In inglese Introjection
Dal latino intro-iectum, composto da intro=dentro e iectum, participio passato del verbo iacĕre=gettare.
“[Quando] il sé compie un’introiezione opera uno spostamento della propria pulsione potenziale o del proprio appetito con quello di qualcun altro.
Normalmente questo è il nostro atteggiamento nei confronti di tutta la vasta gamma di cose e di persone di cui siamo consapevoli […]: le convenzioni del linguaggio, l’abbigliamento, il piano di una città, le istituzioni. La situazione nevrotica è quella in cui la convenzione è coercitiva e incompatibile con un’eccitazione vivace, e in cui per evitare l’offesa della non appartenenza, viene inibito il desiderio stesso; e quindi l’ambiente odioso viene allo stesso tempo annientato ed accettato inghiottendolo per intero e cancellandolo” (Perls, Hefferline e Goodman, 1997, p. 257).
“L’introiezione significa preservare la struttura delle cose assorbite, mentre l’organismo esige la loro distruzione” (Perls, 1995, p. 139). “L’assorbimento del mondo mostra tre fasi differenti: l’introiezione totale, l’introiezione parziale e l’assimilazione, corrispondenti alle fasi del succhiare, ‘mordere’ e ‘masticare’ (gli stadi pre-dentale, incisivo e molare). […] Per chi appartiene al gruppo pre-dentale, – che si comporta ‘come se non avesse denti’ – la persona o il materiale introiettato rimane intatto, isolato come un corpo estraneo nel sistema. […] L’introiezione parziale corrisponde allo stadio del ‘mordicchiare’ e qui sono introiettate solo parti di una personalità (ibidem, pp. 140-141).
“Un introietto consiste in un determinato materiale – un modo d’agire o di sentire, un tipo di valutazione – che avete accolto nel vostro sistema di comportamento, ma che non avete assimilato in modo tale da renderlo una parte genuina del vostro organismo. L’avete accolto sulla base di un’accettazione forzata e di un’identificazione forzata (e quindi falsa)” (Perls, Hefferline e Goodman, 1997, p. 460).
Nella recente prospettiva dello sviluppo polifonico dei domini, teorizzato da Margherita Spagnuolo Lobb, l’“introiettare, una modalità di contatto caratterizzata dall’assimilazione di stimoli ambientali” (Spagnuolo Lobb, 2012, p. 43), è considerata un dominio, “definito in psicoterapia della Gestalt come un’area di processi e competenze per il contatto, che appartiene allo sfondo dell’esperienza, e che è pronto a diventare figura in certi momenti, e ad interagire con altre capacità, o domini. […] si riferisce a competenze chiaramente differenziate, che hanno uno sviluppo proprio durante tutto l’arco della vita, e che interagiscono reciprocamente dando origine all’armonia (potremmo anche dire alla gestalt) della competenza attuale della persona” (ibidem, p. 34).
Nell’introiettare, l’“energia del bambino è focalizzata sul “dare nomi” alle cose e ai pattern relazionali. Questo gli consente di acquisire un senso di potere: dire “pappa” quando ha fame consente al bambino di non dover urlare per farsi capire da chi gli sta intorno; così come evitare la rabbia del papà con un sorriso accattivante consente al bambino di vincere con lui la “partita”. Tutto il suo sé è dedicato ad apprendere dal mondo portando il mondo dentro di sé. Il bambino trae energia e senso di sé lasciando che il mondo lo plasmi. La sua creatività si esprime come curiosità nei confronti del “sapore che ha il mondo quando lo assaggio”. Sviluppando questo dominio, il bambino dà un nome anche a sé stesso e a ciò che fa (“Luca ha fame”, “Luca è un bravo bambino”, ecc.). Questa modalità di contatto si sviluppa per tutta la vita e sta alla base della capacità di apprendere. Il rischio implicito in questo dominio deriva in generale dalla desensibilizzazione che anestetizza il confine di contatto, cosicché il mondo entra nell’organismo senza ricevere in cambio energia: l’organismo è depresso, poiché è incapace di dare un nome a ciò che non sente come proprio” (ibidem, pp. 43-44).
“Per eliminare dalla personalità degli introietti il problema consiste […] nell’acquistare la consapevolezza di ciò che non è veramente nostro, e di assumere un atteggiamento selettivo e critico nei confronti di tutto ciò che viene offerto e, soprattutto, di sviluppare la capacità di ‘addentare’ e ‘masticare’ l’esperienza in modo tale da estrarne il suo contenuto nutritivo e salutare” ((Perls, Hefferline e Goodman, 1997, pp. 461-462).
“L’introiezione è caratterizzata da una costellazione particolare di emozioni e di tendenze comportamentali: l’impazienza e l’avidità; il disgusto e la sua negazione attraverso la perdita del gusto e dell’appetito; la fissazione, con il suo modo disperato di attaccarsi e di aggrapparsi a quel che ha cessato di essere nutritivo” (ibidem, p. 469). “Se si considera il materiale introiettato come parte della faccenda rimasta in sospeso, si può facilmente far risalire la sua genesi a una situazione di eccitazione interrotta. Ogni introietto è il precipitato di un conflitto al quale si è ceduto prima che venisse risolto” (ibidem, p. 474).
“Le ‘fissazioni’ costituiscono un’altra zona molto importante nella costellazione introiettiva […]. [Il nevrotivo] si aggrappa ‘testardamente’, non lascerà perdere il boccone, ma – e questo è il punto decisivo – non può addentarlo. Egli si aggrappa ai rapporti che si sono esauriti e dai quali né lui né il suo partner traggono più alcun profitto. Rimane attaccato alle consuetudini sorpassate, ai ricordi, ai rancori. Non porterà a termine ciò che è ancora incompiuto per tentare una nuova avventura; dove c’è un rischio, riesce a vedere solo le perdite possibili e mai i vantaggi che può averne in cambio (ibidem, p. 475).
“Per evitare l’ansia, ciò che [si] fa è stabilire un contatto attraverso stili di interruzione o resistenza alla spontaneità, come l’introiettare: lo sviluppo dell’eccitazione è interrotto attraverso l’uso di una regola o di una definizione prematura” (Spagnuolo Lobb, 2011, p. 84).
Bibliografia
Perls F. (1995). L’io, la fame e l’aggressività, Milano: Franco Angeli.
Perls F., Hefferline R.F., Goodman P. (1997). Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella personalità umana. Roma: Astrolabio.
Spagnuolo Lobb M. (2011). Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, Milano: Franco Angeli.
Spagnuolo Lobb M. (2012). Lo sviluppo polifonico dei domini. Verso una prospettiva evolutiva della psicoterapia della Gestalt, Quaderni di Gestalt vol. XXV n. 2012/2, Milano: Franco Angeli.