Il now-for-next in psicoterapia
La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna
Margherita Spagnuolo Lobb
Quarta di copertina
La psicoterapia della Gestalt vede la relazione terapeutica come il rivelarsi di una co-creazione tra paziente e terapeuta. Attraverso casi clinici, l’autrice conduce il lettore in un percorso di comprensione dell’approccio gestaltico, focalizzato sul desiderio di contatto che anima il disagio relazionale, sul processo che ne rivela la “musica”. Il terapeuta sta nel qui-e-ora, ma sostiene il now-for-next, l’energia di contatto che, in ogni sofferenza, chiede di svilupparsi con spontaneità. Attraverso i dieci capitoli, l’autrice fa dono della maturità professionale e umana sviluppata in trent’anni di instancabile lavoro per la psicoterapia della Gestalt, in Italia e all’estero. Espone una stimolante riflessione su molteplici aspetti dell’approccio gestaltico contemporaneo: il contributo della psicoterapia alla società odierna, le nuove forme di aggressività, il concetto di campo fenomenologico, le riflessioni sull’amore in psicoterapia, il passaggio da un’ottica diadica a un’ottica triadica come superamento dell’epistemologia edipica, il sostegno del now-for-next nella coppia, nella famiglia e nei gruppi.
Ma i pregi di questo libro non si limitano a dimostrare le interconnessioni tra scuole, o ad aggiornare la psicoterapia della Gestalt alla società contemporanea, approfondendone la tecnica in vari contesti clinici. Per me questo libro ha anche un altro pregio: coinvolge il lettore in un’avventura che non è solo intellettuale ma anche emozionale. E questa è una caratteristica centrale della psicoterapia della Gestalt che mi ha sempre affascinato
(dalla presentazione di Paolo Migone).
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Contenuti
Prefazione, di Paolo Migone
Ringraziamenti
Introduzione
Le motivazioni del libro
Creatività gestaltica: una risorsa e un limite
Evoluzione del sentire sociale e psicoterapia
Intenzionalità e confine di contatto: la psicoterapia della Gestalt nella società post-moderna
La psicopatologia come adattamento creativo
I capitoli del libro
Per concludere
- La clinica gestaltica nella società post-moderna
Dal paradigma intrapsichico a quello della traità co-creata
La relazione terapeutica come “fatto” reale: la sovranità dell’esperienza
Il ruolo dell’aggressività nel contesto sociale e il concetto di psicopatologia come ad-gredere non sostenuto
L’unitarietà del campo organismo/ambiente, la tensione al contatto e la formazione del confine di contatto
Una psicoterapia basata sui valori estetici
La dinamica figura/sfondo
La clinica post-moderna in azione
La seduta terapeutica
Che cosa cambia secondo la clinica gestaltica?
- Il sé che crea ed è creato nel contatto. Teoria classica della psicoterapia della Gestalt (con interventi di Philip Lichtenberg)
Primo sentiero: “incontrare” il libro – Un argomento di metodologia
Secondo sentiero: le novità introdotte dai fondatori – Le loro domande
Terzo sentiero: le linee teoriche
Il campo organismo/ambiente
Il sé come processo, funzione ed evento di contatto
Le tre funzioni del sé
La funzione-es del sé
La funzione-personalità
La funzione-io
L’esperienza del contatto-ritiro-dal-contatto
I disturbi del funzionamento del sé. Psicopatologia e diagnosi gestaltica
Lo scopo della psicoterapia: dall’egotismo alla creatività relazionale
Quarto sentiero: sviluppi teorici recenti
La dimensione del tempo nel processo di contatto
L’esperienza del “tra”
Conclusione
- La profondità della superficie. Esperienza somatica e prospettiva evolutiva nell’evidenza clinica
L’attenzione dello psicoterapeuta della Gestalt al vissuto corporeo
La questione della teoria evolutiva gestaltica
La mappa gestaltica di sviluppo polifonico di domini
Prospettiva evolutiva gestaltica come evidenza clinica
Esempi clinici
Il sorriso
