Psicoterapia della Gestalt e Neuroscienze
Dall’isomorfismo alla simulazione incarnata
A cura di Pietro Andrea Cavaleri
Prefazione di Vittorio Gallese
Quarta di copertina
Il libro curato da Cavaleri costituisce l’avvio di un interessante quanto
inedito confronto fra psicoterapia della Gestalt e neuroscienze. In esso, le
recenti scoperte ottenute dalla ricerca neuroscientifica si intrecciano con
alcuni temi fondamentali del modello gestaltico, offrendo non pochi spunti di dialogo e di approfondimento.
Ritengo che uno degli aspetti più specifici dell’approccio gestaltico risieda nel focalizzarsi su quanto accade fra terapeuta e paziente nel momento stesso del loro incontro. Focalizzare l’intenzionalità condivisa che emerge dalla seduta, attribuire un grande rilievo alla nozione gestaltica di campo, considerare la relazione psicoterapeutica come un processo di cocostruzione, rappresentano alcuni punti di vista vicini al modello epistemologico che da anni orienta la mia ricerca.
Se teniamo conto del contributo che ci proviene oggi dalle neuroscienze
cognitive, dobbiamo prendere atto che ogni incontro è un incontro “situato” e che la “situazione” esprime sempre un contenuto sensori-motorio. La “situazione” è l’incontro tra due soggettività in relazione, è lo spazio condiviso in cui la dimensione corporea e le risonanze sensorie-motorie e affettive, che essa induce, giocano un ruolo fondamentale.
[…] (tratto dalla prefazione di Vittorio Gallese)
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Contenuti
Prefazione, di Vittorio Gallese |
Introduzione, di Pietro Andrea Cavaleri |
Capitolo 1. Dalle parti degli infedeli. Per un dialogo fra saperi diversi, di Pietro Andrea Cavaleri |
1. I paradossi della fedeltà |
2. Goldstein e la totalità che organizza le parti |
3. Un nuovo modello epistemologico |
4. Dialogo fra saperi diversi. Changeux e Ricoeur a confronto |
Bibliografia |
Capitolo 2. L’esperienza percettiva. Una passione condivisa, di Pietro Andrea Cavaleri |
1. La realtà al confine di contatto |
2. La fenomenologia della percezione. Il contributo di Merleau-Ponty |
3. La percezione della forma e l’ultimo Stern |
4. Il confine del corpo. Tra Perls e Damasio |
5. La simulazione incarnata nella descrizione di Gallese |
Bibliografia |
Capitolo 3. Il campo organismo-ambiente. Da Lewin a Perls, di Floriana Romano |
1. Uno sguardo alle origini… e alla loro attualità! |
2. Centralità dell’esperienza percettiva in Lewin |
3. Da Lewin a Perls |
Bibliografia |
Capitolo 4. Isomorfismo: un ponte concettuale tra psicoterapia della Gestalt, psicologia della Gestalt e neuroscienze, di Margherita Spagnuolo Lobb |
1. Premessa |
2. La psicologia della Gestalt e l’isomorfismo: il pensiero di Wertheimer, Köhler e Koffka |
3. L’isomorfismo e la simulazione incarnata nella rilettura di Eagle e Wakefield |
4. L’isomorfismo, la simulazione incarnata e la co-creazione del confine di contatto nel campo organismo-ambiente: una epistemologia rivoluzionaria |
4.1. Il realismo fenomenologico degli psicologi della Gestalt |
4.2. La fenomenologia del contatto co-creato della psicoterapia della Gestalt |
4.3. La simulazione incarnata come capacità dell’attimo fuggente del contatto |
5. L’epistemologia del farsi del sé al confine di contatto nella pratica clinica |
6. Conclusioni |
Bibliografia |
Capitolo 5. Empatia incarnata. Tra psicoterapia della Gestalt e neuroscienze, di Valeria Rubino |
1. Premessa |
2. Empatia. È possibile una definizione? |
3. Riflessioni gestaltiche sull’empatia |
4. Basi neurobiologiche dell’intersoggettività |
5. I correlati neurali dell’empatia |
6. Lo sviluppo dell’empatia nel bambino |
7. Conclusioni |
Bibliografia |
Capitolo 6. Concentrazione gestaltica, mindfulness e processi integrativi del cervello, di Mercurio Albino Macaluso |
1. La concentrazione in psicoterapia della Gestalt |
2. La mindfulness |
