“[…] possiamo definire l’intervento del terapeuta familiare gestaltico come la ricerca dell’interesse e della vitalità nascosti (Polster, 1987) tra le pieghe delle interazioni familiari, al fine di sostenere lo spontaneo evolversi di tale vitalità verso il contatto tra i membri della famiglia, essendo questa l’unica garanzia per l’auto-regolazione del gruppo familiare e dunque per la realizzazione piena del sé dei suoi membri” (Spagnuolo Lobb, 2011, p. 203).
“Per la psicoterapia della Gestalt, la sofferenza delle relazioni familiari dipende sempre dalla mortificazione dell’intenzionalità di contatto dei membri. Il non essere riconosciuti nella tensione al contatto provoca nei membri della famiglia, e in particolare nei bambini, la perdita del senso di sé (il sé è per la psicoterapia della Gestalt il farsi del contatto, il sé si crea nel contatto): non ci si riconosce nella direzionalità del proprio essere. Questa mancanza di riconoscimento della propria vitalità-verso-l’altro porta alla desensibilizzazione del confine di contatto. Se non si è nel contatto con tutto il sé, è impossibile percepire (e assimilare) la diversità dell’altro” (ibidem, p. 186).
“[…] i due sottosistemi familiari (quello genitoriale e quello filiale) si intrecciano con ruoli diversi per elaborare il tema del prendersi cura/affidarsi alla cura, che è lo scopo della famiglia. Nella gestalt globale della famiglia, non sempre i genitori fanno i genitori e i figli fanno i figli; alla fine però ciò che mantiene la sanità, come sostiene Bowen (1980), è la possibilità dei membri di individuarsi, in linguaggio gestaltico di realizzare l’intenzionalità di contatto, quel processo relazionale che permette l’individuazione del sé” (ibidem, p. 187).
“Il disturbo familiare viene letto in genere in termini di ciclo vitale della famiglia, legandolo cioè al passaggio da una fase all’altra della crescita, […] il passaggio da una condizione ad un’altra può accadere non solo per la crescita naturale dei membri della famiglia (che determina la fase evolutiva), ma anche per un fatto traumatico (lutti, incidenti, separazioni, crolli finanziari, ecc.) o un cambiamento importante (un trasferimento, la nascita di un fratellino, l’ingresso del nuovo partner di un genitore, ecc.). Leggere il disagio della famiglia nel contesto dei cambiamenti che vi hanno creato sofferenza è fondamentale. Tuttavia ritengo che, per rispondere in modo mirato alla richiesta di terapia, e rimanere fedeli all’epistemologia fenomenologica ed estetica del qui-e-ora, occorre considerare una variabile processuale e situazionale importante, che è lo strutturarsi della determinazione di andare in terapia” (ibidem, p. 187).
“[…] l’esperienza della richiesta di aiuto ci informa sul sostegno necessario alla famiglia come organismo per uscirne […,] e guida l’intervento gestaltico. L’apertura al terapeuta, implicita in questa scelta, è un importante fattore da prendere in considerazione […]. Il modo in cui entra in contatto con il terapeuta reca in sé la richiesta di sostegno specifico. Il terapeuta gestaltico deve guardare a questo fattore per così dire ‘estetico’, intrinseco alla struttura dell’esperienza familiare stessa, non alla valutazione dello stato maturativo. La terapia familiare gestaltica non è centrata né sul sintomo né sulla fase evolutiva che la famiglia attraversa, ma sull’atto creativo del chiedere aiuto all’ambiente” (ibidem, pp. 188-9).
“[…] se anni fa la psicoterapia della famiglia doveva centrarsi sul sostegno alla separazione da relazioni incastranti, oggi deve centrarsi sul costruire relazioni finora inesistenti” (ibidem, p. 190).
“La sensibilizzazione corporea, il contenimento emozionale e la presenza piena al confine di contatto con l’altro, con le dovute modifiche da apportare nei singoli casi clinici, possono costituire il nuovo paradigma della cura familiare. […] In psicoterapia della Gestalt guardiamo al modo in cui i membri della famiglia già funzionano e sosteniamo le loro intenzionalità di contatto. Il primato dell’esperienza inoltre rende l’intervento familiare gestaltico capace di considerare le emozioni, i valori, le sensazioni corporee, in un’unità esperienziale che tende al contatto con l’altro. Dunque, la psicoterapia della Gestalt ha gli strumenti per guardare alla famiglia dal punto di vista dell’esperienza attuale che essa ci presenta in seduta, di approcciare il disturbo delle relazioni familiari come una mancanza di spontaneità al confine di contatto, e di sostenere ciò che è già lì, l’intenzionalità di contatto tra i membri che si declina in modi individuali più o meno realizzati di rivelarsi gli uni agli altri. In questo senso, l’intervento familiare dà allo psicoterapeuta della Gestalt la possibilità di lavorare in situ su relazioni fondamentali e di sostenere il now-for-next che connota la motivazione con cui la famiglia viene in terapia” (ibidem, pp. 191-192).
