La ferita del confine
Il disturbo borderline di personalità affronta un dramma umano molto più complesso rispetto a quello della repressione delle emozioni e conseguente mancanza di autonomia. Esso appartiene al campo esperienziale più delicato, in cui il dire le proprie emozioni porta ad un’espansione di sé che è sempre drammaticamente conflittuale: un senso profondo di scissione porta allo stesso tempo ad odiare il contatto con l’altro. La ferita vissuta da queste persone riguarda proprio il confine di contatto: la difficoltà di definirsi in modo solido e di definire il movimento del sé rispetto all’ambiente, l’io rispetto al tu.
Margherita Spagnuolo Lobb
Catania, 11 aprile 2015 Seminario conclusivo del “Master in psicodiagnostica”
Si è concluso, dopo sei mesi di attività formative, il Master in Psicodiagnostica. Un percorso intenso, iniziato a Catania nel mese di ottobre, durante il quale è stato approfondito lo studio dei principali strumenti psicodiagnostici utilizzati in ambito scolastico, peritale, clinico, neuropsicologico.
Obiettivo del corso è stato quello di fornire ai partecipanti occasioni per sperimentarsi nell’uso degli strumenti, attraverso esercitazioni di gruppo in aula e attraverso una piattaforma on-line supervisionata dai docenti. Il Master si è articolato in 14 moduli formativi ed ha coinvolto docenti universitari e didatti dell’Istituto di Gestalt HCC Italy.
Si è curato molto ciò che fa da sfondo alla somministrazione degli strumenti, ovvero la finalità della diagnosi e la cornice relazionale all’interno della quale è inserito il processo diagnostico. L’attenzione dunque è stata posta soprattutto sul modus operandi, sull’atteggiamento e sul vissuto del diagnosta nel corso della somministrazione e della restituzione, principalmente attraverso simulate in coppia, seguite dal confronto nel grande gruppo.
L’obiettivo terapeutico nell’ottica fenomenologica della psicoterapia della gestalt
L’obiettivo terapeutico fondamentale è quello di consentire all’individuo di integrare, cioè di sperimentare una gestalt per lui pregnante e ricca di senso e vitalità, a partire dalle sue caratteristiche relazionali così come si evidenziano nel campo dell’interazione. E tutto questo è possibile grazie ad una lettura dello sviluppo umano non più in chiave valutativa (a ogni fare una competenza, ad ogni carenza un sostegno compensativo), bensì in un’ottica autenticamente fenomenologica. Una modalità terapeutica che renda conto della autenticità della persona, del suo essere creativamente unica e proiettata nel next della sua umana avventura.
Giuseppe Sampognaro
(tratto da: “La teoria evolutiva in psicoterapia della Gestalt”, in Quaderni di Gestalt volume XXV 2012/2, La prospettiva evolutiva in psicoterapia della Gestalt)
I Quaderni raccontano: L’esperienza depressiva in adolescenza
Il sé, durante l’adolescenza, attraversa una fisiologica riorganizzazione, con importanti modificazioni della funzione es (trasformazioni corporee, percezione e riconoscimento di nuove sensazioni, emergere di nuovi bisogni ancora in via di definizione) e della funzione personalità (nuova definizione di sé e assimilazione dei cambiamenti connessi con il diventare adulti) (Perls et al., 1971).
Si rendono necessari nuovi adattamenti creativi relativi all’esperienza corporea, sfondo sempre presente nel processo di contatto, base sicura su cui poggiano sia il sentimento di esistere e di avere una identità (la pienezza del sentirsi un “io”), che il farsi azione di questa identità attraverso i gesti, le posture, le azioni che portano all’altro (Mione e Conte, 2012).
Essere Allievi per diventare Psicoterapeuti della Gestalt
Quando si diventa allievi, si accetta il rischio di entrare in un ambiente modificante, per poter realizzare una determinazione vocazionale. È questo che occorre rispettare innanzitutto quando ci si occupa di creare un ambiente formativo, il sostegno al now-for-next dell’allievo. La scelta del modello psicoterapico è come un vestito che si sceglie di indossare, che implica un codice mentale con cui guardare alle relazioni umane.
[…] Occorre bagnarsi nel mare dell’approccio scelto, fino in fondo, identificandosi pienamente con esso, per imparare un linguaggio coerente. È come possedere una mappa chiara e aperta per leggere le relazioni, come saper leggere uno spartito per suonare la musica.
Margherita Spagnuolo Lobb
Anche quest’anno l’Istituto di Gestalt HCC Italy ha attivato i nuovi corsi di specializzazione in psicoterapia, presso le tre sedi dell’Istituto: Siracusa, Palermo e Milano. Con impegno e creatività l’Istituto si assume la responsabilità di accompagnare nel percorso quadriennale i nuovi allievi che hanno scelto di diventare psicoterapeuti della Gestalt.
L’obiettivo è una formazione in gruppo che, con rigore scientifico ed attitudine umana, garantisca agli allievi la possibilità di ampliare i propri orizzonti di consapevolezza rispetto alla crescita personale e professionale, per giungere ad una conoscenza “incarnata” della sofferenza di cui il paziente è portatore.
Un caldo benvenuto ed i migliori auguri di un proficuo percorso formativo
a tutti i nuovi allievi!
I Quaderni raccontano: le crescite difficili
Quando questa costellazione gerarchica è presente fin dall’età precoce, si crea una condizione di estrema gravità perché il bambino incorpora il messaggio di non esistenza, di non considerazione e di non valore che ripetutamente riceve.