anti-vomito
La morte reificata
Ti amo disobbedendoti
Conclusione
- Raccontarsi in terapia: now-for-next e diagnosi gestaltica
La narrazione co-creata al confine di contatto
Cogliere il now-for-next nel racconto del paziente: diagnosi e terapia in azione
Una narrazione terapeutica con stile di contatto introiettivo
Una narrazione terapeutica con stile di contatto proiettivo
Una narrazione terapeutica con stile di contatto retroflessivo
Una narrazione terapeutica con stile di contatto confluente
Conclusione
- Aggressività e conflitto nella società e nella psicoterapia post-moderna
- Aggressività e conflitto: antropologie a confronto
- Aggressività, conflitto e intenzionalità di contatto nella società post-moderna
L’attraversamento del conflitto nel contatto terapeutico: un esempio clinico
Dal bisogno di aggressività al bisogno di radicamento: una nuova prospettiva clinica e sociale sul conflitto
La negazione sociale del bisogno di radicamento
La co-creazione del ground come radicamento
Il conflitto nella relazione terapeutica oggi: dal sostegno della figura al sostegno dello sfondo
Esempi clinici sul sostegno allo sfondo nel caso di sentimenti di aggressività
Esempio di un sentimento di aggressività sperimentato all’interno di uno schema di contatto introiettivo
Esempio di un sentimento di aggressività sperimentato all’interno di uno schema di contatto proiettivo
Esempio di un sentimento di aggressività sperimentato all’interno di uno schema di contatto retroflessivo
Esempio di un sentimento di aggressività sperimentato all’interno di uno schema di contatto confluente
Conclusioni
- L’amore in psicoterapia. Dalla morte di Edipo all’emergenza del campo situazionale
Introduzione
L’amore del terapeuta
Etica dell’amore terapeutico
L’amore del paziente
L’amore in terapia come accadimento al confine di contatto
Il complesso di Edipo e la conoscenza relazionale implicita nel setting psicoterapico: verso il superamento della polarizzazione es/io
Sessualità e amore nel campo situazionale
Dal mito di Edipo al campo situazionale triadico
Due esempi clinici della prospettiva triadica nel setting psicoterapico diadico
Il paziente innamorato
Un esempio da un seminario internazionale
Conclusione
- Il now-for-next nella psicoterapia di coppia
La vita di coppia come eccitazione e crescita al confine di contatto: la proposta della psicoterapia della Gestalt
Tre dimensioni esperienziali della “normalità” della coppia
Vedere la diversità dell’altro
Capire il desiderio implicito dell’altro da cui ci sentiamo feriti
Fare il salto nel vuoto relazionale e dare piacere all’altro
Un modello di psicoterapia della Gestalt con le coppie
Il setting del modello
I momenti-guida del modello: la dimensione sincronica
Primo passo: “Perché siamo qui”
Secondo passo: “Abbiamo un ground di coppia”
Terzo passo: “Io vorrei che tu…”
Quarto passo: “Vorrei che tu sapessi che io…”
Uso dei momenti-guida
Includere nell’intervento terapeutico il momento evolutivo della coppia: la dimensione diacronica
Richiesta di aiuto e valori sociali
Esempio clinico: “la danza dei narcisisti”
Conclusione
- Il now-for-next nella psicoterapia della famiglia
La famiglia come ambiente e come organismo, ovvero la richiesta di aiuto come atto creativo
Il nuovo paradigma di cura delle relazioni familiari
La psicoterapia della Gestalt con le famiglie
Un esempio della quotidianità post-moderna
La domanda di una madre
L’alterità affidabile come valore etico dell’intervento familiare
I rischi della quotidianità delle relazioni familiari oggi
Criteri gestaltici per la diagnosi e l’intervento con le famiglie
La scelta del setting
Lo sguardo diagnostico e clinico dello psicoterapeuta della Gestalt
Un modello di intervento familiare gestaltico
Step 1 – Lo sfondo è l’accoglienza. La figura è il contenimento attraverso le regole
