In contatto con la Gestalt. Seminari presso le sedi di Catania e Milano

Seminari in contatto

Sede di Catania

 
 
26 marzo 2013 
“Fenomenologia della relazione”. La psicoterapia della Gestalt: istruzioni per l’uso Dott.ssa M. Spagnuolo Lobb – Direttore Istituto
17 aprile 2013 
L’identità di genere e orientamento affettivo sessuale Dott. S. Libranti – Didatta Istituto
30 maggio 2013 
Le radici e le ali: movimenti creativi della crescita. La psicoterappia della Gestalt e gli adolescenti Dott.ssa G. Busso – Psicoterapeuta della Gestalt, Dott.ssa A. Tavera– Psicoterapeute della Gestalt
18 giugno 2013 
Comunità e cura: linee guida per un approccio gestaltico al lavoro nelle comunità per minori Dott.ssa B. Buonomo – Didatta Istituto, Dott. S. Messina – Didatta Istituto
23 settembre 2013 
Lo psicologo in tribunale. La psicoterapia della Gestalt e il lavoro con i figli contesi Dott.ssa J.Baldacchino – Didatta Istituto, Dott.ssa S. Mignosa – Psicoterapeuta della Gestalt
10 ottobre 2013 
“No drugs, no future”? Ermeneutica dell’addiction in Psicoterapia della Gestalt Dott. G. Pintus – Didatta Istituto
13 novembre 2013 
I distacchi, gli addii, le perdite. Sostenere la capacità di separarsi per lasciar andare l’impossibile Dott. G. Armenia – Didatta Istituto Dott.ssa, M. Fazio – Psicoterapeuta della Gestalt
29 novembre 2013 
Le direzioni dell’invisibile. Il gruppo di psicoterapia ad orientamento gestaltico Dott.M. Cannavò – Didatta Istituto, Dott. G. Mirone – Didatta Istituto
12 dicembre 2013
Neuroscienze e psicoterapia della Gestalt: nuove applicazioni della psicoterapia Dott.ssa M. Spagnuolo Lobb – Direttore Istituto
 

Seminari in contatto

sede di Milano

 
 
 
1 febbraio 2013 
E-mozione: la noia Gianni Francesetti intervistato da Roberta La Rosa
1 marzo 2013 
E-mozione: la vergogna Pietro Cavaleri intervistato da Alessia Tedesco
19 aprile 2013 
E-mozione: la passione Margherita Spagnuolo Lobb intervistata da Stefania Benini
17 maggio 2013 
Dentro, fuori, tra: il luogo delle emozioni Alessia Repossi e Silvia Tosi
Per info e iscrizioni clicca qui

