psicoterapeuti

Auguri ai nuovi psicoterapeuti della Gestalt!

Giorno 31 Maggio 2o18 presso la sede dell’Istituto di Gestalt HCC Italy di Siracusa hanno discusso la loro tesi di specializzazione in psicoterapia:
1. CROCE ALESSIA Titolo Tesi “Creatività e co-creazione in Psicoterapia della Gestalt con riferimento al gruppo terapeutico” – Relatore: Dott. Giuseppe Mirone
2. D’ANDREA FABRIZIO Titolo Tesi “Una Scheda Clinica per l’addiction” – Relatore: Dott. Giancarlo Pintus
3. FRASSICA GIUSEPPE SANTI Titolo Tesi “L’esperienza del dolore: La Psicoterapia della Gestalt e come processo relazionale di sostegno al contatto ” – Relatore: Dott. Giancarlo Pintus
4. IACONO BARBARA Titolo Tesi “Quando l’indicibile viene raccontato. Lo squarcio della relazione impresso nel sé del bambino abusato” – Relatore: Dott.ssa Rosanna Militello
5. TOMASELLO ALESSANDRA Titolo Tesi “Il tema della sessualità in psicoterapia della Gestalt” – Relatore: Dott. Giuseppe Mirone
6. XAXA ALESSANDRA Titolo Tesi “La Psicoterapia della Gestalt e i Disturbi Specifici dell’apprendimento: Un incontro al Confine di Contatto” – Relatore: Dott.ssa Giovanna Triberio
 

Tantissimi auguri da tutti noi per il vostro traguardo raggiunto con successo!

Gruppi di Training Autogeno Recupera le tue energie, rigenera il corpo e la mente, riduci l'ansia e lo stress Home

Gruppi di Training Autogeno: cosa sono?

E’ necessario chiedersi: Cos’è il Training Autogeno? E’ una tecnica di rilassamento finalizzata a scaricare lo stress, al recupero delle energie psico-fisiche. È indicato:
• per gestire l’ansia
• per potenziare l’attività mentale, l’attenzione, la memoria e la concentrazione
• per migliorare le prestazioni lavorative e sportive
• per favorire il benessere psico-fisico
• per i disturbi psicosomatici: insonnia, ipertensione, cefalea, disturbi digestivi, tachicardia
Nasce il bisogno di offrire strumenti per gestire al meglio tali effetti negativi della quotidianità e per questo il Centro Clinico e di Ricerca in Psicoterapia organizza dei gruppi di Training Autogeno.
Gli incontri prevedono l’apprendimento di una serie di esercizi studiati allo scopo di raggiungere un rilassamento e favorire l’introspezione e la consapevolezza di sé. Il percorso è articolato in 8 incontri di gruppo di un’ora e mezza ciascuno. Il primo incontro di orientamento individuale è gratuito. Durante gli incontri si svolgeranno attività pratiche finalizzate all’apprendimento delle tecniche del Training Autogeno.
I conduttori dei gruppi sono:
Dott.ssa Luana Berlich, Psicologa e Psicoterapeuta della Gestalt e operatore in T.A.
Dott.ssa Perrone Mariacatena, Psicologa e Psicoterapeuta della Gestalt e operatore in T.A.
 

Recupera le tue energie, rigenera il corpo e la mente, riduci l’ansia e lo stress

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gesto pittorico

la comprensione del gesto pittorico e il sistema dei neuroni specchio

-Alessandro Vizzi.

Recentemente in ambito neuroscientifico si è mostrato un notevole interesse nei riguardi dell’empatia, soprattutto in seguito alla scoperta nel cervello umano del sistema dei neuroni specchio (Rizzolatti, Craighero, 2004), (Rizzolatti, Sinigaglia, 2006). La scoperta di questa particolare classe di neuroni ha suggerito, infatti, che l’empatia si caratterizza come “una spinta biologica” alla comprensione sia del mondo degli oggetti (incluse le opere d’arte), sia di quello dell’“altro”, intendendola nell’accezione ampia di un legame immediato e interpersonale.