Step 2 – Lo sfondo è l’acquisizione del linguaggio della famiglia, la figura è l’evolversi delle intenzionalità di contatto interrotte dei membri
Step 3 – L’evolversi dell’intenzionalità di contatto è lo sfondo l’esperimento è la figura
Step 4 – La pienezza è lo sfondo, la fiducia nel futuro la figura
Il modello in azione: una seduta familiare
Step 1 – Lo sfondo è l’accoglienza. La figura è il contenimento attraverso le regole
Step 2 – Lo sfondo è l’acquisizione del linguaggio della famiglia, la figura è l’evolversi delle intenzionalità di contatto interrotte dei membri
Step 3 – L’evolversi dell’intenzionalità di contatto è lo sfondo, l’esperimento è la figura
Step 4 – La pienezza è lo sfondo, la fiducia nel futuro la figura
Commento finale
- Il now-for-next nella psicoterapia di gruppo. La magia dello stare insieme
L’intervento gestaltico con i gruppi
Il lavoro di Perls in gruppo
L’evoluzione culturale dell’essere-in-gruppo e la letteratura gestaltica
Un modello di intervento gestaltico nei gruppi
Premessa
Il concetto gestaltico di leadership
Diagnosi e psicoterapia gestaltica di gruppo
Le qualità del contatto: diagnosi estetica sincronica del gruppo
La vitalità e la presenza dei membri del gruppo
La flessibilità della leadership
La capacità di accettare la novità e la diversità dei membri del gruppo
L’evoluzione dell’intenzionalità di contatto dei membri: diagnosi diacronica o processo di gruppo
Fase 1- Diventare gruppo
Fase 2 – L’identità del gruppo
Fase 3 – La destrutturazione delle certezze del gruppo e la fiducia nella novità
Fase 4 – L’intimità di gruppo
Fase 5 – Separazione e irradiazione della magia del gruppo
Le applicazioni del modello gestaltico di gruppo
Conclusioni
- La formazione in psicoterapia della Gestalt. Novità, eccitazione e crescita nel gruppo
L’etica della formazione gestaltica
Il principio etico di base
L’estetica come etica
Come la prospettiva dell’aggressione dentale modifica il concetto tradizionale di formazione
Etica della formazione e società
La formazione alla psicoterapia della Gestalt in un tempo di corruzione sociale: insegnare ad attraversare il conflitto
La formazione alla psicoterapia della Gestalt in un tempo di desensibilizzazione e vuoto emozionale: insegnare il coraggio di stare con l’altro
La comunità di insegnamento/apprendimento: insegnare per dar forma nella liquidità
L’evolversi del sé-in-formazione
Fase 1– Diventare gruppo
Fase 2 – L’identità del gruppo
Fase 3 – La destrutturazione delle certezze del gruppo e la fiducia nella novità
Fase 4 – L’intimità di gruppo e Fase 5 – Separazione e irradiazione della magia del gruppo
L’autonomia appartenente: il permesso di creare benessere nella società
Bibliografia
Prof.ssa Margherita Spagnuolo Lobb
Psicologa, psicoterapeuta, dirige (dal 1979) l’Istituto di Gestalt HCC e la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt, con sedi a Siracusa, Palermo e Milano.
Ha introdotto in Italia le opere e il lavoro clinico dei rappresentanti più significativi della psicoterapia della Gestalt.
Oltre a dirigere la Scuola Quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia, è direttore scientifico del Training Internazionale in Psicopatologia per psicoterapeuti della Gestalt, nelle due edizioni in lingua inglese e spagnola.
È didatta internazionale di psicoterapia della Gestalt, invitata presso vari istituti di formazione e università italiani ed esteri.
E’ Primo Membro Onorario della European Association for Gestalt Therapy (EAGT), Past-President e Presidente Onorario della Società Italiana Psicoterapia Gestalt (SIPG), Full Member del New York Institute for Gestalt Therapy. E’ stata presidente della European Association for Gestalt Therapy (EAGT) dal 1996 al 2001, e ha organizzato la Sesta European Conference of Gestalt Therapy (Palermo, ottobre 1998). E’ stata tra gli iniziatori e organizzatori delle European Conferences of Gestalt Therapy Writers.
