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“Speriamo che l’altro a cui ci leghiamo sia diverso”… “diverso” in che senso? Diverso da noi? Dalla “media” degli altri? E’ questa diversità, qualunque cosa si voglia intendere (davvero non ho capito a quale diversità si faccia riferimento qui), che costituisce una condizione per “riconoscere la profondità del nostro bene”? Firmato: un coniuge in via di separazione, che in 13 anni di matrimonio non ha avuto ancora il piacere, ed è convinto che mai l’avrà, di “sbocciare alla vita sociale con l’orgoglio di essere visti nella parte più positiva”
Secondo il modello proposto dalla psicoterapia della Gestalt una relazione è creativa e vitale quando permette il riconoscimento, il rispetto e il sostegno delle differenze ed individualità di entrambi i partner. Una relazione animata dal desiderio di incontrare l’Altro da Sè e dalla fiducia di aprirsi al rischio di esplorare ciò che ancora non siamo o di cui ancora non abbiamo consapevolezza nel presupposto che ci si conosce e ci si ri-conosce solo all’interno di una relazione.
Un camminare insieme e nella “diversità” per co-costruire nuove verità, aperture e possibilità su se stessi e sul mondo.