L’allenamento del TA garantisce il recupero del ground corporeo dell’esperienza attraverso la somatizzazione, intesa come la possibilità di accesso all’area sensoriale del corpo tramite la percezione. I singoli esercizi possono essere paragonati ai gradini di una scalinata che conducono ad una sempre più in profonda e «intensa immedesimazione sensoriale nella propria corporeità» (Hoffmann, 1980, p.70). (…) Il percorso di apprendimento del TA è un affascinante viaggio verso la conoscenza del proprio corpo, un’esplorazione di parti desensibilizzate o poco conosciute attraverso vissuti e sensazioni che provengono dalla propriocezione, a mezzo di recettori posti nei muscoli, nelle giunture, nei tendini e nella profondità degli incavi e apparati interni.
(…) La consapevolezza della propria corporeità diventa, in psicoterapia della Gestalt, scoperta della consapevolezza del corpo-in-relazione. (…) La capacità di immedesimazione sensoriale nella corporeità, appresa con il TA, allena a stare con i sensi svegli al confine di contatto, a percepire e consapevolizzare, in ogni qui-ed-ora, la polifonia delle voci del corpo in relazione (il respiro, la postura, la tensione muscolare, la propensione al movimento), sostiene nel lavoro psicoterapico la possibilità di una comprensione che avviene al “confine di contatto”, luogo sensoriale ed esperienziale in cui “accade” il qui ed ora della relazione.
(…) L’autogenia sostiene la possibilità di percepire, attraverso l’evidenza propriocettiva dei dati corporei, il come e il tempo in cui avviene l’interruzione della spontaneità nell’episodio di contatto… stando continuamente “aggiornati” sul farsi del contatto.
(…) «Se l’attenzione del terapeuta è rivolta al here-and-now della relazione, la sua cura è centrata sul now-for-next» (Spagnuolo Lobb, 2011a, p. 46). L’allenamento del TA si rivela anche una possibilità di sostegno al compimento dell’intenzionalità. (…) alla tensione inesausta al movimento e al desiderio di contatto, alla possibilità di attraversare la bellezza dell’ignoto e del rischio e di “compiere il passo successivo” verso l’altro significativo.
Teresa Borino
Tratto da:
Quaderni di Gestalt, Volume XXVI, 2013/1, L’esperienza corporea in psicoterapia
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