E’ stata presidente della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP) e ha organizzato il Secondo Congresso della Psicoterapia Italiana (Siracusa, 21-24 aprile 2005), dal titolo “L’implicito e l’esplicito in psicoterapia”, con il prof. Daniel Stern.
Ha scritto il libro: Psicologia della personalità: genesi delle differenze individuali (LAS, Roma, 1982) e, recentemente, il libro Il now-fow-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna (FrancoAngeli, Milano 2011), tradotto in inglese, spagnolo, russo, albanese.
Ha curato la pubblicazione dei seguenti libri:
- Psicoterapia della Gestalt: Ermeneutica e Clinica (FrancoAngeli, 2001), tradotto in spagnolo da Gedisa nel 2002 e in francese da L’Exprimerie nel 2004;
- Il permesso di creare: l’arte della psicoterapia della Gestalt (con Nancy Amendt-Lyon) (FrancoAngeli, 2007), pubblicato originariamente in inglese da Springer nel 2003 con il titolo Creative License: The Art of Gestalt Therapy, e tradotto anche in francese e tedesco;
- L’implicito e l’esplicito in psicoterapia. Atti del Secondo Congresso della Psicoterapia Italiana (FrancoAngeli, 2006);
- Le voci della Gestalt. Sviluppi di una psicoterapia (con A. Ferrara) (FrancoAngeli, 2008).
Ha scritto un centinaio di capitoli e articoli in italiano e in inglese (tradotti in varie lingue) sulla teoria del sé e sulla creatività, nonché un modello di psicoprofilassi al parto per coppie, un modello di psicoterapia di coppia, un modello di terapia familiare, un modello di lavoro con i gruppi, applicato a vari setting, incluse le organizzazioni. Su questo argomento ha pubblicato “Stress e benessere organizzativo. Un modello gestaltico di consulenza aziendale” in Quaderni di Gestalt, XXV,
Ha collaborato con vari Dizionari di Scienze Umane e di Psicoterapia.
Dirige la rivista italiana Quaderni di Gestalt dal 1985, con Dan Bloom (New York) e Frank Staemmler (Germania) la rivista internazionale in lingua inglese ha diretto la rivista in lingua inglese Studies in Gestalt Therapy (1992-1998) e Studies in Gestalt Therapy. Dialogical Bridges. Collabora con la rivista americana Gestalt Review. Cura una serie di libri di psicoterapia della Gestalt per la casa editrice FrancoAngeli.
È direttore della Collana di Psicoterapia della Gestalt della casa editrice FrancoAngeli.
Il pensiero di Margherita Spagnuolo Lobb
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Vi sono testi che, man mano che avanziamo nella loro lettura, sentiamo essere destinati a restare nostri compagni di viaggio nel tempo, che a loro ritorneremo spesso con rinnovata curiosità, per meglio confrontarci e riflettere durante il nostro indispensabile compito di aggiornamento come terapeuti. Il libro di Margherita Spagnuolo Lobb Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna è uno di questi.
La considerazione che propongo nasce da uno sguardo esterno, nel senso che la mia formazione è psicoanalitica secondo l’orientamento della Psicoanalisi Relazionale, e da qui la curiosità a comprendere come nell’attuale percorso culturale, che ha i suoi cardini nella relazione e nel pensiero complesso, i principi non dicotomici, estetici e processuali che caratterizzano la visione gestaltica possono sollecitare il dialogo tra i due orientamenti e fornire una più ampia comprensione dei problemi posti dalla clinica contemporanea. Vorrei partire da quel tracciato che mi è parso accompagnare e sostenere le due strade maestre che percorrono il testo: quella che attraversa il paesaggio clinico gestaltico contemporaneo e quella che è tesa a coniugare la psicoterapia della Gestalt con i disagi che vengono ad emergere nella società postmoderna.
