Ieri le nostre parole di augurio del ferragosto esortavano alla spontaneità, alla leggerezza, a cogliere l’eternità di ogni qui ed ora dell’esser-ci con
Mi butto tra le braccia del vento. L’eternità è un battito di ciglia
In una piccola zona lungo la costa del Mediterraneo tra l’Egitto ed Israele, nella striscia di Gaza, le parole del vento di ferragosto parlavano di guerra e di una catastrofica situazione umanitaria che sembra inarrestabile.
Come professionisti che dedicano la loro vita alla cura delle relazioni umane, consideriamo responsabilità etica dedicare la consapevolezza e la riflessione anche al dolore e alla sofferenza in qualsiasi contesto e modo essi si presentino.
Non si può sentirsi responsabili di cose con cui non si ha contatto alcuno. Ciò vale sia per quanto accade in luoghi lontani e di cui forse non si è neanche a conoscenza, sia per quanto riguarda quegli eventi della propria vita di cui non si è consapevoli. Quando invece si stabilisce un contatto con essi e si diventa consapevoli di cosa essi sono e del ruolo che svolgono nel nostro funzionamento, allora se ne diventa responsabili, non nel senso di doverci assumere un peso che prima non portavamo, ma invece nel senso che prendiamo coscienza del fatto che siamo noi stessi a determinare nella maggior parte dei casi se questi eventi debbano o no continuare ad esistere.
Perls F., Hefferline R., Goodman P. (1951)