“[…] ci sono aspetti epistemologici specifici della psicoterapia della Gestalt da tenere in considerazione, quali il concetto di campo fenomenologico, che è diverso dal concetto di sistema (cfr. Spagnuolo Lobb, 2007d), e l’intenzionalità di contatto, la cifra ermeneutica con cui leggiamo ogni accadimento familiare, che il terapeuta della Gestalt sostiene e riconosce” (ibidem, p. 193).
“Il modello di intervento familiare gestaltico qui presentato comprende quattro passi e rappresenta una mappa da seguire in ogni seduta.
Ecco i passi.
Step 1 – Lo sfondo è l’accoglienza. La figura è il contenimento attraverso le regole. […L’] attività di osservazione e accoglienza della situazione data costituisce lo sfondo dell’esperienza iniziale del setting familiare. La figura è costituita dalle regole del setting che il terapeuta dà più o meno implicitamente […].
Step 2 – Lo sfondo è l’acquisizione del linguaggio della famiglia, la figura è l’evolversi delle intenzionalità di contatto interrotte dei membri […]. Il terapeuta va alla ricerca del fascino che i membri nascondono in quei momenti: il ‘gesto incompiuto’ (Polster, 1987). Quale potrebbe essere il movimento che ogni membro (o anche solo un membro) della famiglia trattiene e che, lasciato libero di svilupparsi, genererebbe un contatto più vivo con gli altri membri della famiglia? La figura di questo passo è la ricerca della forma, non riconosciuta in famiglia, che l’intenzionalità di contatto dei membri potrebbe prendere, è la ricerca di ciò che crea il sintomo, l’ansia, la tensione e di ciò che potrebbe farla evolvere in contatto.
Step 3 – L’evolversi dell’intenzionalità di contatto è lo sfondo, l’esperimento è la figura.
In questa fase la famiglia è invitata a sperimentare una novità, che è in linea con le intenzionalità interrotte. Il terapeuta crea per loro un esperimento che tenga conto del desiderio di contatto retroflesso dal paziente designato (o dai membri più aperti alla sensibilità), nel quale è contenuto il messaggio terapeutico per la famiglia. […] L’esperimento in genere è un cambiamento posturale della famiglia. […] L’esperimento giusto rende il sintomoinutile, o per lo meno allenta la tensione.
Step 4 – La pienezza è lo sfondo, la fiducia nel futuro la figura. Questa fase serve dunque alla famiglia come organismo per entrare nella ‘pausa’ dopo il contatto, a mettere sullo sfondo, per digerirle, le cose apprese, e serve al terapeuta per verificare che la seduta sia andata a buon fine” (Spagnuolo Lobb, 2011, pp. 203-206).
“Un modello familiare gestaltico focalizza la diagnosi sull’esperienza di contattotra i membri, sulla pienezza della loro presenza (o consapevolezza al confine di contatto) e sulla spontaneità o meno con cui si raggiungono. L’intervento clinico sostiene il now-for-nextdei suoi membri, l’intenzionalità di contatto (diversa dall’intenzione) non portata a termine, il gesto incompiuto di ciascun membro, e questo, per effetto dell’autoregolazione, porta all’armonia e alla spontaneità delle relazioni familiari” (ibidem, p.192).
Bibliografia
Bowen M. (1980). Dalla famiglia all’individuo. La differenziazione del sé nel sistema familiare. Roma: Astrolabio.
Polster E. (1987). Every person’s life is worth a novel, New York: W.W. Norton & co. (trad. it. Ogni vita merita un romanzo, Roma: Astrolabio, 1988).
Spagnuolo Lobb M. (2007d). “La relazione terapeutica in psicoterapia della Gestalt”, in: Petrini P., Zucconi A. (a cura di), La relazione terapeutica negli approcci psicoterapici, Roma: Alpes Italia, 527-536.
Spagnuolo Lobb M. (2011). Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, Milano: Franco Angeli.
Resp. di redazione – Silvia Tinaglia