Il pensiero degli autori: un pensiero tratto dal Now-for-next in psicoterapia.

Un pensiero tratto dal Now for next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, di Margherita Spagnuolo Lobb

 
Nell’approccio fenomenologico della psicoterapia della Gestalt , il concetto di schemi relazionali di movimento (Frank, 2001) sostituisce in un certo senso la funzione che il concetto di inconscio ha avuto per la psicoanalisi. La ricerca dell’impulso inconscio che condiziona la vita di relazione sociale è sostituita dall’osservazione fenomenologica dei modi in cui il paziente costituisce i propri schemi di avvicinamento o di separazione dall’altro.
E così, la conoscenza anatomica si incorpora nella consapevolezza di un’esperienza in fieri: si tratta insomma di un realismo fenomenologico, non di una traslazione del vissuto corporeo del conflitto tra le esigenze della società adulta e la spontaneità “tribale” del bambino.
Questa è la chiave per lavorare con la profondità della superficie, sui processi corporei che nel qui ed ora condizionano il contatto terapeutico: il sentire corporeo del paziente ha motivo di esistere nella relazione. Ed è sentendosi sostenuto in questo processo intenzionato che il paziente, nel contatto con il terapeuta, può sciogliere la tensione corporea e lasciare emergere alla consapevolezza, all’immediatezza dei sensi, le emozioni spontanee

(Margherita Spagnuolo Lobb, p.116)

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L’esperienza corporea in psicoterapia

Tratto dai Quaderni di Gestalt, Volume XXVI,  2013/1
L’esperienza corporea in psicoterapia


Vi presentiamo oggi una testimonianza di Bernd Bocian, curatore della rubrica Identità e Storia dei Quaderni di Gestalt, che propone una riflessione sul lavoro corporeo in psicoterapia della Gestalt, spesso ed erroneamente assimilato  alla terapia reichiana, alla bioenergetica o da altri metodi cosiddetti “corporei”. In psicoterapia della Gestalt il lavoro corporeo non è finalizzato ad intense catarsi emotive attraverso l’uso di tecniche aprioristiche all’incontro con l’altro, l’obiettivo non è di minare le resistenze attraverso metodi provocatori. Si tratta spesso di un “lavoro in piccolo”,  non spettacolare; un lavorare passo dopo passo verso la consapevolezza, l’integrazione  e l’assimilazione all’interno di un processo terapeutico in cui paziente e terapeuta costantemente scoprono se stesso e l’altro e inventano progressivamente la loro relazione  
 
 
Contatto e supporto, in un rapporto dinamico fra figura e sfondo, costituiscono una parte essenziale del lavoro in terapia della Gestalt. L’obiettivo non è quello di arrivare a rapidi sfoghi emotivi, ad una catarsi fine a se stessa, o a minare e provare a spezzare le resistenze attraverso i metodi provocatori (…). A questo sia Laura che Fritz Perls si sono sempre opposti. Le funzioni di supporto comprendono: «L’ereditarietà ed i fattori costituzionali (fisiologia originaria, ecc.); abitudini acquisite che sono diventate automatiche e pertanto equivalenti alla fisiologia originaria (atteggiamento, linguaggio, maniere, tecniche, ecc.); e l’esperienza di qualunque tipo, pienamente assimilata. Soltanto ciò che è completamente assimilato ed integrato nel funzionamento totale dell’organismo può diventare supporto» (ibid.).
Si tratta spesso di un “lavoro in piccolo”, non spettacolare: lavorare passo dopo passo alla percezione delle resistenze croniche e automatizzate, psichiche come corporee, allo scioglimento delle strutture del carattere, o gestalten cristallizzate, non più consapevoli. Intense catarsi emotive sono spesso “spettacolari” e, in determinate condizioni, possono mettere di nuovo in moto un processo terapeutico bloccato.
Il loro effetto dura però solo per breve tempo se manca il supporto per l’integrazione. Esperti terapeuti come Fritz e Laura Perls questo lo sapevano.
(…) Secondo Laura Perls un terapeuta della Gestalt non applica specificatamente alcuna “tecnica”. Lei preferì parlare di uno “stile” personale, cioè di “un modo di esprimersi e comunicare” del tutto personale (1989, p. 95) che ha come sfondo la propria complessiva esperienza di vita e le proprie capacità professionali. «La terapia è un processo innovativo, in cui paziente e terapeuta costantemente scoprono se stesso e l’altro e inventano progressivamente la loro relazione» (ibid.).