Mi riferisco al sotto-testo, sempre presente nel lavoro di scrittura, costituito dalla speranza della Spagnuolo Lobb di comunicare al lettore la profondità e l’utilità della visione della clinica gestaltica, lasciando poi che ciascuno rielabori gli input che emergono nel far contatto con la prospettiva della Psicoterapia della Gestalt, secondo la propria specifica configurazione teorica e, direi anche, secondo la propria specifica sensibilità clinica. Considero questa speranza l’espressione concreta di un concetto intrinseco al pensiero della psicoterapia della Gestalt, ossia quello di “adattamento creativo”, che prospetta un asse relazionale dove tanto il Soggetto che l’Altro risultano mutuamente essenziali. Come afferma l’Autrice: “Il confronto con il linguaggi epistemologici e clinici diversi è l’occasione di ‘guardarsi allo specchio’: un guardarsi dall’esterno, che serve per sentirsi più dentro a ciò che si è”. (p. 35).
Da qui possiamo leggere l’appello della Spagnuolo Lobb d’innamorarci della clinica gestaltica mantenendo la nostra cifra idiomatica, quale condizione per poter alimentare e far evolvere il confine di contatto che ciascuno di noi innesca con la comunità dei colleghi, in modo da rendere più profonda la nostra visione della sofferenza umana e arrivare a meglio cogliere le implicazioni cliniche di quello che facciamo, e di quello che non facciamo, con i pazienti.
L’attenzione dell’Autrice verso l’esperienza di “essere con l’altro nella diversità”, possibilità piuttosto attraente quanto di non facile approdo, trova il suo focus in quella dimensione che Spagnuolo Lobb chiama “l’esperienza del ‘tra’”, secondo le sue parole “Lo spazio esperienziale tra l’io e il tu, o tra l’esperienza interna e l’influsso ambientale” (p. 90), dimensione verso la quale anche la Psicoanalisi Relazionale è interessata e impegnata e che si offre come spazio utile ad un incrocio di sguardi tra i due orientamenti. Intanto, va riconosciuto come il pensiero gestaltico disponga in tema di gestione del rapporto con l’Altro di un repertorio concettuale e clinico felicemente consonante con la concezione relazionale postmoderna, essendosi dotata fin dalle sue origini di un pensiero improntato a trattare i binomi soggetto-oggetto, corpo-mente, interno-esterno, natura-cultura, non in termini disgiuntivi e oppositori, né tanto meno gerarchici, piuttosto secondo una logica di declinazione congiunta. Scelta che rende la psicoterapia della Gestalt esperta del pensare e dell’operare nell’ambito dell’essere con l’Altro attraverso un non dualismo, che la psicoanalisi postmoderna ha introdotto in casa propria più tardivamente, solo tramite quella riforma relazionale, cosa ormai ben nota, avvenuta a partire dagli anni 1980.
Al lettore orientato secondo la Psicoanalisi Relazionale non sarà difficile, lungo i diversi temi esaminati nei dieci capitoli del libro, cogliere e condividere la visione dell’esperienza dell’alterità proposta dall’Autrice; la gestione del lavoro che “essere con l’Altro” richiede all’individuo non risulta mai configurata come modificazione privativa a carico della realizzazione del soggetto, al contrario tanto i momenti d’incontro quanto quelli di disincontro sono presentati come parte indispensabile della relazione, ed è proprio il processo che dà luogo al passaggio dal disincontro all’incontro che l’Autrice indica quale esperienza dell’altro capace di portare alla complessificazione della soggettività dell’individuo.
Gli studi provenienti dall’Infant Reseach, ormai a noi familiari, ci informano che il potenziamento del funzionamento del soggetto non poggia e non passa attraverso un’autoattività egoica, piuttosto necessita di un processo di co-costruzione messo in atto dai soggetti che formano il campo dell’esperienza dell’incontro, siamo nell’area del paradigma del “tra” dove l’espansione del Soggetto avviene – come dice Spagnuolo Lobb – in regime di totalità dialogica: “Ogni comunicazione da parte del paziente si inscrive e riceve significato dalla gestalt delle percezioni reciproche, in cui si esprime l’intenzionalità relazionale” (p. 91). Affermazione che intercetta la concezione che la Psicoanalisi Relazionale ha dell’incontro psicoterapeutico, pensato come prodotto dalla reciproca e continua influenza tra paziente e analista e dove la coppia analitica è impegnata al mutuo riconoscimento.
