atteggiamento attivo, trasformativo, non una passiva acquisizione di dogmi (o di lauree). Per aiutare l’altro occorre trascendere se stessi: mettere le proprie esigenze e progetti nello sfondo per occuparsi di quella meravigliosa “parentesi” che è il non sé, e gettarsi nel mondo con il proprio canto, la propria danza, facendo ad esso dono di sé.
E nel canto dell’altro c’è sia il dolore che il desiderio di superarlo, c’è una modalità armonica, una gestalt vibrante e comunicativa.
Perché tutto il dolore delle persone di cui ci prendiamo cura non sia invano, impariamo a conoscere noi stessi così pienamente da poterci trascendere per aprirci alla bellezza del loro dolore, a ricostruire la trama della loro vita, il senso di sé che deriva dal riconoscersi con un corpo sensibile come cittadino di un luogo.
Margherita Spagnuolo Lobb
(Tratto da: “Cammino”, 25 giugno 2015)
Pubblicazioni
I Quaderni raccontano: L’esperienza depressiva in adolescenza
Il sé, durante l’adolescenza, attraversa una fisiologica riorganizzazione, con importanti modificazioni della funzione es (trasformazioni corporee, percezione e riconoscimento di nuove sensazioni, emergere di nuovi bisogni ancora in via di definizione) e della funzione personalità (nuova definizione di sé e assimilazione dei cambiamenti connessi con il diventare adulti) (Perls et al., 1971).
Si rendono necessari nuovi adattamenti creativi relativi all’esperienza corporea, sfondo sempre presente nel processo di contatto, base sicura su cui poggiano sia il sentimento di esistere e di avere una identità (la pienezza del sentirsi un “io”), che il farsi azione di questa identità attraverso i gesti, le posture, le azioni che portano all’altro (Mione e Conte, 2012).
I Quaderni raccontano: le crescite difficili
Quando questa costellazione gerarchica è presente fin dall’età precoce, si crea una condizione di estrema gravità perché il bambino incorpora il messaggio di non esistenza, di non considerazione e di non valore che ripetutamente riceve.
In questo modo il bambino non viene privato della sua autonomia ma derubato della possibilità di vivere una dipendenza sana, matrice della fiducia; viene privato dell’essere visto e rispecchiato dall’altro, esperienza che è il fondamento del senso di esistenza. Viene privato dell’essere interpretato dall’altro e dell’essere capito, che è la condizione per la validazione del pensiero proprio; viene privato del senso di essere amabile e interessante per il prossimo, che è il fondamento dell’autostima. Viene privato infine, della gioia dell’appartenenza che vuol dire essere di qualcuno che ti vuole, essere nella mente dell’altro.
Lo sviluppo traumatico annienta il potenziale creativo, inchioda il bambino ad assumere una identità negativa e a svolgere un compito funzionale all’equilibrio di altri. Da questo punto di vista, l’ambiente familiare opera come un dispositivo – nel senso utilizzato da Foucault (1977) – cioè come un insieme di strategie manipolative che designano le forme esperienziali percorribili e il campo simbolico dei significati condivisi vincolante per le persone. Definisce l’identità di ognuno, determina chi sono io, chi è l’altro, attraverso ingiunzioni esplicite o non dette, fortemente manipolatorie, che collocano il bambino in una posizione non evolutiva, bloccata, senza scelta, confusiva e al limite della sostenibilità.
Tutto ciò si realizza attraverso procedure di alterazione o cancellazione della realtà che impongono al piccolo la mortificazione dei sensi, del pensiero e dell’azione: determinano che cosa lui debba sentire, che cosa desiderare, che cosa pensare, che cosa vedere, che cosa dire, cosa ricordare, che cosa capire di quello che sta succedendo.
Tratto da: “Crescite difficili. La Gestalt incontra il trauma”, Anna Fabbrini, in Quaderni di Gestalt XXVII, 2014/2.