3. A quali processi di consapevolezza danno luogo la concentrazione gestaltica e la meditazione mindful? |
4. Correlati neuro-fisiologici della consapevolezza e integrazione neurale |
5. Considerazioni conclusive |
Bibliografia |
Capitolo 7. Le funzioni del sé, il loro substrato neurofisiologico e le interruzioni di contatto. Alcune ipotesi possibili, di Simona Botto |
1. Introduzione |
2. La relazione terapeutica: tra fenomenologia e neurofisiologia |
3. Interruzioni del contatto: dalla fenomenologia alla neurofisiologia |
4. Dal sé alla relazione terapeutica: la sinergia del cambiamento |
5. Conclusione |
Bibliografia |
Capitolo 8. Neuroscrittura e processi terapeutici, di Giuseppe Sampognaro |
1. Considerazioni introduttive |
2. Il sé come processo relazionale |
3. Neuroscrittura e funzione es |
4. Neuroscrittura e funzione io |
5. Neuroscrittura e funzione personalità |
6. Conclusioni |
Bibliografia |
Capitolo 9. Fenomenologia dell’evento traumatico nella psicoterapia della Gestalt, di Antonio Roberto Cascio |
1. Emergenza e trauma nelle situazioni di pericolo |
2. La sintomatologia traumatica |
3. La lettura dell’evento traumatico nella psicoterapia della Gestalt: il ruolo dei recettori e dei propriocettori sensoriali |
4. Il trauma come “figura” predominante |
5. Il trauma come emergenza ormai cronica: il funzionamento distorto dei recettori e dei propriocettori sensoriali |
6. La terapia del trauma attraverso la psicoterapia della Gestalt: dal contatto funzione d’emergenza al contatto funzione di crescita |
Bibliografia |
Capitolo 10. Autismo: diversità percettiva e riconoscimento delle emozioni al confine di contatto organismo e ambiente, di Antonio Narzisi e Filippo Muratori |
1. Premessa |
2. Sull’importanza della diagnosi precoce |
3. L’Autismo |
3.1. L’Autismo come diversità qualitativa dell’incontro organismo e ambiente “al confine di contatto” |
3.2. L’Autismo e la psicologia della Gestalt |
3.3. L’Autismo ed il riconoscimento delle emozioni |
3.4. Il modello psicologico bi-fattoriale |
4. Empatia Cognitiva: Verbale vs Contestuale |
5. Il “potere” dell’Autismo: dal concetto di neurodiversità a quello gestaltico di adattamento creativo |
Bibliografia |
Capitolo 11. Il sistema mirror nell’esordio psicotico, di Maria Salvina Signorelli |
1. Background |
2. La scoperta dei Neuroni Specchio |
3. L’autismo |
4. L’esordio psicotico: tra neuroscienze e psicoterapia della Gestalt |
5. Considerazioni conclusive |
Bibliografia |
Autori |
Pietro Andrea Cavaleri. E’ laureato in Filosofia e in Psicologia. Didatta presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt dell’Istituto di Gestalt – H.C.C. Italy, riconosciuta dal Minsitero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. E’ vice-responsabile del servizio di psicologia della A.USL di Caltanissetta. Già membro del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Sicilia, è giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Caltanissetta. Ha pubblicato diversi articoli nei “Quaderni di Gestalt” e nella rivista internazionale “Studies in Gestalt Therapy”.
Prefazione
di Vittorio Gallese (*)
Il libro curato da Cavaleri costituisce l’avvio di un interessante quanto
inedito confronto fra psicoterapia della Gestalt e neuroscienze. In esso, le
recenti scoperte ottenute dalla ricerca neuroscientifica si intrecciano con
alcuni temi fondamentali del modello gestaltico, offrendo non pochi spunti
di dialogo e di approfondimento.
Ritengo che uno degli aspetti più specifici dell’approccio gestaltico risieda
nel focalizzarsi su quanto accade fra terapeuta e paziente nel momento
stesso del loro incontro. Focalizzare l’intenzionalità condivisa che
emerge dalla seduta, attribuire un grande rilievo alla nozione gestaltica di
campo, considerare la relazione psicoterapeutica come un processo di cocostruzione,
rappresentano alcuni punti di vista vicini al modello epistemologico
che da anni orienta la mia ricerca.