Credo che questa convergenza, ovvero la scelta della reciprocità quale cornice prospettica del lavoro terapeutico, ponga in risalto un contesto della cura che mi pare interessare e coinvolgere tanto la Psicoterapia della Gestalt che la Psicoanalisi Relazionale: sto pensando al processo di negoziazione paziente-terapeuta. Ritenere che l’organizzazione del campo soggetto/ambiente non sia riconducibile né al soggetto né all’ambiente, ma sia il prodotto della mutua regolazione che avviene “tra” loro, promuove il nostro interesse ad affinare ed estendere l’attenzione sull’attività di costruzione congiunta paziente e analista, in un ottica dove il terapeuta non funziona da “esperto” dell’esperienza del paziente né imprime all’esperienza del paziente significati confezionati, tratti aprioristicamente dalla sua teoria. Posizione che l’Autrice mantiene ed estende anche alla questione della formazione in psicoterapia: “Così, come il paziente è un partner attivo nel processo terapeutico, anche l’allievo è un partner attivo nel processo formativo” (p. 252). In accordo con Spagnuolo Lobb, va constatato che l’azione terapeutica, tanto quanto l’azione formativa, non derivano da dati esterni e a priori rispetto l’utente, ma dal processo di continua esplorazione e negoziazione della relazione, dove paziente e allievo hanno possibilità di apportare la loro personale specificità.
Possiamo pensare alla negoziazione come al loro lavoro di co-costruzione, fatto dai continui e reciproci aggiustamenti che accadono tra paziente e terapeuta e che accade a diversi livelli e non appartiene esclusivamente alla consapevolezza: avviene a livello procedurale nel trovare modi per la regolazione interattiva degli stati affettivi e a livello di esperienza fenomenica soggettiva e intersoggettiva con lo scopo di condividere e confrontare quei significati che vengono costruiti dalla coppia terapeutica. Tra l’altro, lo psicoanalista ad orientamento relazionale interessato al dialogo incarnato tra paziente e terapeuta, quale condizione favorevole al “riconoscimento dello stato dell’altro” secondo l’accezione sanderiana, potrà trovare utile confrontarsi con lo psicoterapeuta della Gestalt per il quale, da sempre, il concetto chiave di “contatto” non è solo indice del nostro funzionare attraverso una mente relazionale, ma spinge l’attenzione sul corpo, come memoria incarnata dell’esperienze relazionali del passato e anche della relazione che costruisce con il terapeuta.
Come ben esplicita Spagnuolo Lobb: “La cura psicologica che si sviluppa all’interno della relazione terapeutica può prendere varie forme, di cui quella verbale è una possibile. Stare bene non sempre coincide con il saper dare parole al proprio vissuto; al contrario spesso stare bene richiede un’armonia preverbale delle percezioni, e il dare nomi alle cose senza tale armonia è solo un’apparente soluzione (…) Tuttavia il linguaggio è sempre (corsivo dell’Autrice) rivelatore e catalizzatore dell’esperienza attuale, sia del paziente che del terapeuta, e dunque è una base importante per la nostra diagnosi e per la terapia” (p. 119). Passaggio prezioso dove s’intrecciano insieme l’idea di una coscienza non “cognitivista”, ma incarnata nel corpo, che pone in evidenza la tensione dinamica dell’articolarsi “tra il vissuto corporeo e il vissuto mentale che il nostro essere ‘incarnati’ impone” (p. 93), con l’utilizzazione del linguaggio come veicolo terapeutico.
Per l’Autrice l’attenzione del terapeuta deve essere orientata al processo del raccontare, così come creato nel “qui e ora” dalla specificità della coppia paziente-analista, piuttosto che essere rivolta al racconto in sé. Posizione che ben s’interfaccia con quanto sostenuto da Mitchell circa l’utilizzazione del linguaggio: “ Non solo per trasmettere significati e chiarire situazioni, ma anche per evocare stati della mente, per generare e connettere ambiti dell’esperienza” (Mitchell, 2000, p. 33). Attraverso elementi concettuali ed esemplificazioni cliniche, Spagnuolo Lobb conduce il lettore a comprendere come il dialogo terapeutico giunga a curare non perché disvelatore, quanto per la sua potenzialità a stimolare il ripristino della creatività relazionale, connettendo e mediando i confini dei diversi registri e codici che contribuiscono a significare soggettivamente l’esperienza, così da creare le condizioni:” Per una sintesi armonica tra sentire corporeo, definizione di sé, intenzione di contatto” (p. 107).