Bernd Bocian

 
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Le pubblicazioni dell'Istituto: Il now-for-next in psicoterapia.

 Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, di Margherita Spagnuolo Lobb, Franco Angeli Milano.

 

La psicoterapia della Gestalt vede la relazione terapeutica come il rivelarsi di una co-creazione tra paziente e terapeuta. Attraverso casi clinici, l’autrice conduce il lettore in un percorso di comprensione dell’approccio gestaltico, focalizzato sul desiderio di contatto che anima il disagio relazionale, sul processo che ne rivela la “musica”. Il terapeuta sta nel qui-e-ora, ma sostiene il now-for-next, l’energia di contatto che, in ogni sofferenza, chiede di svilupparsi con spontaneità.  Attraverso i dieci capitoli, l’autrice fa dono della maturità professionale e umana sviluppata in trent’anni di instancabile lavoro per la psicoterapia della Gestalt, in Italia e all’estero. Espone una stimolante riflessione su molteplici aspetti dell’approccio gestaltico contemporaneo: il contributo della psicoterapia alla società odierna, le nuove forme di aggressività, il concetto di campo fenomenologico, le riflessioni sull’amore in psicoterapia, il passaggio da un’ottica diadica a un’ottica triadica come superamento dell’epistemologia edipica, il sostegno del now-for-next nella coppia, nella famiglia e nei gruppi.
Ma i pregi di questo libro non si limitano a dimostrare le interconnessioni tra scuole, o ad aggiornare la psicoterapia della Gestalt alla società contemporanea, approfondendone la tecnica in vari contesti clinici. Per me questo libro ha anche un altro pregio: coinvolge il lettore in un’avventura che non è solo intellettuale ma anche emozionale. E questa è una caratteristica centrale della psicoterapia della Gestalt che mi ha sempre affascinato.

(dalla presentazione di Paolo Migone)

Il libro è disponibile anche in versione inglese
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Narrative Self: L’esperienza della formazione psicoterapeutica, raccontata da chi inizia il primo anno


Provare a dare parole, a mettere per iscritto sensazioni, pensieri ed esperienze diventa per me il primo passo per cominciare a narrare, a narrarmi, primo passo per imparare a leggermi.
La sensazione di essere “nel posto giusto” mi ha accompagnata dal primo momento in cui mi sono accomodata, e mi ha seguito ogni weekend in maniera del tutto rassicurante. Sin dal principio, non ho sentito la naturale estraneità del nuovo (colleghi, luogo, allieve e didatti) e l’entusiasmo dell’inizio si è pian piano trasformato in una cornice entro la quale sentivo di potermi muovere con spontaneità e disinvoltura.
Scoprire ciò che il gruppo riesce ad attivare, la potenza e la forza che può venir fuori dall’unione di più persone dentro una stanza potrebbe essere davvero sconvolgente, se non ci fosse un “filo rosso” che sa dare un nome alle cose, alle sensazioni, alle emozioni e alle percezioni che in maniera del tutto confusa si presentano al corpo e alla mente.
Il luogo dove la teoria incontra realmente la tecnica, dove cominci ad imparare ad ascoltare gli altri e te stesso, diventa in sé formazione. Formazione didattica e formazione di un pensiero divergente, un pensiero destrutturante che, con garbo e delicatezza, “smonta” giudizi e conoscenze antiche su di sé e sull’ipotetico paziente, che nella mia immaginazione ha cominciato a delinearsi in maniera sempre più nitida e vivida. Gli altri, allora, non sono più semplici specchi che riflettono ciò che sei e che mostri, ma Altri che donano parti di sé e accolgono il tuo dono.
Il posto giusto dove poter cucire un vestito comodo. Sento di averlo trovato anch’io!
 