Se teniamo conto del contributo che ci proviene oggi dalle neuroscienze
cognitive, dobbiamo prendere atto che ogni incontro è un incontro “situato”
e che la “situazione” esprime sempre un contenuto sensori-motorio. La “situazione”
è l’incontro tra due soggettività in relazione, è lo spazio condiviso
in cui la dimensione corporea e le risonanze sensorie-motorie e affettive,
che essa induce, giocano un ruolo fondamentale.
In uno dei capitoli iniziali del libro, Cavaleri dà un ampio rilievo al pensiero
di Merleau-Ponty, cogliendo i nessi che lo legano alla ricerca di Goldstein
e al modello gestaltico. Credo che il pensatore francese, meglio di chiunque
altro, abbia messo in evidenza come lo spazio corporeo sia, per sua
natura, intrinsecamente legato all’intenzionalità motoria. Egli ha scritto che la consapevolezza corporea “non è una mera copia né una consapevolezza
generale dell’esistenza delle parti del corpo”, piuttosto è “l’integrazione attiva
di queste ultime, esclusivamente in rapporto al valore che rivestono per
i progetti dell’organismo”. Ciò “significa che il nostro corpo ci appare per
la sua attitudine verso compiti reali o possibili”.
In effetti, la sua spazialità non è, similmente a quella degli oggetti esterni
o delle “sensazioni di spazio”, una spazialità di posizione, ma una spazialità
di situazione (cfr. Merleau-Ponty, 1972). Si tratta di un concetto che
rimanda all’“io posso”, già presente nel pensiero di Husserl (1960; 1976), e
alla potenzialità motoria, intesa come una delle espressioni di base della
soggettività preriflessiva (cfr. Gallese e Sinigaglia, 2011a; 2011b).
Il senso di base del Sé corporeo è in gran parte practognosico, è la serie
di potenzialità motorie reali o semplicemente potenziali, e quindi immaginate,
che inizia a delimitare i confini del mio orizzonte di umanità. Non è
sorprendente, dunque, che vi siano degli aspetti sostanzialmente disprassici
non solo nell’autismo, ma verosimilmente anche in altri quadri psicopatologici,
e che si possano rilevare dei parallelismi fra tratti psicopatologici,
atteggiamenti posturali e stili di movimento.
Nel campo specifico della psicoterapia, interpretare il Sé come un Sé
corporeo risulta una scelta di fondamentale importanza. I meccanismi di
rispecchiamento sottolineano, infatti, quanto le nostre possibilità motorie
plasmino il nostro essere in relazione con gli altri, almeno ad un livello elementare.
Evidenze recenti mostrano che l’inizio della scarica dei neuroni
specchio, durante l’osservazione dell’azione, correla con le competenze
motorie della scimmia.
In modo analogo, gli studi di neuroimmagine nell’uomo dimostrano che
più il nostro repertorio motorio è ricco, più precisa è la nostra sintonizzazione
con gli altri. Ciò significa che la vastità e la raffinatezza delle nostre
possibilità di azione influenza la natura e la varietà della nostra capacità di
attribuire senso all’agire altrui. La scoperta dei neuroni specchio e la mia
Teoria della Simulazione Incarnata mettono in luce la capitale importanza
degli aspetti impliciti, semi-automatici ed incarnati della relazione.
Sulla scorta di queste evidenze empiriche, nella misura in cui siamo indotti
a ridefinire la nozione di base di Sé, interpretando il Sé come Sé corporeo,
plasmato dalle proprie potenzialità di azione (la “practognosia” di
cui parlava Merleau-Ponty), ne consegue che uno degli aspetti cruciali della
relazione psicoterapeutica diviene proprio il rispecchiamento metabolizzante
istanziato dal terapeuta.
Interpretare il Sé come Sé corporeo, inoltre, presenta delle notevoli implicazioni
anche in riferimento al modo di concepire l’esperienza psicotica.
Essa, infatti, si delinea soprattutto come una patologia del confine. Durante
(*) Vittorio Gallese è professore ordinario di Fisiologia e coordinatore del Dottorato di Ricerca in Neuroscienze dell’Università di Parma. Neuroscienziato, tra i suoi contributi principali vi è la scoperta, assieme ai colleghi di Parma, dei neuroni specchio, e l’elaborazione di un modello neuroscientifico dell’intersoggettività. Ha vinto il Premio Grawemeyer per la Psicologia per l’anno 2007 ed ha ricevuto il Doctor Honoris Causa dall’Università Cattolica di Lovanio.