Mantenendo una prospettiva attenta a considerare insieme sia la molteplicità delle modalità di contatto che la continuità dei rapporti nei contesti di sviluppo, Spagnuolo Lobb sollecita ad impegnarci nell’incontro terapeutico per riconoscere il senso, la funzione, che le configurazioni relazionali conservative e ripetitive del soggetto hanno avuto all’interno della sua storia, del suo campo relazionale, possibilmente dotandoci di una “mente evolutiva estetica” (p. 101). Si tratta di pensare che quanto risulta utile al paziente non è da ricercare sul fronte della restituzione del suo passato, piuttosto occorre assumere un’ottica adeguata ad accreditare le risorse trasformative che il paziente mette in campo, per arrivare a riconoscere come nel “qui e ora” della terapia il paziente, attraverso le sue soluzioni relazionali conservative, ingaggi il terapeuta per tentare una nuova organizzazione dell’esperienza, che permetta la costruzione di schemi di contatto nuovi: “Abbiamo bisogno di rintracciare, nel corpo e nelle parole del paziente, l’evoluzione dei processi di contatto, per capire quanta freschezza e vitalità essi ancora contengono: non abbiamo bisogno di riferirci a fasi maturative” (p. 101).
Operazione essenziale per consentire al paziente di creare nuove significazioni e nuovi modi di esserci con l’altro, dunque a far sì che giunga ad usufruire di un più consistente sentimento del suo essere attivo e incidente sulla propria auto-organizzazione e auto-regolazione. Competenze che richiamano il concetto di senso di agency presentato da Sander, da lui posto alla base della salute del soggetto e che per emergere e consolidarsi necessita dell’esperienza del riconoscimento intersoggettivo reciproco, aspetto che in ambito terapeutico promuove il clinico a trovare modi di essere con il paziente utili a fornire “il sostegno della spontaneità, la tensione proattiva della persona verso la realizzazione di un’intenzionalità di contatto” (p. 154).
Va tenuto presente l’interesse dell’Autrice ad afferrare la relazione nel suo carattere intrinsecamente plurimo e complesso (p. 156), esigendo che l’attenzione per l’ermeneutica del confine di contatto assuma una prospettiva idonea a comprendere il campo fenomenologico triadico. Siamo così sospinti oltre la comprensione dei contributi derivati dalla concezione di “espansione diadica” prospettata da Tronick, per introdurci in quella che con Sergio Manghi (2011) possiamo definire l’“espansione triadica”, infatti Spagnuolo Lobb afferma: “Nell’ottica triadica emerge la dinamica più complessa del rapporto tra maschile e femminile e tra generazioni: il bambino si riferisce sempre ad almeno un rapporto di coppia nella sua crescita, guarda al confine di contatto tra la coppia più che al rapporto diadico con uno o l’altro genitore” (p. 158). L’Autrice si occupa del soggetto adottando una prospettiva complessa, manovra coerente e necessaria all’impegno tenace, già dichiarato nel sottotitolo, di coniugare la Psicoterapia della Gestalt con gli sviluppi della società post-moderna. Forte della consapevolezza dell’incidenza che la psicoterapia può avere sull’evolvere della società, Spagnuolo Lobb non si rivolge solo allo psicoterapeuta gestaltico, ma è suo pensiero che: “a qualsiasi approccio faccia riferimento, lo psicoterapeuta svolge una missione sociale e politica quando lavora perché gli individui ritrovino vitalità ispirata, fede divergente e passioni radicate, superando l’attuale impasse fatto di violenza senza un perché e di un vuoto valoriale che parte da una fisiologia vissuta senza contenimento” (p. 146). Posizione che, a mio parere, assume un singolare vigore là dove l’Autrice entra nel merito del nuovo paradigma della sofferenza delle relazioni familiari, segnalando con sensibile lucidità la fragilità che il contesto familiare postmoderno ha nell’offrire ai suoi membri un adeguato rispecchiamento e contenimento relazionale, la sua incapacità a sostenere la costruzione di un senso di alterità affidabile e di sensibilizzazione corporea. Da ciò nasce la convinzione che la cura del disagio familiare contemporaneo debba essere orientata a generare il sentimento dell’appartenenza, a mettere in moto: “La possibilità di costruire il senso della rete di protezione (corsivo dell’Autrice) per i membri, la presenza percepita, il sapere che l’altro ‘è in casa’ (…)” (p. 190); al terapeuta occorre ripristinare la mancanza di solidità dello sfondo esperienziale, spesso matrice di relazioni inconsistenti e di vuoto interiore, per consentire ai membri della famiglia di arrivare ad esprimersi attraverso relazioni intime, in cui poter affidarsi all’Altro per un mutuo riconoscimento.