Seminario "In contatto… con la Gestalt": la vergogna – Milano 1 marzo 2013

Venerdì 1 marzo si è svolto presso la sede di Milano il secondo incontro del ciclo “In contatto con la Gestalt”.
Tema delle serate di quest’anno sono le E-MOZIONI che accadono in un campo sempre in movimento, come quello della relazione; il gruppo di lavoro milanese si è dunque interrogato sulle emozioni della noia, della vergogna, della passione, con uno sguardo finale al luogo delle emozioni.
Nell’incontro del primo marzo Alessia Tedesco ha intervistato Piero Cavaleri sul tema della “vergogna”.
La “vergogna” si profila come un’emozione complessa, già a partire dall’etimologia: “timore” secondo la radice latina, “nascondimento” secondo la radice indoeuropea. Molti gli autori che hanno trattato tale emozione nel tempo, guardandola da diversi punti di vista: poeti, filosofi, psicologi.
Ecco uno stralcio del dialogo:
“Che cosa pensi della vergogna come emozione?” – “Esistono almeno due registri tramite cui poter guardare alla vergogna: il registro esistenziale e il registro psicologico”.
All’interno del filone di pensiero filosofico, Jean Paul Sartre ne parla come di un’emozione “riflessiva”, per cui l’Io, il Per Sé, si vergogna di sé stesso; partendo da qui, poi, il filosofo continua definendola un’emozione “relazionale” dal momento che il Per Sé si vergogna di fronte a qualcun altro che lo giudica. “Ci sembra interessante guardare alla vergogna come a un’emozione che fa parte della relazione: cosa pensi a riguardo?” -“Il soggetto, vergognandosi di fronte a un altro, si pone esso stesso in posizione di oggetto: si oggettifica poiché si vergogna e si vergogna poiché ha derogato all’insieme di regole sociali condivise che sono alla base delle relazioni proprie dell’essere umano evoluto… è come se il soggetto fosse venuto meno ad un accordo tra uomini evoluti. Da un punto di vista evoluzionistico, infatti, noi ci siamo evoluti differenziandoci dal mondo animale, di cui pure facciamo parte, e questa umanità trova il suo fondamento nell’appartenenza  ad un campo relazionale. Ogni volta che sentiamo di tradire lo sfondo condiviso di regole scatta la vergogna: come uno strappo alla nostra umanità che lascia intravvedere agli occhi degli altri una sorta di animalità. E’ una cosa con cui dobbiamo fare i conti anche quando lo “strappo” è motivato magari da una battaglia per dei cambiamenti che riteniamo giusti (come i diritti per le donne per esempio)”.
È questa una visione evoluzionistica del tutto innovativa, una sorta di rivoluzione copernicana nel modo di intendere la vergogna come una componente inevitabile della nostra condizione umana che, al di là dei suoi risvolti patologici, ha una sua funzione per la specie.
“La vergogna può essere vista come un’emozione negativa, nascente da un desiderio che non viene accolto dall’altro (cfr., per la letteratura gestaltica, J.M. Robine e R. Lee); qual è la tua opinione?” – “Credo che questo modo di intendere la vergogna appartenga a un altro registro, quello psicologico”. …”I due registri, esistenziale e psicologico, non si escludono bensì si completano a vicenda e rendono questa emozione davvero complessa da osservare”.
“Dove inserisci le altre emozioni, diverse seppur vicine alla vergogna, dell’imbarazzo, del pudore, del senso di colpa?” – “Penso facciano parte del registro psicologico, dunque sono da intendersi come sfumature diverse di diversi stati d’animo; Direi che l’imbarazzo è un comportamento, la manifestazione esteriore con cui esprimo la vergogna. Per quanto riguarda il pudore, sembra che ci siano dei centri nervosi collegati al pudore, e questo sarebbe in linea con una visione evoluzionistica della vergogna.
Clinicamente parlando invece, è importante sostenere il paziente nello stare con la debolezza e la vergogna, senza rifugiarsi nella negazione narcisitica o nel controllo nevrotico, ma giocandosela in maniera creativa – e qui penso in particolare a Otto Rank – come spinta a  trovare un adattamento nuovo e più funzionale nel campo”.
Un ringraziamento davvero grande a Piero per essere stato così disponibile a dialogare con noi su un tema davvero poco semplice.

 

Braccia forti nella solitudine

È necessario fornire ai giovani braccia forti che possano contenere e fare rilassare lo stress terribile che avvertono dovendo vivere senza l’altro accudente, in una solitudine angosciante in cui tutto è richiesta di performance, braccia che possano farli riposare e concentrare sulle emozioni, sulla direzionalità dell’eccitazione che avvertono, affinché possano finalmente individuare “chi sono io e cosa voglio da te”.

Margherita Spagnuolo Lobb

Le emozioni di un nuovo gruppo

Un nuovo gruppo di allievi, l’inizio di un nuovo percorso didattico, ed ecco il rinnovarsi di un’emozione difficile da descrivere. Negli occhi di chi mi sta attorno vedo l’ansia e la forza, la paura di essere inadeguati e la voglia di esserlo, e nei loro corpi sento il vibrare di una speranza che ancora oggi è la mia. Li guardo, dentro di me sorrido del loro sentirsi reciprocamente estranei e circospetti ma in fondo fiduciosi e disarmati. E li immagino in un futuro non lontano, quando ricorderanno questo momento con tenerezza e ironia, una volta sperimentata la magia del contatto pieno attraverso il susseguirsi di silenzi, scoperte, baruffe, lacrime, risate, tanta rabbia e incredibili consapevolezze. Sento forte la responsabilità e il privilegio di contribuire a trasmettere un mestiere tanto meraviglioso quanto doloroso. Mi immergo nell’esperienza del nostro incontro, e mi sento me stesso.

