La tecnica di concentrazione corporea sviluppata da Perls è guidata dall’interesse e dal fascino spontaneo che emergono nel qui ed ora, senza un apriori di costrizione e volizione: «La concentrazione positiva è descritta nel modo migliore con la parola fascino; qui l’oggetto occupa il primo piano senza nessuno sforzo, il resto del mondo sparisce, il tempo e i dintorni cessano di esistere; non sorge conflitto interno o protesta contro la concentrazione» (Perls, 1995, p. 200).
Lo stato di autogenia, che si raggiunge al termine del percorso di apprendimento del TA, connotato dalla fiducia nel “lasciare che accada” in ciò che si genera da sé senza sforzo, può essere considerato un sostegno alla tecnica della concentrazione spontanea e al recupero della possibilità di sentire se stessi. «Lo stato autogeno è una condizione di passività, priva di atti volitivi, realizzata nella indifferente contemplazione di quanto accade spontaneamente nel proprio organismo e nella propria mente» (Crosa, 1993, p. XI). Con il TA non si deve imparare qualcosa, piuttosto si “disimparano” comportamenti ai quali siamo stati educati e che ostacolano la crescita e lo sviluppo individuale (Hoffman, 1980). Il recupero della vivacità e della naturale formazione del rapporto elastico tra figura e sfondo è sostenuto dalla condizione necessaria al raggiungimento dello stato autogeno: un’attenzione fluttuante e passiva alla percezione del proprio vissuto corporeo. È l’atteggiamento dello spettatore che a teatro assiste ad uno spettacolo che ha inizio solo e quando in sala cala il silenzio e si spengono le luci.
Teresa Borino
da “Il Training Autogeno in psicoterapia della Gestalt. Rilassamento, consapevolezza, vitalità”, in L’esperienza corporea in psicoterapia, Quaderni di Gestalt, vol. XXVI 2013/1, FrancoAngeli, Milano, pp. 117-118.