Palermo, 15 aprile 2016 SEMINARIO IN POST-CONTATTO: NON SO CHI SONO. NON SO SE CI SONO

Le esperienze dissociative nella clinica gestaltica

con T. Borino e B. Crescimanno

«Nell’approccio gestaltico oltre a vedere queste forme dissociative in un’ottica dimensionale, aggiungiamo una lettura relazionale che le colloca lungo un continuum che va dalla spontaneità del contatto (capacità di adattarsi nel contatto con l’ambiente senza perdere la flessibilità e la presenza, la consapevolezza) all’assenza di consapevolezza al confine, alla desensibilizzazione del sé-in-contatto provocata da processi ansiogeni.
Una peculiarità dell’ottica dimensionale della psicoterapia della Gestalt è lo sguardo alle dissociazioni come adattamento creativo del processo di contatto con l’ambiente. Esso consente di leggere l’esperienza dissociativa all’interno di un accadimento relazionale: “Mi dissocio con te”. Questa peculiare ottica colloca l’intervento gestaltico nella cornice di una necessaria relazionalità: il terapeuta deve innanzitutto fornire quel ground relazionale che consente al paziente di recuperare la spontaneità del processo di contatto rimasto per così dire “sospeso”».
Margherita Spagnuolo Lobb, Valeria Rubino
(Da QdG 2015/1 Vol XXVIII – La psicopatologia in psicoterapia della Gestalt – II)
L’evento fa parte del ciclo di seminari in post-contatto dedicati alla formazione continua in psicoterapia della Gestalt ed è rivolto a tutti gli ex-allievi dell’Istituto di Gestalt HCC.

Per info e prenotazioni scrivere a info@gestalt.it

Intervista a Margherita Spagnuolo Lobb. La psicoterapeuta: “I figli di genitori gay? Più socievoli e bene adattati di altri”

La dottoressa Margherita Spagnuolo Lobb, direttore dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, spiega perché non solo non ci non ci sono prove certe del fatto che crescere in una famiglia gay possa avere ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale del bambino, ma al contrario ci sono ricerche che provano che i bimbi cresciuti in un contesto di omogenitorialità abbiano maggiori capacità di adattamento alla società e all’ambiente esterno. Ecco che cosa cambia per un bambino che cresce in una famiglia gay e quali problemi potrebbe avere
Su unioni civili e stepchild adoption si stanno scontrando pediatri ed esperti: se alcuni ritengono che crescere con due mamme o due papà possa avere ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale del bambino, altri affermano che non ci sono prove certe che ciò possa avvenire.
Secondo la dottoressa Margherita Spagnuolo Lobb, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Gestalt Hcc Italy, “non solo non ci sono prove certe del fatto che crescere in una famiglia gay possa avere ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale del bambino, ma al contrario ci sono ricerche che provano che i bimbi cresciuti in un contesto di omogenitorialità sono sanissimi e forse più socievoli e bene adattati di altri. Dobbiamo sempre riportare ciò che osserviamo al contesto in cui viviamo – dice l’esperta -. Una realtà che presa in se stessa ci sembra assurda (un decennio fa non avremmo mai immaginato che una coppia di omosessuali potesse concepire, anche se con pratiche eterologhe, figli propri), considerata nel contesto a cui appartiene può apparirci normale. Oggi è tutta l’antropologia dell’umano che sta cambiando. L’identità di genere, così come molti altri valori una volta sicuri, non è più scontata. I conflitti all’interno delle famiglie sono molto frequenti, così come la violenza, che a volte si genera proprio da una mancanza di sensibilità corporea, e da una rabbia folle, che non vede l’altro. Davanti a questo cambiamento delle relazioni intime e sociali, tutte le forme di amore e di rispetto per l’altro assumono un valore salvifico. Ciò che conta non è amare il sesso ‘giusto’, ciò che conta è amare l’altro che si riesce ad amare”.
Che cosa cambia a livello psichico tra un bambino che cresce con mamma e papà e uno che cresce con due genitori gay?
“Innanzitutto per un bambino è importante la serenità dell’ambiente in cui cresce. Se i genitori sono gay e si rispettano, si amano, sono aperti alla vita, e rispettano la diversità del bambino, lui coglierà questi valori: si sentirà rispettato e sceglierà liberamente la propria identità. Insomma lo zoppo impara a zoppicare innanzitutto per come si sente trattato. Il bambino che viene umiliato e ferito, comunicherà molto più facilmente umiliando e ferendo l’altro, gli sarà molto più difficile comunicare amando e rispettando l’altro. Oggi occorre ancorarci a questo valore, non al valore di una sessualità ‘normale’ che dovrebbe generare normalità. Nella nostra società nulla è più normale. L’identità di genere è qualcosa che si sente, non qualcosa che si impara. L’omosessualità non dipende dagli influssi ambientali (tranne che per rari casi di abusi subiti nell’infanzia in cui si perde il contatto con il proprio corpo)”.
 