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I Quaderni raccontano: Gianni Francesetti "i campi psicopatologici"
Una prospettiva gestaltica sulla psicopatologia non può che fondarsi su una epistemologia di campo (Francesetti, Gecele, 2009; 2010; Spagnuolo Lobb, 2011; Francesetti, Gecele, Roubal, 2013). Il concetto di campo consente di comprendere i fenomeni esperienziali come emergenti da una dimensione non riducibile all’individuale, né alla semplice somma degli individui in gioco. Ogni situazione relazionale attualizza infatti un campo originale: il vissuto soggettivo non è il prodotto di una mente o di un individuo isolato, ma un fenomeno emergente del campo attuale.
[…] In un certo campo una certa esperienza emerge e non un’altra: l’esperienza è dunque un fenomeno emergente dal campo attuale, il quale è unico, effimero, co-creato, situato, corporeo, dinamico (cioè in movimento). È unico in quanto è funzione della situazione attuale, che è per sua natura irripetibile; effimero in quanto cambia col cambiare di qualsiasi elemento nel campo; co-creato in quanto espressione di ogni storia e intenzionalità presente; situato, in quanto esistente solo qui e ora, generando un tempo e uno spazio che si estendono fin dove la sua presenza produce una differenza esperienziale; corporeo in quanto sempre incarnato, circolarmente percepito e generato dalla corporeità vissuta; in movimento in quanto tende ad una evoluzione seguendo le intenzionalità di contatto in gioco.
È una concezione sistemica (ogni elemento influenza ed è influenzato dagli altri), gestaltica (i fenomeni emergenti non sono riducibili alla somma delle parti), contestuale (la concreta situazione attuale sostiene l’emergere di un dato campo di esperienza), olistica (ogni fenomeno esperienziale è corporeo).
Tratto da: “Dalla sintomatologia individuale ai campi psicopatologici. Verso una prospettiva di campo sulla sofferenza clinica”, Gianni Francesetti, in Quaderni di Gestalt XXVII, 2014/2.
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CULTURE DIFFERENTI… ESPERIENZE COMUNI:
l’Istituto di Gestalt HCC Italy dall’Italia alla Russia
Le numerose esperienze di insegnamento presso l’Istituto di Gestalt di Mosca del direttore dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb, hanno condotto, oltre che ad un reciproco e proficuo scambio umano e culturale, ad importanti riflessioni interculturali.
Seppure sussistano in Russia condizioni sociali e politiche differenti dalle nostre, che in queste ultime settimane stanno venendo alla ribalta con drammaticità, sono visibili effetti simili a quelli che scorgiamo nella nostra realtà sociale, quali imprevedibilità del futuro da parte delle giovani generazioni, percezione problematica dell’appartenenza sociale e desensibilizzazione corporea.
Il modello della psicoterapia della Gestalt risponde al disagio dell’attuale società post moderna proponendo, ad ogni latitudine, la possibilità di riconoscersi nel contatto. La relazione “da essere umano ad essere umano”, proposta da Perls e Goodman negli anni ’50, è ancora sfondo solido su cui potersi radicare per affrontare l’interculturale sofferenza di oggi.
Di seguito riportiamo uno stralcio dell’intervista a Margherita Spagnuolo Lobb, rilasciata nel corso del suo ultimo viaggio in Russia nell’aprile 2014 e pubblicata in un periodico russo.
INTERVISTA a MARGHERITA SPAGNUOLO LOBB
Com’è possibile rimanere persone normali quando la società stessa sta diventando folle?Siamo testimoni del fatto che ogni cosa che ci circonda sta tragicamente cambiando. Non c’è più il senso di un ground solido e vi sono pochi elementi di unità. Ciò sta creando l’impressione di una rottura con il mondo precedente. Ne parliamo con Margherita Spagnuolo Lobb, docente di psicoterapia della Gestalt presso vari Istituti di Formazione qui a Mosca e a San Pietroburgo.
Come è possibile destreggiarsi in una società borderline, fare in modo che se stessi, la propria famiglia e i contatti più stretti non siano affetti da una perdita del senso di sé?
Provo a trovare una somiglianza. Non solo in Russia non c’è stabilità. In Italia c’è disoccupazione ed è il motivo per cui molte cose sono cambiate. I giovani devono imparare a vivere senza futuro. Non possono andar via dalle case dove sono cresciuti, è difficile per loro iniziare a vivere con un partner. Il loro senso di identità è sofferente, perché sono membri improduttivi della società.