In particolare è stato osservato come una classe di questi neuroni, detti “canonici”, risponde all’osservazione di oggetti le cui caratteristiche fisiche sono correlate con il tipo di azione codificato da quegli stessi neuroni, e che quindi verrebbero analizzati da parte del soggetto in termini di azioni potenziali: vedere un oggetto significherebbe evocare automaticamente l’azione che si compirebbe con esso.

I processi sensoriali, dunque, costituirebbero non solo il presupposto dell’azione, ma anche parte dell’azione stessa: la visione non sarebbe un processo puramente disinteressato, o addirittura “passivo” rispetto all’azione, ma finalizzato a una possibile interazione con il mondo, rispondendo selettivamente a specifici stimoli tridimensionali.

Il significato funzionale di tali risposte appare chiaro se riconsideriamo la nozione di affordance introdotta da James J. Gibson (1999) con la teoria ecologica della visione, secondo cui la percezione visiva di un oggetto comporterebbe l’immediata e automatica selezione delle proprietà intrinseche che ci consentono di interagire con esso.

L’autore afferma, infatti, che le informazioni sono già presenti nell’assetto ottico, nella stimolazione come si presenta direttamente al soggetto; e da questi possono essere colte direttamente, senza dover ricorrere a sistemi computazionali, a flussi di informazioni o a strutture rappresentazionali.

Le informazioni hanno senso per l’organismo che le coglie direttamente in quanto affordances presentate dall’ambiente in relazione al valore evolutivo che hanno per l’organismo stesso.

Vi sarebbe dunque congruenza fra la selettività delle risposte motorie (tipo di presa) e quella delle risposte visive (tipo di forma, taglia e orientamento dell’oggetto).

Percezione e azione sarebbero dunque processi interconnessi che non possono prescindere dal corpo, inteso sia come strumento organico-biologico (Körper), sia come luogo in cui tali fenomeni sono vissuti dall’individuo (Leib).

(…)

Tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXIV, 2011-2, Psicoterapia della Gestalt e Neuroscienze
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli

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disturbi delle relazioni

I disturbi delle relazioni sessuali: l’amore e il desiderio

-Nancy Amendt-Lyon.

La fenomenologia delle difficoltà nelle relazioni sessuali

Avendo scelto di esplorare i problemi delle relazioni sessuali dalla prospettiva della psicoterapia della Gestalt, quando penso alla portata di questo argomento, sento contemporaneamente eccitazione mista a timore. Il campo è vastissimo! So tuttavia di avere scelto un tema che mi sta molto a cuore e questo mi dà sostegno ed energia per affrontare un campo così grande, consapevole che solo una parte può essere affrontata all’interno di questo capitolo. Le difficoltà sessuali comprendono fenomeni che emergono nel momento in cui gli esseri umani si coinvolgono nella relazione con l’altro, all’interno del campo delle esperienze reciproche quando interagiscono e tentano di raggiungere e influenzare l’altro. Secondo la prospettiva gestaltica della teoria del campo, le difficoltà sessuali sono relazionali anche quando soltanto uno dei partner si sente sessualmente insoddisfatto, inadeguato, incapace di sperimentare piacere, inconsapevole dei suoi bisogni, confuso riguardo la scelta del partner, ansioso o depresso nel delinearsi del suo orientamento sessuale. Questo si riferisce alle esperienze di partner eterosessuali, omosessuali e bisessuali e va esplicitato che l’orientamento sessuale di per sé non può essere considerato un disturbo.