Quali problemi potrebbe avere un bambino cresciuto in una famiglia gay?
“Da un punto di vista intimo, penso gli stessi che avrebbe un bambino ​cresciuto con genitori eterosessuali. I problemi psicologici vengono sempre da un clima familiare che rende difficile al bambino differenziarsi: genitori o troppo invadenti o troppo freddi. Se consideriamo invece il caso di un bambino cresciuto amorevolmente da una coppia omosessuale, mi sembra chiaro che la società gli fa un danno se non riconosce ad uno dei due genitori il diritto/dovere di aiutarlo a crescere nel caso in cui l’altro dovesse mancare”.
 
Perché la società sembra non essere pronta ad accettare la famiglia gay?
“La società stenta a mettersi al passo con l’evoluzione dell’antropologia umana. Così si arrocca su concetti che ormai sono obsoleti: l’amore naturale o contronatura, per esempio. E l’amore di un uomo che violenta brutalmente la propria donna (fatti di cronaca che sono all’ordine del giorno ormai) è più naturale dell’amore rispettoso di una donna verso la compagna? La natura, come la società, non ci protegge più, non è un concetto a cui possiamo fare riferimento. Forse l’amore che trascende i sessi e le situazioni è un concetto a cui oggi possiamo fare riferimento”

UNA MENTE ESTETICA SOMATO-EVOLUTIVA

Ritengo che nel loro lavoro clinico i terapeuti della Gestalt abbiano bisogno di una mente estetica somato-evolutiva, più che di una mappa epige-netica o di uno schema di tappe evolutive.
Per orientare la nostra diagnosi e il nostro intervento, dobbiamo rintracciare nel corpo e nelle parole del paziente l’evoluzione delle sue capacità di contatto e il loro attuale intreccio; per comprendere quanta freschezza e vitalità contengano, non abbiamo bisogno di riferirci a degli stadi maturativi. Il linguaggio terapeutico deve partire dalle “ragioni del corpo” del paziente, per usare le parole di Nietzsche (1883), così come esse si riverberano nel corpo del terapeuta.

Margherita Spagnuolo Lobb

AUGURI AI NUOVI PSICOTERAPEUTI DELLA GESTALT!

Giorno 15 Gennaio 2016 presso la sede di Siracusa e giorno 29 Gennaio 2016 presso la sede di Palermo dell’Istituto hanno discusso la propria tesi di specializzazione i colleghi:
Dott.ssa MARIA RITA COMO Titolo Tesi “Evento nascita: la prospettiva della Pdg nella preparazione al parto” – Relatore: Dott.ssa Isabella Porrovecchio
Dott.GIUSEPPE COSTANZA Titolo Tesi “Achille non aveva solo il tallone. La magia dell’ironia nella Gestalt Therapy” – Relatore: Dott. Salvatore Armando Cammarata
Dott.ssa SIMONA BOTTO Titolo Tesi “Il Sé nel cambiamento incarnato: dalla relazione alla neurofisiologia” – Relatore: Dott. Piero Cavaleri
Dott.ssa MARIA PAOLA CAMPISI Titolo Tesi “Borderline: La forma dell’acqua. Dalla liquidità dei legami alla relazione come contenitore” – Relatore: Dott. Giuseppe Sampognaro
Dott.ssa ANTONELLA RIZZA Titolo Tesi “Il traumatico percorso dei migranti dall’Africa all’Europa. Metodi d’intervento secondo l’approccio gestaltico” – Relatore: Dott.ssa Stefania Pagliazzo
 

Ai nuovi psicoterapeuti della Gestalt l’augurio di un futuro ricco di soddisfazioni professionali. Che possiate portare nel mondo i valori umani, sociali e scientifici cui la psicoterapia della Gestalt si ispira.

IL CAMPO DI RELAZIONE

Tutti i bambini passano attraverso una sequenza simile di schemi durante il loro sviluppo, ma ciascun bambino li realizza in maniera differente e manifesta l’unicità della sua relazione con l’ambiente che lo accudisce. Un’informazione vitale sulla vita psichica del bambino si rivela nei suoi schemi di movimento.
Gli schemi non sono del bambino, e nemmeno dell’ambiente, bensì del campo di relazione. È all’interno del contesto di queste interazioni che il bambino forma: il respiro, la gestualità, la postura e l’andatura, dando ulteriori informazioni alla relazione.