Viviamo situazioni diverse, ma sia in Russia che in Europa c’è il problema di come sopravvivere rimanendo integri. Penso che dobbiamo tener conto delle caratteristiche dei giovani contemporanei e capire il contesto sociale. I giovani di oggi sono nipoti della società definita narcisistica. […]
Ed oggi le giovani generazioni sono desensibilizzate. Devono fare tatuaggi e piercing per sentire il proprio corpo. E quando una persona è debole o desensibilizzata è veramente difficile trovare la propria strada. Credo che sia molto importante che gli psicologi e gli psicoterapeuti oggi possano supportare la capacità di orientarsi nell’imprevedibilità, provando a fidarsi di ciò che accade nel qui ed ora.
E la liquidità ne è una conseguenza. Prima le persone richiedevano al terapeuta qualcosa per se stessi, oggi invece richiedono valori capaci di farli sentire radicati in ciò che fanno. È importante per loro comprendere cosa accade attorno a sé. È comprensibile in circostanze in cui non sai chi è il tuo nemico e dov’è la verità. I valori etici e relazionali sono importanti per sentirsi radicati in un terreno solido. E una tale domanda da parte di un paziente significa che non sente un ground solido sotto i suoi piedi e sta tentando di trovarlo.
[…] È importante sentire il proprio corpo, per diventare consapevoli della presenza dell’altro nel qui ed ora. E ciò aiuterà a vivere in una situazione di imprevedibilità.
Come possiamo farci sostenere dalle relazioni con coloro che ci circondano quando riteniamo che non sono come noi e la pensano in modo differente?
È davvero interessante! Il filosofo Eraclito diceva che tutto nasce dal fuoco. Il fuoco è l’energia che accompagna il conflitto sano, quello interessato a scoprire nuove verità, attraverso l’incontro con la diversità. C’è qualcosa di nuovo quando le persone difendono la propria posizione e nello stesso tempo sono capaci di accogliere la novità portata dall’altro. Ma solo nel caso in cui le persone in contrasto non lottano per i propri interessi, per annientare l’altro, ma per trovare nuove definizioni di sé.
LA PSICOTERAPIA DELLA GESTALT NELLA PRATICA CLINICA. Dalla psicopatologia all’estetica del contatto
Abbiamo il piacere di comunicarvi l’uscita della versione italiana del testo
GESTALT THERAPY IN CLINICAL PRACTICE From psychopathology to the aesthetics of contact, a cura di: Gianni Francesetti, Michela Gecele e Jan Roubal.
Ve ne regaliamo qualche passo tratto dalla Prefazione all’edizione italiana di Eugenio Borgna, dalla Prefazione all’edizione inglese di Leslie Greenberg e dall’Introduzione a cura di Gianni Francesetti,Michela Gecele e Jan Roubal.
Dalla lettura di questo testo si esce affascinati dalla complessità e dalla vastità delle correnti culturali, che sono confluite nella articolazione psicoterapeutica e dottrinale della terapia della Gestalt che conoscevo nel suo back-ground metodologico ed epistemologico, ma non nella estensione e nella profondità delle sue radici culturali, e nelle sue possibili correlazioni con la fenomenologia che è la premessa alla realizzazione di una psicopatologia aperta a cogliere la dimensione psicologica e umana della sofferenza psichica.
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NUOVA PUBBLICAZIONE: Quaderni di Gestalt n. 2014/1, vol. XXVII: I vissuti sessuali in psicoterapia
Abbiamo il piacere di annunciare l’uscita del numero n. 2014/1, vol. XXVII della rivista Quaderni di Gestalt, dedicato alla sessualità in psicoterapia, e di offrirvi uno stralcio dall’editoriale “Dal potere dell’io al campo fenomenologico”, a cura di Margherita Spagnuolo Lobb e Teresa Borino.