Federica La Pietra

(Allieva del 1° anno, sede di Palermo)

Chi siamo 

News da Milano: Terapia Gestalt aplicada a la psicopatología y a las perturbaciones contemporáneas

Terapia Gestalt aplicada a la psicopatología y a las perturbaciones contemporáneas

Milano 9-13 Aprile 2014 

Psicoterapeuti della Gestalt di lingua spagnola, provenienti da Messico, Cile, Spagna, Norvegia, Italia si sono riuniti questa settimana, a Milano, per partecipare al secondo incontro di psicopatologia gestaltica organizzato dall’Istituto di Gestalt HCC Italy.

Il tema di questo secondo seminario, che oggi si avvia alla conclusione, è dedicato all’esperienza borderline e alle esperienze d’ansia somatizzata, ed è condotto dal direttore dell’Istituto,  Margherita Spagnuolo Lobb e dal direttore dell’Istituto francese di Gestalt, Jean Marie Robine.

Riportiamo l’entusiasmo e il vissuto di gratitudine dei partecipanti per la possibilità, offerta dal nostro Istituto,  di uno spazio e di un tempo in cui confrontarsi sulla diagnosi e sul trattamento delle nuove evidenze cliniche portate dai loro pazienti, e di mettersi in gioco, nei lavori personali con i didatti, sulle risonanze e i vissuti emozionali che i pazienti sempre evocano negli psicoterapeuti.


I corsi di psicopatologia gestaltica organizzati dall’Istituto e coordinati da Gianni Francesetti si svolgono in lingua inglese, spagnola, e italiana.

Per Iscrizioni/Inscripciones e informazioni/Información: info@gestalt.it
 

L’esperienza corporea in psicoterapia. Riflessioni di P.A.Cavaleri e J.I.Kepner

Nella visione olistica e fenomenologico-relazionale della psicoterapia della Gestalt, la “mente” e il “corpo” sono un’esperienza unitaria integrata, così come vengono alla percezione nell’atto del contattare l’ambiente.
L’esperienza di sé è sempre esperienza di un corpo vissuto in relazione a qualcuno, in un preciso momento.
A questo proposito riportiamo una riflessione di Pietro A. Cavaleri, didatta dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, e una di James I. Kepner. Ambedue sono tratte da:

 Quaderni di Gestalt, Volume XXVI,  2013/1, L’esperienza corporea in psicoterapia

 
Perls esprime un grande interesse verso il corpo non soltanto in termini di potenziale energetico, ma anche in termini fenomenologici, attribuendo cioè un rilievo notevole «al corpo in quanto esperienza del corpo» (Spagnuolo Lobb, 1997, p. 11). Nella prospettiva di Perls, infatti, la possibilità di cogliere pienamente il proprio “sé” è intimamente legata all’esperienza del proprio sé corporeo, all’esperienza reale della propria corporeità.
Non può esserci consapevolezza piena di sé, non è possibile ripristinare la funzione-io del sé, senza una pregnante consapevolezza corporea, senza una adeguata concentrazione sulla sensazione e sull’esperienza stessa del corpo.
(…) è necessario partire dalla sensazione del corpo per attivare un integrale processo di consapevolezza in grado di rianimare il sé come funzione del campo organismo-ambiente.

                                                                                                                     Pietro A. Cavaleri

 
Esperienza e processi corporei sono così utili in terapia proprio per l’immediatezza e l’attualità che hanno nella nostra esperienza. Ciò che avviene fisicamente, somaticamente, è dato nella nostra esperienza e viene spesso anche prontamente osservato. La tensione delle spalle, l’arresto del respiro, un’emergente sensazione interna di calore o di sconforto, sono tutti eventi definiti e non pensieri su, astrazioni da, o rappresentazioni dell’esperienza.
Rimanendo aderenti all’esperienza e al processo corporeo per come viene esperito nel presente, possiamo mettere insieme una sequenza intera che tende a parlare da sola: una figura/sfondo compiuta che delinea con precisione il processo emergente, e che avvicina il paziente ad una relazione integra con il suo essere. L’esperienza ed il processo corporeo acquistano senso, non perché noi lo simbolizziamo o lo interpretiamo, ma perché esso si dà come intrinseco alla esperienza di sé di quella persona.