Ruella Frank

MILANO, 20 febbraio 2016 – 3 marzo 2016 SUPERVISIONI PER GIOVANI TERAPEUTI con Roberta La Rosa e Paola Zarini

Avviare l’attività come psicoterapeuta dopo la Specializzazione è un passaggio importante e delicato.
I gruppi di supervisione proposti sono rivolti esclusivamente a giovani psicoterapeuti che abbiano concluso la Scuola di Specializzazione. Intendono offrire uno spazio di sostegno e di confronto, affinché i giovani colleghi possano affermarsi nel mondo professionale, continuando a considerare i didatti dell’Istituto punti di riferimento per i loro dubbi clinici e a nutrire la loro appartenenza alla comunità gestaltica.
Gli incontri saranno aperti ad un massimo di 7 partecipanti. Il setting di piccolo gruppo consentirà di dare spazio ad ogni singola domanda di supervisione portata dai partecipanti.
 

Per maggiori info scrivi a info@gestalt.it

IL CORPO, PRINCIPIO DELL’ESPERIENZA

Il lavoro corporeo gestaltico non è rendere esplicito ciò che è implicito, né favorire la catarsi di un’emozione repressa, ma sostenere il gesto mancato che cerca di svilupparsi al confine di contatto con il terapeuta, di cui anche la parola fa parte.
Non è importante l’uso di tecniche corporee, ma la mentalità del considerare il corpo come principio dell’esperienza.

Margherita Spagnuolo Lobb

“NUOVI SVILUPPI DELLA TEORIA DEL SÉ E RISVOLTI CLINICI RIFLESSIONI CLINICHE PER PSICOTERAPEUTI”

SIRACUSA – MILANO – PALERMO

Con Margherita Spagnuolo Lobb

 
I seminari di supervisione programmati per il 2016 saranno occasione di approfondimento e di aggiornamento su alcuni concetti fondamentali del modello gestaltico.
Si tratta di tre seminari focalizzati su altrettanti temi clinici che colgono l’attualità e il fascino della psicoterapia della Gestalt contemporanea. Ogni incontro includerà momenti teorici ed esperienze personali e offrirà opportunità di scambio tra colleghi e di aggiornamento sulle nuove abilità terapeutiche oggi richieste. Essere efficaci con i nostri pazienti implica dare un contributo generativo alla comunità di cui facciamo parte.
Il corso, a numero chiuso, è riservato a psicoterapeuti della Gestalt e di altri approcci.
 
Per consultare il programma e le date per ciascuna delle tre sedi clicca qui

PUBBLICAZIONE Quaderni di Gestalt 2015/1 VOL XXVIII LA PSICOPATOLOGIA IN PSICOTERAPIA DELLA GESTALT – II PARTE

Abbiamo il piacere di comunicarvi l’uscita del nuovo numero dei Quaderni di Gestalt, 2015/1 Vol XXVIII, anch’esso dedicato, come il precedente, al tema della psicopatologia in ambito gestaltico.
 
Davanti alla grandiosità del terapeuta,
il paziente o l’allievo non possono far altro che crogiolarsi.
Gary Yontef
«La scelta di pubblicare un secondo volume sulla psicopatologia nasce dal desiderio di trasmettere ai nostri lettori l’ampio patrimonio di studi, ricerche e strumenti didattici sulla clinica gestaltica, orientata da una prospettiva di campo, a cui l’Istituto di Gestalt HCC Italy ha contribuito in maniera significativa ormai da un decennio. La frase in epigrafe segna il fil rouge che unisce lo spirito di questi studi e degli articoli di questo numero: la reciprocità e relazionalità dell’incontro terapeutico. Scommettendosi nella mutevolezza e nel rischio del campo fenomenologico condiviso, il terapeuta declina nel qui e ora dell’incontro terapeutico l’umiltà dell’essere-con».
Dall’editoriale a cura di Margherita Spagnuolo Lobb e Teresa Borino

L’ESPERIENZA DISSOCIATIVA IN PSICOTERAPIA DELLA GESTALT

Nell’approccio gestaltico oltre a vedere queste forme dissociative in un’ottica dimensionale, aggiungiamo una lettura relazionale che le colloca lungo un continuum che va dalla spontaneità del contatto (capacità di adattarsi nel contatto con l’ambiente senza perdere la flessibilità e la presenza, la consapevolezza) all’assenza di consapevolezza al confine, alla desensibilizzazione del sé-in-contatto provocata da processi ansiogeni.
Una peculiarità dell’ottica dimensionale della psicoterapia della Gestalt è lo sguardo alle dissociazioni come adattamento creativo del processo di contatto con l’ambiente. Esso consente di leggere l’esperienza dissociativa all’interno di un accadimento relazionale: “Mi dissocio con te”. Questa peculiare ottica colloca l’intervento gestaltico nella cornice di una necessaria relazionalità: il terapeuta deve innanzitutto fornire quel ground relazionale che consente al paziente di recuperare la spontaneità del processo di contatto rimasto per così dire “sospeso”.
 

Margherita Spagnuolo Lobb, Valeria Rubino
(Da QdG 2015/1 Vol XXVIII – La psicopatologia in psicoterapia della Gestalt – II)