In sintesi, i problemi delle relazioni sessuali si manifestano con la difficoltà di percepire le sensazioni e l’eccitazione sessuale, di lasciar crescere la tensione sessuale, di sostenere il contatto durante il culmine dell’eccitazione sessuale, di lasciarsi andare all’orgasmo, così come rimanere e gustare il sentirsi appagati dopo la soddisfazione. Il disagio o la confusione sulla propria identità sessuale può far desiderare di vivere la vita come una persona del sesso opposto, sia vestendone gli abiti sia desiderando di cambiare sesso ricorrendo ad interventi chirurgici o cure ormonali. La sofferenza nella preferenza sessuale, includono le parafilie, esperienze violente, fantasie di eccitazione sessuale, impulsi sessuali intensi o episodi comportamentali che coinvolgono bambini, individui non consenzienti, oggetti o esseri non umani. Questi disturbi possono inoltre comportare l’umiliazione di sé stessi, del proprio partner o causare loro sofferenze fisiche o emotive.

La situazione co-creata

Quando approfondiamo i temi sessuali in psicoterapia, come professionisti o teorici, dobbiamo essere pronti a rivolgere la nostra attenzione all’attrazione sessuale, alla sensualità e ai momenti d’intimità che si vivono all’interno della situazione terapeutica. Un aspetto essenziale del modo in cui ci rapportiamo a questi aspetti in terapia è legato a come gestiamo la nostra identità sessuale e la nostra sessualità. Di conseguenza, le mie riflessioni sono quelle di una donna eterosessuale, di mezza età, impegnata in una relazione stabile e madre di due figli maggiorenni. Il modo in cui percepisco e mi relaziono ai miei pazienti riflette questa realtà, e viceversa. Ciò non mi ha proibito di lavorare con pazienti che non hanno il mio stesso orientamento sessuale, inclusi gay e lesbiche, bi- sessuali, ermafroditi e transessuali (ogni abitudine sessuale può produrre sentimenti di ansia, di ostilità, o discriminazione verso chi – siano essi una maggioranza o una minoranza – pratica forme di sessualità poco comuni). La capacità di sentire, contenere, affrontare ed esprimere in modo adeguato la nostra sessualità all’interno della situazione terapeutica è una competenza preziosa.

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Tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXVII, 2014-1, I vissuti sessuali in psicoterapia
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli

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Mindfulness

Mindfulness e psicoterapia della Gestalt: pratiche di consapevolezza

-Corso introduttivo alla Mindfulness Based Stress Reduction-MBSR (II ed.).
 
“Finchè siamo vivi e respiriamo,
c’è molto più di positivo in noi
che non di negativo”
J.Kabat-Zinn

 
La mindfulness viene denita da Jon Kabat-Zinn come la consapevolezza che emerge attraverso il prestare attenzione allo svolgersi dell’esperienza momento per momento, con intenzione, nel presente e con un atteggiamento non giudicante.
Nell’introduzione al primo volume di “Teoria e Pratica della Terapia della Gestalt”, Perls, Hefferline e Goodman affermano che scopo del loro metodo è quello di analizzare la funzione del contatto e di accrescere la consapevolezza della realtà. Nel concetto di consapevolezza la psicoterapia della Gestalt e la  Mindfulness trovano una matrice comune.
L’Istituto di Gestalt HCC Italy propone un corso con protocollo MBSR ( Metodo per la riduzione dello stress basato sulla consapevolezza di mindfulness), sviluppato dal Prof. Jon Kabat-Zinn alla ne degli anni ’70 presso l’Università di Worcester (Boston), che offre un’introduzione alla meditazione di consapevolezza adatta ai contesti clinici e psicosociali.
Negli anni, per le sue potenzialità cliniche, preventive e riabilitative, ha trovato spazio in programmi di intervento negli ospedali, nelle carceri, nelle scuole ed in varie organizzazioni al ne di affrontare molte delle problematiche sia siche che psicologiche legate allo stress.
 

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sogno

Il sogno rivela parte di noi

Quante volte al nostro risveglio percepiamo felicità, angoscia o tristezza per un sogno appena emerso alla nostra memoria?
Hai mai pensato che ciò che sogniamo possa rivelare parte di noi stessi?
La Dott.ssa Laura Tirrò, specializzata presso l’Istituto di Gestalt HCC Italy, ha approfondito il tema del sogno evidenziando la sua importanza nella psicoterapia della Gestalt.

