La sofferenza dell’anima, la psicopatologia, è sofferenza del confine di contatto. Può essere sentita come dolore soggettivo oppure no. Quest’ultimo caso accade quando il soggetto non sente pienamente ciò che avviene al confine. Ma lo può sentire l’altro, o un terzo. Da un punto di vista clinico non è il dolore ad essere patologico, ma l’insopportabilità a sostenerlo e ad esserne consapevoli a livello individuale, familiare e sociale. Per ridurre il dolore soggettivo si fa soffrire il tra, il confine. C’è una riduzione del dolore percepito e quindi della consapevolezza. In termini evolutivi, questa capacità di ridurre il dolore insostenibile è stata un’opera creativa che ha protetto l’individuo, la famiglia, la società.
Gianni Francesetti, Michela Gecele, Jan Roubal