Lo sguardo dell’Autrice, che non rinuncia mai a una visione a tutto tondo, evidenzia come l’incapacità di sentire la presenza, a partire da quella corporea, propria e dell’altro è un aspetto che il formatore gestaltico (ma ritengo non solo) si trova oggi ad affrontare durante il processo didattico:” Compito della formazione è creare l’esperienza di una relazione che contiene, e il rispetto all’autonomia va inteso non presupponendo che sia una competenza già acquisita, ma costruendola nel contatto (…)” (p. 257).
Giova rilevare che le osservazioni esposte da Spagnuolo Lobb sulle condizioni che oggi caratterizzano le relazioni familiari, che talvolta assumono il ruolo indispensabile di voce fuori dal coro, oltrepassano il setting familiare, fornendo allo psicoterapeuta chiavi di lettura essenziali nel pensare, nel progettare e nel confrontarsi con i problemi di più ampio respiro sociale che la comunità contemporanea ci chiama ad incrociare come operatori della salute. Una responsabilità che L’Autrice percepisce come nodale nel “destino” dello psicoterapeuta post-moderno, il quale dovrà misurarsi con la capacità di derivare dal suo sapere clinico modi tangibili per essere d’appoggio al sociale, sostenendo la “ fiducia al conflitto, come esperienza di contatto-con-il-diverso che ha in sé la potenzialità di auto-regolarsi” (p.256).
Un pensiero pregnante in Margherita Spagnuolo Lobb, che le permette di dar vita a un testo dove incontrare il lettore lungo un’esposizione consapevolmente soggettiva, ma esente da soluzioni definitive e dall’esigenza di saturare il discorso, operazione che ritengo frutto di un esserci dell’Autrice vivificato da profonda sensibilità umana e autorevole maturità professionale. Così, accogliendo il clima interlocutorio con cui il testo è intessuto, mi piace concludere rischiando l’ipotesi di un dialogo immaginario tra Spagnuolo Lobb e Mitchell, dove quest’ultimo potrebbe affermare: “I residui del passato non liquidano il presente, ma forniscono progetti per negoziare il presente” (Mitchell,1988,p.138) e immagino che Spagnuolo Lobb, forse, continuerebbe dicendo: “Ed è nostro compito di terapeuti, la nostra arte, quella di nutrire l’emergere della novità per sostenere ciò che non è stato sostenuto, ossia il compiersi dell’intenzionalità di contatto: sostenere il now-for-next del paziente”.
Paola Brizzolara
Paola Brizzolara, psicologa, analista di training e supervisore della Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione (SIPRe) e membro dell’International Federation of Psychoanalysis Societies (IFPS)
Bibliografia
Manghi S. (2010), La soggettività nel vortice della società-mondo in Ricerca Psicoanalitica, XXI, 3:45-57.
Mitchell S.A.(1988), Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi. Tr.it. Bollati Boringhieri, Torino 1993.
Mitchell S.A.(2000), Il modello relazionale. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano 2002.