“Organismo e ambiente sono in un rapporto di reciprocità, l’esperienza è unitaria, non può essere rimandata a ciascun termine della relazione, ma deve essere ricondotta alla comune realtà del campo che si crea continuamente attraverso l’interazione reciproca delle sue componenti. […] In quanto gestalt intera che comprende sia la figura che lo sfondo, il campo include le molte possibilità dell’evento fenomenologico” (Conte E., 2005, p. 177).
“L’espressione ‘campo organismo/ambiente’ è una delle più ricorrenti e significative nel testo Teoria e pratica della Terapia della Gestalt. Sebbene fossero palesemente influenzati dalla teoria del campo di Kurt Lewin, i Fondatori se ne distanziarono implicitamente, quando, piuttosto che focalizzarsi su un campo di forze, scelsero di centrarsi sul fare contatto e ritrarsi da esso, come processo tra l’organismo e il suo ambiente (Perls et al., 1994, p. 4, trad. it. p. 38; Cavaleri, 2001)” (Spagnuolo Lobb, 2011, pp. 72-73).
“In ogni indagine di natura biologica, psicologica o sociologica, è sempre necessario cominciare con l’analizzare il rapporto che intercorre tra l’organismo e il suo ambiente. […] Questa integrazione tra l’organismo e il suo ambiente nello svolgimento di ogni funzione la chiameremo ‘campo organismo/ambiente’ ” (Perls, Hefferline, Goodman, 1997, p. 38).
“La prospettiva di campo nella psicoterapia della Gestalt ci invita a non pensare in modo dicotomico. Ad esempio, se all’interno di una coppia un partner si annoia, possiamo vedere il fenomeno in modo lineare, attribuendo la noia all’individuo che la sperimenta. Ma possiamo anche vedere lo stesso fenomeno in una prospettiva di campo, in cui sia chi prova la noia che chi in qualche modo reagisce ad essa fanno parte dello stesso campo. Possiamo rivolgere la nostra attenzione a come i due partner si rapportano alla noia. La noia è nel campo, è creata ed è a sua volta creatrice del campo.[…] Innanzitutto occorre dire che ci riferiamo ad un concetto di campo fenomenologico, dunque esperienziale, che però non è una realtà meramente soggettiva. La prospettiva di campo ci consente di pensare alla percezione come ad un “prodotto relazionale”, strettamente connesso alla pienezza della concentrazione degli individui coinvolti sul confine di contatto” (Spagnuolo Lobb, 2011, p. 73). “Il campo in psicoterapia della Gestalt è un processo, non un sistema” (Hodges, 1997).
“[…] è anche il modo del nostro approccio di risolvere la diatriba tra soggettivo e oggettivo, in quanto la soggettività piena coincide con la presenza all’oggettività. Più l’individuo è presente nel ‘tra’, più partecipa del campo, più la sua presenza contribuisce a creare le condizioni del campo. Più egli è invece introverso, preso dal processo intrapsichico, e dunque distratto dal confine di contatto, meno partecipa alle condizioni del campo e alla loro creazione” (Spagnuolo Lobb, 2011, p. 74).
Bibliografia
Cavaleri P.A. (2001). Dal campo al confine di contatto. Contributo per una riconsiderazione del confine di contatto in psicoterapia della Gestalt. In: Spagnuolo Lobb M. (a cura di), Psicoterapia della Gestalt. Ermeneutica e clinica, Milano: Franco Angeli, 42-64.
Conte E. (2005). Glossario, in: Francesetti G. (a cura di), Attacchi di panico e postmodernità. La psicoterapia della Gestalt fra clinica e società, Milano: Franco Angeli.
Hodges C. (1997). Field Theory, unpublished manuscript presented at New York Institute for Gestalt Therapy.
Perls F., Hefferline R.F., Goodman P. (1997). Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella personalità umana, Roma: Astrolabio.
Spagnuolo Lobb M. (2011). Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, Milano: Franco Angeli.