Dal latino contactus, participio passato del verbo con-tingĕre, composto da cum=con, insieme e tangĕre=toccare.
“L’esperienza è in ultima analisi contatto, funzionamento del confine tra organismo e ambiente. […] Il contatto consiste nella consapevolezza del campo o nella risposta motoria nel campo. […] Principalmente, il contatto è la consapevolezza della novità assimilabile e il comportamento assunto nei suoi confronti; nonché il respingimento della novità non assimilabile. Qualunque esperienza dilagante, ripetitiva o indifferente, non può costituire un oggetto di contatto” (Perls, Hefferline e Goodman, 1997, pp. 39-40).
“Le funzioni fisiologiche dell’organismo umano animale si compiono all’interno dell’organismo, ma non possono farlo a lungo senza assimilare qualcosa dall’ambiente e senza svilupparsi. Per assimilare qualcosa dall’ambiente, l’organismo deve contattare l’ambiente, cioè deve andare verso e prendere. Il fisiologico potrà diventare psicologico, le funzioni conservative contatto. L’autoregolazione conservativa esige dall’organismo questo contatto permanente (per esempio attraverso il respiro) o episodico (per esempio con l’alimentazione) con l’ambiente. Le funzioni di contatto sono indispensabili per assicurare l’auto-conservazione, cioè la sopravvivenza. […] Il contatto comporta un oggetto esterno, un non-sé. […] È attraverso il contatto che l’organismo stabilisce e mantiene la sua differenza, e ancora di più, è assimilando l’ambiente che esso nutre la sua differenza. Goodman mostra come attraverso il contatto e l’assimilazione, il dissimile viene reso simile attraverso le varie modalità di interiorizzazione, diventa “io”, io diverso dal precedente” (Robine, 2006, pp. 40-41).
“L’esperienza di contatto viene descritta secondo quattro fasi, ciascuna con un accento diverso nella dinamica figura/sfondo. L’attivazione del sé viene chiamata pre-contatto, il momento in cui emergono delle eccitazioni che iniziano il processo figura/sfondo […]. Nella fase successiva, quella del contatto, il sé si espande verso il confine di contatto con l’ambiente, seguendo l’eccitazione che, in una sottofase di orientamento, lo conduce ad esplorare l’ambiente, in cerca di un oggetto o di una serie di possibilità. […] In una seconda sottofase di manipolazione, il sé “manipola” l’ambiente, scegliendo certe possibilità e rifiutandone altre, scegliendo certe parti dell’ambiente e superando ostacoli […]. Nella terza fase, il contatto-finale, l’obiettivo finale, il contatto, diventa figura, mentre l’ambiente e il corpo costituiscono lo sfondo. Tutto il sé è preso nell’atto spontaneo del contattare l’ambiente, la consapevolezza è al massimo, il sé è pienamente presente al confine di contatto con l’ambiente e l’abilità di scegliere viene rilassata perché non c’è nulla da scegliere in quel momento. È in questa fase che avviene lo scambio nutriente con l’ambiente, con la novità. Questa, una volta assimilata, contribuirà alla crescita dell’organismo. Nell’ultima fase, del post-contatto, il sé diminuisce per lasciare all’organismo la possibilità di digerire la novità acquisita e di integrarla, in modo inconsapevole, nella struttura preesistente. Il processo di assimilazione è sempre inconsapevole e involontario” (Spagnuolo Lobb, 2011, pp. 81-82).
Bibliografia
Perls F, Hefferline R.F, Goodman P. (1997). Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella personalità umana, Roma: Astrolabio.
Robine J.M., (2006). Il rivelarsi del sé nel contatto. Studi di psicoterapia della Gestalt, Milano: Franco Angeli.
Spagnuolo Lobb M. (2011). Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, Milano: Franco Angeli.