In questo modo il bambino non viene privato della sua autonomia ma derubato della possibilità di vivere una dipendenza sana, matrice della fiducia; viene privato dell’essere visto e rispecchiato dall’altro, esperienza che è il fondamento del senso di esistenza. Viene privato dell’essere interpretato dall’altro e dell’essere capito, che è la condizione per la validazione del pensiero proprio; viene privato del senso di essere amabile e interessante per il prossimo, che è il fondamento dell’autostima. Viene privato infine, della gioia dell’appartenenza che vuol dire essere di qualcuno che ti vuole, essere nella mente dell’altro.
Lo sviluppo traumatico annienta il potenziale creativo, inchioda il bambino ad assumere una identità negativa e a svolgere un compito funzionale all’equilibrio di altri. Da questo punto di vista, l’ambiente familiare opera come un dispositivo – nel senso utilizzato da Foucault (1977) – cioè come un insieme di strategie manipolative che designano le forme esperienziali percorribili e il campo simbolico dei significati condivisi vincolante per le persone. Definisce l’identità di ognuno, determina chi sono io, chi è l’altro, attraverso ingiunzioni esplicite o non dette, fortemente manipolatorie, che collocano il bambino in una posizione non evolutiva, bloccata, senza scelta, confusiva e al limite della sostenibilità.
Tutto ciò si realizza attraverso procedure di alterazione o cancellazione della realtà che impongono al piccolo la mortificazione dei sensi, del pensiero e dell’azione: determinano che cosa lui debba sentire, che cosa desiderare, che cosa pensare, che cosa vedere, che cosa dire, cosa ricordare, che cosa capire di quello che sta succedendo.
Tratto da: “Crescite difficili. La Gestalt incontra il trauma”, Anna Fabbrini, in Quaderni di Gestalt XXVII, 2014/2.
Per richiedere una copia della rivista scrivi a info@gestalt.it
Palermo, 16 aprile SEMINARIO IN CONTATTO: Il lavoro sui sogni in psicoterapia della Gestalt con Gina Merlo
«Il confine di contatto è definito dall’incontrarsi nella diversità,
che si evolve poi nel decidere il movimento verso l’altro,
intrapreso a partire dalla solidità della propria diversità
(dal ground della consapevolezza di sé)»
Margherita Spagnuolo Lobb
In psicoterapia della Gestalt il lavoro con il sogno è un elemento fondante del lavoro terapeutico che trova senso e consistenza proprio all’interno della relazione terapeuta-paziente. Il sogno, via maestra attraverso cui il paziente integra le diverse parti della propria personalità, è lo strumento che consente alla persona di riappropriarsi di parti di sé nascoste o non riconosciute, che possono trovare una loro collocazione attraverso l’entrare in contatto pieno nella relazione terapeutica. Il sogno diventa lo spazio dentro il quale è possibile accogliere l’inenarrabile, il non-detto, l’incompiuto, potendone così scoprire l’implicita forza generativa.
Il tema verrà affrontato nel corso del secondo seminario conoscitivo gratuito del ciclo programmato a Palermo per l’anno 2015. Sarà condotto dalla dott.ssa Gina Merlo, psicoterapeuta della Gestalt, formata presso l’Istituto di Gestalt H.C.C. Italy, in cui è oggi didatta. Ha partecipato a seminari con psicoterapeuti della Gestalt americani quali: E. e M. Polster , S. Nevis, D. Davidove, R. Kitzler, J. Lay, J. e S. Zinker. Svolge attività psicoterapeutica nel proprio studio privato a Palermo. Dal 1999 ad 2009 consigliere, membro della Commissione Deontologia e coordinatore del gruppo di lavoro sulla Psicoterapia dell’Ordine degli Psicologi Regione Sicilia. È stata docente a contratto per l’insegnamento di “Tecniche d’Indagine della Personalità”, corso di laurea in Scienze e Tecniche della Personalità e delle Relazioni d’aiuto, Facoltà di Scienze della Formazione – Università degli Studi di Palermo. Ha operato nel campo dell’orientamento scolastico- professionale, della prevenzione primaria e secondaria, delle consulenze peritali, della riabilitazione neuro-motoria e della tossicodipendenza.
15 Aprile Siracusa: 3° incontro Supervisione il confine in evoluzione: "Le esperienze dissociative".
Avrà luogo a Siracusa il prossimo 15 Aprile, dalle 14,30 alle19,30, il terzo ed ultimo incontro del ciclo di supervisioni “Il confine in evoluzione” condotte da Margherita Spagnuolo Lobb.
I seminari di supervisione rappresentano un’occasione di scambio tra colleghi psicoterapeuti e di aggiornamento sulle nuove abilità terapeutiche oggi richieste in ambito clinico.
I due incontri precedenti, dedicati alle esperienze depressive e borderline, hanno offerto ai partecipanti la possibilità di cogliere e sperimentare l’attualità e il fascino della psicoterapia della Gestalt contemporanea, attraverso momenti teorici ed esperienze personali. Il tema clinico dell’ultimo incontro è dedicato alle esperienze dissociative e rappresenterà un’occasione per riflettere insieme sui processi dissociativi e conoscere la prospettiva terapeutica gestaltica su traumi e dissociazioni.
Il Disturbo Dissociativo dell’Identità agli inizi degli anni Ottanta registrava 200 casi nell’intera letteratura mondiale, mentre una stima fatta nell’ultima decade enumerava 6000 casi diagnosticati solo in Nord America (Siracusano et al., 2006). Le ragioni di un tale incremento sono da ricondursi sia ad una più rigorosa definizione nosografica che ad un incremento di abusi, violenze infantili ed esperienze traumatiche, fortemente collegate ai fenomeni dissociativi, nonché ad una condizione sociale in cui domina una desensibilizzazione affettiva e corporea che, unita al potere dato dalla globalizzazione delle comunicazioni, genera ansia, confusione nei processi identitari e facilmente dissociazione.
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