James I. Kepner

 
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Le pubblicazioni dell'Istituto: IL CORPO CONSAPEVOLE Ruella Frank

IL CORPO CONSAPEVOLE, Ruella Frank, 2005, Franco Angeli, Milano.

“Vedo te che vedi me. Facendo esperienza dell’altro, facciamo esperienza di noi stessi” Questo libro fornisce una prospettiva di assoluta freschezza fenomenologica e relazionale sia sullo sviluppo del bambino che sul trattamento psicoterapico. Parla della “danza” che il bambino fa con il mondo in cui si trova, per realizzare il bisogno primario di contatto con esso, e del come da questa egli formi il proprio carattere e i propri schemi corporei di relazione. Finalmente lo sviluppo del bambino è visto non più come qualcosa “del” bambino, ma come una co-creazione tra lui e il mondo che lo circonda. La spontaneità della crescita è la “gestalt” risultante, la forma che è sempre originariamente armonica, anche nel caso in cui crea in seguito il disagio, e porta la persona in terapia. Lo psicoterapeuta è chiamato a sostenere le intenzionalità di contatto implicite negli schemi corporei del paziente, attraverso la creazione di una nuova storia relazionale. L’autrice espone quindi il legame esperienziale che esiste tra la relazione terapeutica e gli schemi corporei evolutivi del paziente. Se la terapia ha successo, la persona è libera di vivere una vita spontanea e creativa.

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Il pensiero degli autori: Da il Corpo Consapevole di Ruella Frank

Ho scoperto che il metodo più diretto per scoprire come i pazienti organizzano la loro esperienza è osservare i loro schemi di movimento. I nostri movimenti sono  organizzati in termini di contrazioni ritmiche e rilasci. I muscoli spingono le ossa lontano da o verso il centro del corpo. Questi schemi ricorrenti di compressione ed espansione esprimono l’intenzione di muoversi verso ciò che è invitante e attraente o di spingersi lontano e ritirarsi da ciò che non lo è…


Ruella sarà ospite dell’Istituto di Gestalt HCC Italy a Milano.
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Le pubblicazioni dell'Istituto di Gestalt HCC Italy: Body Process. L’esperienza corporea in psicoterapia.

Body Process. L’esperienza corporea in psicoterapia.

J.Kepner, 1997, Franco Angeli Milano. Collana PSICOTERAPIA DELLA GESTALT
diretta da Margherita Spagnuolo Lobb


Questo libro di James Kepner si inserisce nella più pura tradizione umanistica della prospettiva fenomenologia, solistica ed esperienziale, e rappresenta un contributo necessario quanto fedele alla teoria di base dell’approccio gestaltico (il testo fondante di Perls, Hefferline e Goodman, Gestalt Therapy) che tanto rilievo ha dato all’espressione corporea del paziente, sia per la sua funzione di supporto fisiologico al sé che relativamente alla sua intenzionalità comunicativa. Problemi quali l’obesità, le sofferenze psicosomatiche, l’insensibilità emozionale, la tensione cronica, la mancanza di espressività emotiva, i mal di testa, i disturbi sessuali, comportano tutti un fatto fondamentale: che la nostra è un’esistenza incarnata. Sia come persone che come terapeuti abbiamo bisogno di saperne di più sulla felicità della nostra esperienza e su come il vissuto corporeo si intreccia con quello mentale, in modo da poterci appropriare dei vari disturbi psicosomatici come di atti creativi del nostro Io che tenta di adattarsi a situazioni difficili. Oltre a rappresentare un opera fondamentale nella letteratura gestaltica, questo libro costituisce un punto di riferimento per professionisti di indirizzi diversi e un interessante compagno di viaggio per chi vuole capire il senso profondo dei propri vissuti corporei.
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