Il sogno è un’esperienza quotidiana che accomuna tutti gli esseri umani e che non si ferma mai durante tutto l’arco della vita.
Il sogno riflette ciò che è importante in un dato momento, sintetizzando i ricordi del passato, i problemi del presente e i presagi per il futuro.

In psicoterapia della Gestalt, lavorare con i sogni è parte integrante e fondamentale del processo terapeutico. La terapia gestaltica non interpreta il sogno ma lo osserva, come manifestazione di parti di noi stessi.
Il sogno cerca di dirci qualcosa, si relaziona con noi e con il mondo in cui abitiamo. Il sogno ha radici nel presente e del nostro presente ci parla, fornendoci un’ottima occasione per scoprire i “buchi” della nostra personalità.

In un dialogo tra lo psicoterapeuta della Gestalt e il paziente viene chiesto di raccontare il sogno al tempo presente affinchè il paziente possa entrare in contatto con esso, rivivendolo, nel qui e ora della narrazione.
La bellezza del sogno sta nello scoprire, esplorandolo, che rappresenta un atto creativo ricco di significato.
Ogni aspetto del sogno, ogni personaggio coinvolto, ogni elemento, ogni stato d’animo, è parte integrante del nostro sè frazionato. Attraverso il sogno, raccontato durante la seduta,  il paziente comunica qualcosa che altrimenti non riuscirebbe a comunicare. Così il sogno aiuta il paziente a liberarsi di pensieri e sentimenti trattenuti e a comunicare in modo diretto con il terapeuta, senza doversi chiudere in se stesso.

Dott.ssa Laura Tirrò
Psicologa, Psicoterapeuta della Gestalt

mentalità

La mentalità evolutiva in psicoterapia

Conversazione tra Massimo Ammaniti e Margherita Spagnuolo Lobb.

Margherita Spagnuolo Lobb: Buongiorno Massimo, grazie per avere accettato di dialogare con me sull’approccio evolutivo della psicoterapia. Lungi dalla pretesa di parlare di una teoria evolutiva, questo dialogo vuole essere un tentativo di creare un confronto tra la mentalità evolutiva proposta dal nostro Istituto e il tuo pensiero.

La terapia della Gestalt è nata proprio da una critica alla teoria evolutiva freudiana. Il suo fondatore, Frederick Perls, propose il concetto di aggressione dentale per indicare quella fase nello sviluppo in cui il bambino, mettendo i denti, diventa capace non solo di aggredire il cibo, ma anche il mondo, nel senso che riesce a destrutturare la realtà con un ad-gredere che implica un’energia fondamentale per la sua sopravvivenza. A quei tempi era una cosa abbastanza nuova all’interno della psicoanalisi; gli impulsi venivano considerati fondamentalmente come qualcosa da sublimare, e non da sostenere.

Questa nuova prospettiva implicava necessariamente una fiducia non solo negli impulsi, ma anche nell’autoregolazione dell’interazione individuo/società e uomo-natura, laddove queste realtà venivano per lo più intese in senso dicotomico, per cui impulso e regola sociale erano concepiti come inconciliabili. L’appartenenza appassionata a questa nuova prospettiva portò i terapeuti della Gestalt a disinteressarsi deliberatamente dello sviluppo di una teoria evolutiva gestaltica, come se interessarsi al passato potesse distrarre da un qui e ora auto-regolantesi e dalla freschezza del contatto. Dagli anni ’80 in poi, però, quando i disturbi gravi iniziarono a diffondersi maggiormente, riferirsi ad un approccio evolutivo che aiutasse a costruire una mappa dell’evoluzione della personalità del paziente, è diventato importante, sia per una diagnosi differenziale che per impostare il tipo di trattamento. Tale mappa deve però consentirci di mantenere la spontaneità della relazione terapeutica, in modo da salvaguardare l’esperienza nel suo continuo divenire.

Le tradizionali teorie stadiali dello sviluppo cognitivo e affettivo si rivelano poco adatte al pensiero fenomenologico e alla descrizione dell’evoluzione della competenza relazionale al contatto.

