L’esperienza corporea in psicoterapia

Tratto dai Quaderni di Gestalt, Volume XXVI,  2013/1
L’esperienza corporea in psicoterapia


Vi presentiamo oggi una testimonianza di Bernd Bocian, curatore della rubrica Identità e Storia dei Quaderni di Gestalt, che propone una riflessione sul lavoro corporeo in psicoterapia della Gestalt, spesso ed erroneamente assimilato  alla terapia reichiana, alla bioenergetica o da altri metodi cosiddetti “corporei”. In psicoterapia della Gestalt il lavoro corporeo non è finalizzato ad intense catarsi emotive attraverso l’uso di tecniche aprioristiche all’incontro con l’altro, l’obiettivo non è di minare le resistenze attraverso metodi provocatori. Si tratta spesso di un “lavoro in piccolo”,  non spettacolare; un lavorare passo dopo passo verso la consapevolezza, l’integrazione  e l’assimilazione all’interno di un processo terapeutico in cui paziente e terapeuta costantemente scoprono se stesso e l’altro e inventano progressivamente la loro relazione  
 
 
Contatto e supporto, in un rapporto dinamico fra figura e sfondo, costituiscono una parte essenziale del lavoro in terapia della Gestalt. L’obiettivo non è quello di arrivare a rapidi sfoghi emotivi, ad una catarsi fine a se stessa, o a minare e provare a spezzare le resistenze attraverso i metodi provocatori (…). A questo sia Laura che Fritz Perls si sono sempre opposti. Le funzioni di supporto comprendono: «L’ereditarietà ed i fattori costituzionali (fisiologia originaria, ecc.); abitudini acquisite che sono diventate automatiche e pertanto equivalenti alla fisiologia originaria (atteggiamento, linguaggio, maniere, tecniche, ecc.); e l’esperienza di qualunque tipo, pienamente assimilata. Soltanto ciò che è completamente assimilato ed integrato nel funzionamento totale dell’organismo può diventare supporto» (ibid.).
Si tratta spesso di un “lavoro in piccolo”, non spettacolare: lavorare passo dopo passo alla percezione delle resistenze croniche e automatizzate, psichiche come corporee, allo scioglimento delle strutture del carattere, o gestalten cristallizzate, non più consapevoli. Intense catarsi emotive sono spesso “spettacolari” e, in determinate condizioni, possono mettere di nuovo in moto un processo terapeutico bloccato.
Il loro effetto dura però solo per breve tempo se manca il supporto per l’integrazione. Esperti terapeuti come Fritz e Laura Perls questo lo sapevano.
(…) Secondo Laura Perls un terapeuta della Gestalt non applica specificatamente alcuna “tecnica”. Lei preferì parlare di uno “stile” personale, cioè di “un modo di esprimersi e comunicare” del tutto personale (1989, p. 95) che ha come sfondo la propria complessiva esperienza di vita e le proprie capacità professionali. «La terapia è un processo innovativo, in cui paziente e terapeuta costantemente scoprono se stesso e l’altro e inventano progressivamente la loro relazione» (ibid.).

Bernd Bocian

 
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