I Quaderni di Gestalt si raccontano: 2013-2
Questo numero dei Quaderni di Gestalt è dedicato ad un grande maestro e amico scomparso nel novembre 2012, Daniel Stern. Con lui l’Istituto di Gestalt HCC ha intessuto nove anni di dialogo fecondo, grazie alle sue docenze presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, alla sua disponibilità al confronto, all’apertura verso linguaggi diversi. La sua vicinanza ci ha spronati a crescere e a trovare modi sempre più fenomenologici di descrivere ciò che facciamo.
Al di là del dialogo con gli psicoterapeuti della Gestalt, Stern ha rappresentato, per il mondo della psicologia evolutiva e della psicoterapia in genere, la nascita di qualcosa che fa una differenza nella storia: uno sguardo che integra molte delle prospettive emerse negli ultimi decenni in una Gestalt armonica, una proposta teorica destinata a generare significativi sviluppi in diversi ambiti, non solo nella psicoterapia e nella psicologia ma anche nell’arte e negli approcci che hanno a che fare con il movimento corporeo.
Per quanto ci riguarda, le ricerche e gli studi di Daniel Stern hanno consentito al nostro Istituto di riformulare concetti fondamentali della teoria della psicoterapia della Gestalt, e di sviluppare aspetti teorici e clinici importanti, come la prospettiva evolutiva e la co-creazione dell’incontro terapeutico.
Nel pensare questo numero a lui dedicato, da uno sfondo di gratitudine e di affetto, ci siamo chiesti quali domande animerebbero ancora il nostro dialogo con lui. Per esempio, considerando il tentativo di Stern di applicare i risultati della infant research alla terapia degli adulti, come possiamo definire il suo specifico contributo alla psicoterapia odierna?
Stern considera l’esperienza del “momento presente” come il cuore del processo terapeutico e focalizza la sua attenzione sugli aspetti fenomenologici ed estetici della relazione terapeutica. In quale epistemologia possiamo collocare questo contributo alla psicoanalisi certamente innovativo?
Se i now moment sono imprevedibili, e se ciò che il terapeuta fa quando questi momenti cruciali si presentano dipende dalla sua capacità di stare nella relazione, da ciò che lui “è” piuttosto che da ciò che “sa”, quali risvolti immaginiamo per l’insegnamento della psicoterapia?
Secondo i fondatori della psicoterapia della Gestalt, quando l’individuo vive l’esperienza in maniera piena e spontanea, sperimenta, proprio da questa totalità percepita dell’incontro con l’altro, la nascita del sé, i confini della propria individualità. Stern contesta l’esistenza di una prima fase autistica nello sviluppo psicologico del bambino, che già alla nascita, a suo avviso, è capace di entrare in relazione con la madre. Possiamo affermare, allora, che lo sviluppo psicologico non consiste nel riuscire a separarsi e individuarsi, bensì nel diventare sempre più capaci di relazionarsi, o, in altri termini, nel diventare sempre più capaci di sperimentarsi come un sé nell’incontro co-creato?
Queste domande emergono dalle idee, ricche di futuro, che Daniel Stern ci ha donato, ma anche dagli scambi con colleghi con cui ci ha messo in contatto, e con cui è possibile svilupparle. Questo numero è stato costruito attraverso il ricordo di suoi amici italiani, e la testimonianza di terapeuti della Gestalt che lo hanno conosciuto personalmente. Nei loro contributi è possibile rintracciare alcune delle risposte alle domande da noi formulate.
Apre il numero una breve ma significativa testimonianza della moglie, Nadia Bruschweiler Stern, le cui parole, pronunciate alla fine del convegno organizzato a Roma dal professor Massimo Ammaniti, danno la cornice di senso a tutto ciò che si può dire o scrivere su Stern.
Nella sezione Dialoghi, abbiamo il piacere di ospitare le testimonianze di quattro suoi colleghi italiani, che gli sono stati particolarmente vicini: Massimo Ammaniti, Nino Dazzi, Graziella Fava Vizziello e Vittorio Gallese. Sollecitati dalle mie domande, raccontano come hanno conosciuto Stern e l’influsso che egli ha avuto sul loro pensiero e sul loro impegno professionale.
Chiude la sezione il contributo di Angela Maria Di Vita sulla clinica del materno. L’autrice, per anni garante della nostra Scuola, nel 2006 ha promosso il conferimento al professor Stern della laurea ad honorem in Psicologia clinica dello sviluppo, presso l’ateneo palermitano. Anche se non pubblicato in forma editoriale di dialogo, questo contributo testimonia uno degli scambi scientifici che l’Istituto ha instaurato con docenti accademici in occasione delle visite di Stern presso il nostro Istituto.
Nella stessa sezione, un mio articolo sul contributo di Daniel Stern alla psicoterapia della Gestalt sviluppa i punti di incontro e le differenze tra il pensiero dello psicoanalista intersoggettivo e l’epistemologia gestaltica, così come li ho intesi negli anni dei nostri incontri, densi di sviluppi sia nelle sue teorie che nel nostro Istituto.
Daniel Stern ci ha lasciato un’eredità immensa da condividere e sviluppare tra tutti noi innamorati della vitalità umana.
È anche grazie a lui che ci ritroviamo fratelli tra psicoterapeuti di approcci diversi: sia nei convegni che nella letteratura, in molti, pur appartenendo a epistemologie diverse, ci riferiamo agli stessi passaggi teorici di Stern, condividendoli profondamente, come una conferma a ciò in cui crediamo e alla possibilità di dialogare.
Il suo linguaggio ci ha uniti. E sapere questo sicuramente gli avrebbe fatto piacere. Inoltre, il suo sorriso e la sua curiosità intellettiva sono stati un connubio di amore e novità che resterà per sempre nella nostra anima.
Margherita Spagnuolo Lobb
Quaderni di Gestalt, Volume XXVI, 2013-2, Il pensiero di Daniel Stern e la psicoterapia della Gestalt
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli, pag. 5