Obbedendo ad un ordine cronologico, e ad una successione di funzioni progressivamente acquisite ed integrate gerarchicamente, il concetto di stadio implica il passaggio da uno stato di immaturità ad uno di maturità. A mio avviso, in psicoterapia, leggere lo sviluppo del paziente in termini di organizzazione stadiale maturativa limita il nostro pensiero a vissuti e comportamenti considerati aprioristicamente più o meno appropriati e maturi. Questo sguardo non ci consente di apprezzare la bellezza, l’armonia con cui sempre la persona affronta la propria crescita, che a mio avviso costituiscono il cuore dell’intervento terapeutico: il sostegno a ciò che già funziona e all’intenzionalità di contatto, concetti che rientrano in quello che sinteticamente chiamo il now-for-next.

Le moderne ricerche evolutive sembrano andare più sul versante del concepire le capacità relazionali del bambino come domini.

Man mano che noi vediamo il bambino, come uno spaccato nei vari anni della sua vita, non guardiamo a degli stadi, cioè a delle competenze stadiali che presuppongono le competenze precedenti, ma guardiamo a come queste capacità, queste competenze relazionali s’intrecciano tra loro. Il punto allora per noi clinici gestaltici è non tanto costruire una teoria evolutiva, quanto acquisire una “mente terapeutica evolutiva”, capace di vedere come l’intreccio di certe capacità si rivela nel qui e ora della seduta e include un “desiderio” di movimento, di evoluzione. Ciò che occorre allo psicoterapeuta della Gestalt è una “mente evolutiva estetica” (capace di vedere l’armonia, ciò che già funziona), più che una mappa epigenetica o uno schema fasico dello sviluppo.

Tu hai sviluppato nel tuo pensiero, in qualche modo, l’idea di una certa flessibilità nello sviluppo, di un’acquisizione di capacità sempre più complesse del bambino. Cosa pensi di questa che secondo me è una dicotomia tra la prospettiva stadiale e maturativa e la prospettiva che sottolinea la complessità e l’armonia insita nello sviluppo?

Massimo Ammaniti

Il concetto di stadio è stato molto utilizzato dalle teorie evolutive sia in ambito dello sviluppo affettivo che cognitivo.

Nella teoria psicoanalitica l’idea tradizionale era che l’individuo passasse attraverso una serie di fasi, che come sappiamo andavano dalla fase orale, alla fase anale, alla fase fallica, alla latenza per poi arrivare nell’età dell’adolescenza al primato della fase genitale. Soprattutto nelle teorie cliniche, lo stadio, e questo è uno dei limiti, veniva considerato un periodo rilevante anche ai fini di una vulnerabilità che si impiantava in una certa fase e che poi si sarebbe sviluppata successivamente.

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Tratto da Quaderni di Gestalt, vol. XXV, 2012-2, La prospettiva evolutiva in psicoterapia della Gestalt
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli

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VIENI A CONOSCERE IL PIANO FORMATIVO DELL’ISTITUTO DI GESTALT HCC ITALY 

congratulazioni

Congratulazioni ai nuovi psicoterapeuti della Gestalt!

Giorno 11 Maggio 2018 presso la sede di Milano dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, hanno completato il percorso formativo, discutendo la propria tesi di specializzazione:
 
CARLINI CINZIA Titolo Tesi “Sett-ing: evoluzioni e storia di navigazioniRelatore: Dott. Gianni Francesetti

IMPERATO ROBERTO Titolo Tesi “Primum non nocere: per una “Gestalt” etica. Riflessioni su come evitare di ritraumatizzare il paziente nell’incontro clinico” – Relatore: Dott. Bernd Bocian

SALA DANIELA Titolo Tesi “COME NUVOLE IN VIAGGIO: storie di corpi e anime tra terra e mare. Uno sguardo gestaltico all’incontro con giovani richiedenti asilo” – Relatore: Dott. Giuseppe Cannella

