Si è appena concluso il workshop tenuto dalla Professoressa Donna Orange, ospite dell’Istituto di Gestalt HCC Italy il 19 e 20 Settembre.L’ incontro si inserisce nella tradizione, instaurata dall’Istituto di apertura al dialogo con altri modelli epistemologici.
Donna Orange viene presentata dal Direttore, Margherita Spagnuolo Lobb, come una “studiosa a vita”, sostenitrice dell’introduzione dei principi fenomenologici in psicoanalisi e delle “Conference for the Other”, conferenze in cui i diversi psicoterapeuti si confrontano sul tema dell’alterità.
La prima lezione della Professoressa Orange si è concentrata sul fallibilismo, considerato come uno degli atteggiamenti di base, un modo di essere, a sostegno della teoria e della clinica. L’atteggiamento empatico, in particolare, viene considerato basico nella relazione con l’altro, consentendo l’inclusione, e quindi il riconoscimento, dell’altro umano come me e la possibilità di provare, pertanto, compassione verso di lui.
Alla base della compassione verso l’altro vi è l’accettazione della nostra condizione di “essere gettati nel mondo”. Più accettiamo questa “gettatezza” più siamo in grado di essere compassionevoli verso i nostri pazienti. Nel pensiero di Donna Orange è importante che un terapeuta sia animato dalle seguenti doti: l’egualitarismo, l’atteggiamento dialogico e fallibilistico, doti che prevedono l’essere sempre disponibili ad imparare dall’altro mettendo in discussione le proprie convinzioni.
Margherita Spagnuolo Lobb ha sottolineato come Il suo pensiero sia traducibile nei principi di un’etica estetica, propria della psicoterapia della Gestalt. Solo se ci lasciamo affascinare dal paziente, ha affermato Margherita, è possibile sostenerne la sua bellezza, includendo in tal modo la bellezza nel fallibilismo dell’incontro. Il nostro essere gettati appartiene alla situazione che stiamo vivendo, comporta l’essere sensibili verso la situazione data, danzandola con due ruoli etici diversi. La salvezza dall’infallibilismo è inserita nella fiducia nel processo e nell’autoregolazione della relazione.
Il tema del fallibilismo conduce verso quello dell’umiltà, intesa come la possibilità di essere capaci di fare sia del bene che del male, ad esempio ferendo l’altro. Diventa fondamentale il nostro accettare di essere piccoli nel mondo, a tratti poco importanti e poco originali. Dobbiamo pensare all’umiltà non come ad una forma di masochismo, ma come una possibilità di essere compassionevoli verso noi stessi.
Alla fine di questi due giorni prende forma la figura di un terapeuta capace di vulnerabilità e non intimorito dalla vergogna: questi atteggiamenti del terapeuta sono necessari per incontrare l’altro, il paziente, e per portare avanti un lavoro umanitario finalizzato a ridare dignità umana a coloro i quali questa è stata rubata. La teoria, passando attraverso il dialogo continuo e ponendosi in una posizione fallibilista, assume le vesti di un gioco che consente la possibilità di rinnovarsi. Margherita Spagnuolo Lobb conclude che sembra esserci un’umanità di fondo che va oltre la tecnica: la clinica unisce ciò che la teoria a volte divide, secondo un principio di umanità e nella bellezza dell’incontro.
Ringraziamo Donna Orange per essersi mostrata a noi fallibilista e umile nel presentare le sue lezioni nella nostra lingua, in italiano, rendendosi cosi più vicina a noi, per averci fatto riflettere sul ruolo della comunità come sostegno alla nostra vergogna, e per aver giocato con noi, con la teoria e con la clinica, ed aver lasciato in tutti noi un senso profondo di umanità.
Grazie a Paolo Migone, Paola Brizzolara e Bernd Bocian per averci offerto il dono di un’ alterità sapiente e competente; per avere dato vita, con professionalità, passione e umiltà, ad un dialogo a più voci guidato dal desiderio di comprendere e condividere la ricerca delle verità profonde che dimorano nell’altro diverso da sé. Grazie per la tensione inesausta, che hanno portato ai partecipanti, per la ricerca e il riconoscimento dell’efficacia di elementi comuni della pratica psicoterapica e della cura dell’anima.
Grazie a Stefania Benini, per averlo semplificato nelle due lingue e a Margherita per esserne stata promotrice.
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