I contributi di questo numero dei Quaderni di Gestalt sono dedicati alla sessualità in psicoterapia, una tematica fondante in ogni percorso psicoterapico.Nonostante la sessualità sia centrale nell’epistemologia gestaltica e sia stata posta al cuore della rivoluzione sociale e politica auspicata dai fondatori, c’è un vuoto paradossale in letteratura e nei programmi di formazione che, a volte, contribuisce a generare nel terapeuta il vissuto di essere impreparato, in bilico tra etica e spontaneità, nel gestire la relazione quando in seduta emergono vissuti sessuali ed emozioni intime.
ATTO CREATIVO ED ESPERIENZA UMANA in psicoterapia della GESTALT
“Nell’ambito dell’arte, così come della psicoterapia, l’obiettivo è portare in primo piano qualcosa di nuovo, in modo che dalla trasformazione o dalla riorganizzazione dei vecchi elementi una nuova configurazione possa emergere. “La parola ‘informazione’, ci ricorda Arnheim, “presa letteralmente, significa dare forma, e la forma ha bisogno di struttura” (citato in Miller, 1980, p.88). La tendenza insita nella natura umana a formare e trasformare le proprie esperienze nel mondo in modo che sia possibile elaborarle e integrarle, appartiene tanto al mondo dell’arte, quanto a quello della pratica psicoterapeutica. Attraverso l’atto di creare qualcosa di unico e significativo diamo forma all’esperienza umana”.
Nancy Amendt-Lyon (2007) “La concezione gestaltica della terapia
e il processo creativo”.
In: Il permesso di creare. L’arte della psicoterapia della Gestalt, a cura di M. Spagnuolo Lobb, N. Amendt Lyon, , Milano: Franco Angeli, p.33.
Per richiedere il libro scrivi a info@gestalt.it
LA CREATIVITÁ in PSICOTERAPIA DELLA GESTALT
La psicoterapia della Gestalt ha qualcosa di unico da offrire e questa unicità deriva proprio dal permesso di creare di cui godiamo nel nostro lavoro terapeutico, e che discende direttamente dalla nostra teoria. Il concetto di creatività è parte integrante della nostra antropologia, secondo cui l’essere creativi rientra nella normalità della natura umana. La creatività caratterizza l’adattamento spontaneo dell’individuo al proprio ambiente.
La creatività, considerata tradizionalmente come uno speciale talento di personalità fuori dal comune, è per la terapia della Gestalt, una qualità dell’adattamento spontaneo nei processi interpersonali, oltre che un ingrediente fondamentale per una vita sociale sana.
Il now-for-next…Dalla Russia alla Spagna
A breve distanza dall’insegnamento in Russia al Moscow Gestalt Institute, Margherita Spagnuolo Lobb propone il modello teorico-clinico e didattico dell’Istituto HCC Italy al Centro de Terapia Gestalt diretto da Carmen Vazquez Bandin di Madrid e Granada.
Interessante notare come due paesi diversi e, per certi versi, lontani non solo geograficamente ma in storia, cultura, politica, lingua e tradizione abbiamo accolto con entusiasmo il modello.
Per noi è conferma di un approccio che reca in sé la possibilità di essere applicato in maniera duttile e creativa a contesti diversi con un profondo rispetto per la diversità di cui ogni esser-ci con è foriero.
Coerente alla dimensione estetica e fenomenologica dell’esperienza il modello non definisce un apriori della relazione ma apre alla possibilità di percepire e sentire la novità di ogni incontro e di ogni qui-ed-ora.
Il seminario si è svolto a Madrid dal 16 al 18 maggio e ha avuto come tema il setting psicoterapico come campo fenomenologico. Come da tradizione del nostro Istituto, la didattica proposta da Margherita ha visto un’alternanza di momenti teorici e pratico-esperenziali con lavori personali e sul processo di gruppo.
Ringraziamo Margherita per la tensione e la cura costante al sostegno di una rete internazionale che permette al nostro Istituto di crescere non solo nello scontato della sicurezza di radici solide ma anche nell’ampio respiro donato dal dialogo con voci diverse.
Nel 2013 è stata pubblicata l’edizione in lingua spagnola del libro Il Now for next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna che è tra i testi di riferimento per i colleghi e gli allievi spagnoli del Centro de Terapia Gestalt.
Informazioni : info@gestalt.it