 Giuseppe Sampognaro


La relazione incarnata

La scoperta che le intenzioni e gli stati emotivi dell’altro sono direttamente compresi, perché condivisi a livello neurale attraverso un sistema di neuroni specchio, conferma un concetto teorico cardine nella psicoterapia della Gestalt, ovvero l’esistenza di una comprensione dell’altro che non è eminentemente cognitiva, ma incarnata, che avviene al “confine di contatto”, luogo sensoriale ed esperenziale in cui “accade” il qui ed ora della relazione. Nella prospettiva gestaltica ogni relazione con l’altro costituisce sempre una esperienza “incarnata”, intensamente vissuta sul piano “estetico”, incessantemente mediata e attivata dai canali percettivi e dagli organi di senso.

Margherita Spagnuolo Lobb 

Dal dolore alla creatività

Nutro un profondo riconoscimento per lo splendido contributo che ogni psicoterapeuta dà alla civiltà, per il modo – del tutto personale e sempre rispettoso – in cui egli necessariamente integra il dolore della propria vita con quello della vita dei pazienti, per la creatività con cui continua ad amare il genere umano e a “desiderare il desiderio che ciascuno ha dell’altro”.
Margherita Spagnuolo Lobb

Un testo dove incontrarsi

Un pensiero pregnante in Margherita Spagnuolo Lobb, che le permette di dar vita a un testo dove incontrare il lettore lungo un’esposizione consapevolmente soggettiva, ma esente da soluzioni definitive e dall’esigenza di saturare il discorso, operazione che ritengo frutto di un esserci dell’Autrice vivificato da profonda sensibilità umana e autorevole maturità professionale.
Così, accogliendo il clima interlocutorio con cui il testo è intessuto, mi piace concludere rischiando l’ipotesi di un dialogo immaginario tra Spagnuolo Lobb e Mitchell, dove quest’ultimo potrebbe affermare: “I residui del passato non liquidano il presente, ma forniscono progetti per negoziare il presente” (Mitchell, 1988, p. 138) e immagino che Spagnuolo Lobb, forse, continuerebbe dicendo: “Ed è nostro compito di terapeuti, la nostra arte, quella di nutrire l’emergere della novità per sostenere ciò che non è stato sostenuto, ossia il compiersi dell’intenzionalità di contatto: sostenere il now-for-next del paziente”.

Paola Brizzolara

La bellezza nelle organizzazioni

Qualsiasi struttura organizzativa non può prescindere dalla realtà degli individui che la compongono e dal bisogno che essi avvertono di riconoscersi e di sentirsi riconosciuti nel gruppo in cui lavorano.
Il linguaggio gestaltico essendo centrato sul sostegno alle risorse più che sull’analisi delle dinamiche gruppali, sulla “bellezza”già insita negli sforzi organizzativi più che sulle cause del malessere, risulta ego-sintonico con la mentalità aziendale. La psicoterapia della Gestalt vede le emozioni come un supporto necessario per la creatività di ciascuno e per il desiderio di dare il meglio di sé all’azienda a cui ci si sente appartenenti.

Margherita Spagnuolo Lobb
Direttore Scuola di Specializzazione  in Psicoterapia
Istituto di Gestalt HCC Italy

La necessaria tribolazione

Potremmo esprimere l’antropologia sociale gestaltica con la metafora del coro greco, in cui ogni individuo partecipa con la propria voce, il proprio ritmo e il proprio contenuto alla comunità sociale rendendola un luogo in cui tutti possono ritrovarsi e al contempo dare il proprio originale contributo.
Questo può avvenire solo se l’individuo esperisce l’essere nel gruppo con i sensi aperti, e nell’armonia delle funzioni del sé, cioè trovandosi ad operare secondo i principi di integrazione e di consapevolezza gestaltici, che spiegano l’autoregolazione. Non esiste nell’approccio gestaltico una scissione tra la realizzazione di sé e la realizzazione sociale. Non è l’affermazione di un’utopia idilliaca, bensì di una necessaria tribolazione tra la presenza propria e dell’altro, con un adattamento reciproco mai prevedibile.

Margherita Spagnuolo Lobb

L'autonomia appartenente

L’appartenenza ad un gruppo di formazione e ad una Scuola consente la solidità percepita del sé e al contempo la tolleranza verso la diversità. La formazione in psicoterapia deve garantire l’apertura individuata e creativa alla società.
L’autonomia appartenente è il termine che mi sembra più adatto per descrivere sia il senso delle radici solide che, allo stesso tempo, il permesso di creare forme nuove capaci di risolvere problemi concreti della società.

Margherita Spagnuolo Lobb