COLLI MARZIA Titolo Tesi “Il lavoro terapeutico gestaltico nel contesto ospedaliero: dall’etica della scelta all’estetica della relazione” – Relatore: Dott. Fabrizio Demaria

PAPPALARDO GIULIA NORA Titolo Tesi “Sintonizzazione genitoriale e vulnerabilità alle addiction: alcuni dati di ricerca” – Relatore: Dott. Giancarlo Pintus

MARTONE MELANIA Titolo Tesi “L’obesità: al di là del corpo visibile” – Relatore: Dott.ssa Elisabetta Conte

MARIANO CARLA Titolo Tesi “Dal respiro alla gestione delle emozioni attraverso la meditazione e la terapia della Gestalt” – Relatore: Dott.ssa Elisabetta Conte

LIMITI MATTEO Titolo Tesi “L’amore che non nutre ma che ammala: un’analisi bio-psico-sociale della dipendenza affettiva” Relatore: Dott.ssa Marialuisa Grech

MORDOCCO ELISA Titolo Tesi “Dilemma del porcospino e danza relazionale” – Relatore: Dott.ssa Elisa Profeta

Ai nuovi psicoterapeuti della Gestalt l’augurio di un prospero futuro personale e professionale, ispirato ai valori umani e terapeutici caratterizzanti il modello gestaltico ed improntato ad una crescita sempre arricchente.

Congratulazioni a tutti voi!

paura

La paura di volare: psicoterapia della Gestalt ad alta quota

La paura di volare è un disagio estremamente diffuso che coinvolge una porzione della popolazione variabile dal 10% al 40%, in base all’intensità della paura sperimentata (Van Gerwen, et al., 1997). Le sensazioni somatiche provate durante le fasi di un volo in aereo sono estremamente particolari e mettono l’uomo a confronto con il cielo, con il senso del vuoto, con il potere della tecnica aeronautica.

In aereo, i sensi dei passeggeri vengono catturati dalle condizioni climatiche esterne al mezzo di trasporto e, contemporaneamente, dalle condizioni interne allo stesso. Da un punto di vista estetico e fenomenologico i passeggeri si trovano immersi in un campo complesso e pluristratificato, all’interno del quale assumono fondamentale importanza le sensazioni somatiche che affiorano alla consapevolezza, talvolta in forte contrasto tra loro: cruciale importanza assume il rapporto che lega la respirazione all’ansia.

Wilhelm e Roth (1998) hanno dimostrato che, durante un volo in aereo, fattori come eccitazione, effetto novità, variazioni di pressurizzazione della cabina e aumenti della temperatura possono determinare incrementi nella frequenza respiratoria e nella velocità del flusso inspiratorio analoghi a quelli determinati dalla paura di volare. A conclusione del loro studio, gli autori hanno dichiarato che l’iperventilazione sembra essere un effetto aspecifico del volare piuttosto che un sintomo della paura.

L’esperienza del volo in aereo è una prova specifica della complessità del rapporto tra campo e corporeità: il campo, infatti, è generato dalla corporeità e contemporaneamente la genera (Robine, et al., 2015).

Lo psicoterapeuta della Gestalt, sensibile alla propria esperienza corporea in contatto con la corporeità del paziente, colloca tale esperienza del “tra” come essenza dell’esperienza terapeutica. È nel “tra” del contatto tra psicoterapeuta e paziente che emerge la figura creativa capace di sostenere l’intenzionalità di contatto del paziente e, nello stesso tempo, di modificare le sue rigidità percettive (Spagnuolo Lobb, 2013).

Un percorso psicoterapeutico specificatamente volto alla cura della paura di volare è un percorso che prevede una relazione terapeutica che porti il paziente ad un avvicinamento graduale alla situazione temuta e che lo sostenga durante l’esperienza di un volo di linea.

In aereo l’incontro tra paziente e psicoterapeuta gode di un intenso dinamismo. Il paziente chiede aiuto per superare la paura di volare, in un determinato momento della propria vita, per riappropriarsi in maniera più consapevole della capacità di occupare lo spazio e di muoversi liberamente attraverso di esso. Le peculiarità del campo ad alta quota mettono a dura prova la naturale evoluzione dell’intenzionalità di contatto del paziente: la ‘tempesta sensoriale’, che coinvolge paziente e terapeuta insieme, getta la materia grezza della figura dentro uno stampo i cui confini si delimitano nel qui ed ora, con una velocità simile a quella con cui l’aereo vola in cielo. Emergono figure eteree che si innestano nel percorso di vita del paziente offrendo a questi una nuova possibilità di orientarsi, distaccandosi da affetti, luoghi, memorie, rappresentazioni di sé, opportunità, per riattaccarsi a questi con una percezione rinnovata.

Dott. Domenico Scarpaci
Psicologo, psicoterapeuta della Gestalt

Riferimenti:

Robine, J.M., Mione, M., Lobb, M. S., Francesetti, G., & Cavaleri, P. A. (2015). “Il campo e la situazione, il self e l’atto sociale essenziale. Intervista a Jean-Marie Robine. Commento di Margherita Spagnuolo Lobb/Commento di Gianni Francesetti/Commento di Pietro Andrea Cavaleri”. Quaderni di Gestalt, 9-24.

Spagnuolo Lobb, M. (2013). “Il corpo come” veicolo” del nostro essere nel mondo. L’esperienza corporea in psicoterapia della Gestalt”. Quaderni di Gestalt, 41-65.

Van Gerwen, L. J., Spinhoven, P., Diekstra, R. F., & Van Dyck, R. (1997). “People who seek help for fear of flying: Typology of flying phobics”. Behavior Therapy, 28(2), 237-251.

Wilhelm, F. H., & Roth, W. T. (1998). “Taking the laboratory to the skies: Ambulatory assessment of self-report, autonomic, and respiratory responses in flying phobia”. Psychophysiology, 35(5), 596-606.

Quaderni di Gestalt

Alla scoperta dei Quaderni di Gestalt

Quaderni di Gestalt è dal 1985 la rivista italiana di psicoterapia della Gestalt. Ha dato voce al dialogo costante che questa scuola ha attuato con la comunità psicoterapica italiana ed internazionale, nonché all’evoluzione di modelli teorici e clinici originali, tradotti poi all’estero. Caratterizzata sin dalla fondazione dallo spirito di una comunità di apprendimento/insegnamento, la Rivista inizia dal 2009 una nuova collaborazione scientifica con le scuole italiane di psicoterapia della Gestalt, cogliendo un segno ed una necessità dei tempi.
Basata sui valori estetici come etica delle relazioni di cura e sui processi di adattamento creativo come principio di sanità, la Rivista ha l’obiettivo di mantenere la scienza vicina alla vita, la ricerca vicina ai problemi clinici. E’ rivolta a psicoterapeuti e a professionisti delle relazioni di aiuto.
La rivista ha la capacità di aprirsi all’attenzione di tutti gli esperti, studiosi e professionisti interessati al confronto multidisciplinare, prendendosi cura delle nuove forme del malessere e delle nuove fragilità delle persone.
I contenuti dell’ultimo volume,  2017/1 – vol. XXX, racchiudono il contributo di molti esponenti internazionali come Madeleine Fogarty, Dan Bloom, Sunil Bhar, Stephen Theiler, Leanne O’Shea, Serge Ginger e Margherita Spagnuolo Lobb. Insieme affrontano argomenti attuali nel campo della psicoterapia della Gestalt come l’epistemologia, la ricerca e la clinica. Il volume mette in risalto l’esperienza condotta in campo pratico in una seduta di psicoterapia rispondendo alla domanda Che cosa fanno i terapeuti della Gestalt nella pratica clinica?  
Questo e molto altro rende i Quaderni di Gestalt la principale rivista di psicoterapia della Gestalt in Italia, con la consapevolezza e la voglia di portare avanti la Ricerca e la Clinica.
 

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