La psicoterapia della Gestalt con i bambini
Dall’epistemologia alla pratica clinica
Margherita Spagnuolo Lobb, Nurith Levi, Andrew Williams (a cura di)
Introduzione di Massimo Ammaniti
Prefazione di Violet Oaklander
Postfazione di Gordon Wheeler
Quarta di copertina
I bambini oggi arrivano in terapia per problemi legati all’ansia, al cibo, alla mancanza di concentrazione e alle difficoltà di socializzazione. Questo quadro clinico è uno specchio drammatico dell’attuale sviluppo della nostra società.
Per anni abbiamo assistito a eventi che mostrano un diffuso disconoscimento della condizione umana. Persone morte a seguito di attacchi terroristici o flussi migratori nell’area del Mediterraneo e drammatici cambiamenti climatici che ci hanno drasticamente colpito. Che cosa prova un bambino quando ascolta in silenzio le notizie e i commenti degli adulti, o quando è direttamente coinvolto in tali eventi traumatici?
La psicoterapia e la ricerca sullo sviluppo del bambino devono riconoscere queste nuove condizioni in cui i bambini crescono e il lavoro clinico dovrebbe tener conto di questo ormai diffuso sfondo esperienziale.
Questo libro, indirizzato agli psicoterapeuti di tutti gli approcci, cerca di illustrare il modo in cui gli psicoterapeuti della Gestalt contemporanea affrontano la situazione clinica concreta quando lavorano con i bambini. L’obiettivo è sviluppare nuovi strumenti per aiutare i bambini e le loro famiglie a sentirsi parte della comunità umana, in un modo che non sia desensibilizzato.
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Contenuti
Introduzione all’edizione italiana
di Massimo Ammaniti
Prefazione
di Violet Oaklander
Introduzione: dall’aggressione dentale alla sofferenza del “tra”
di Margherita Spagnuolo Lobb, Nurith Levi e Andrew Williams
Ringraziamenti
Parte I – Principi di Base
1. La psicoterapia della Gestalt con i bambini: sostenere lo sviluppo polifonico dei domini in un campo di contatti
di Margherita Spagnuolo Lobb
2. Tra cura e rispetto. Aspetti etici della psicoterapia della Gestalt con i bambini
di Nurith Levi
3. L’esperienza del movimento: la risonanza cinestetica come sentimento relazionale
di Ruella Frank
4. Tra spontaneità e intenzionalità di crescita: la psicoterapia della Gestalt con i bambini
di Elisabetta Conte e Silvia Tosi
5. Un campo chiamato casa
di Carmen Vázquez Bandín
Parte II – Applicazioni Cliniche
6. Essere aggressivi in maniera positiva: aiutare i bambini e gli adulti che lavorano con loro a orientarsi tra i due poli della cooperazione e dell’affermazione
di Peter Mortola e Diane Gans
7. Ripristinare la melodia del contatto
di Natalia Kedrova
8. Lavorare con l’età evolutiva in psicoterapia della Gestalt
di Giuseppe Sampognaro
Parte III – Aspetti Psicopatologici
9. Il dilemma della diagnosi: la pratica gestaltica nel mondo reale e una possibile via da percorrere
di Neil Harris
10. Trasmissione e trasformazione dei campi psicopatologici attraverso le generazioni
di Gianni Francesetti
11. L’Autismo come diversità qualitativa dell’incontro tra organismo e ambiente al confine di contatto
di Antonio Narzisi
Postfazione
di Gordon Wheeler
Bibliografia
Note biografiche
Margherita Spagnuolo Lobb è direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dell’Istituto di Gestalt HCC Italy (Siracusa, Palermo, Milano). Ha introdotto in Italia i terapeuti della Gestalt più significativi e ha dato sviluppo all’approccio gestaltico alla psicopatologia e allo sviluppo infantile. Il suo libro Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna (FrancoAngeli, 2011) è disponibile in otto lingue. Vive a Siracusa, Italia.
Nurith Levi è psicoterapeuta e supervisore certificato, specialista in psicoterapia per l’infanzia e l’adolescenza, didatta esperto in psicoterapia della Gestalt. È presidente del Comitato Standard Formativi e membro attivo del Comitato Diritti Umani e Responsabilità Sociale della European Association for Gestalt Therapy. Vive a Tel Aviv, Israele, e lavora in tutta Eiropa.
Andrew Williams è assistente sociale qualificato e psicoterapeuta della Gestalt. Ha lavorato con i bambini e le loro famiglie per oltre 20 anni e attualmente è responsabile clinico per un servizio di salute mentale per bambini e adolescenti presso la Fondazione NHS dei Bambini di Alder Hey (UK). Vive a Wirral, Inghilterra.
Prefazione
di Violet Oaklander*
Questo nuovo libro, Gestalt Therapy with Children: From Epistemology to Clinical Practice, curato da Margherita Spagnuolo Lobb, Nurith Levi e Andrew Williams, rappresenta un importante contributo alla letteratura sull’argomento. Il libro mostra i molti modi in cui la psicoterapia della Gestalt può essere usata con i bambini, rimanendo fedeli alla filosofia, alla teoria e alla pratica del nostro approccio.
Ricordo che nel 1975, quando mi accingevo a scrivere Windows to Our Children, che costituiva la mia tesi di dottorato, non vi era alcun materiale sulla psicoterapia della Gestalt con i bambini: fare una ricerca bibliografica sull’argomento fu un compito decisamente difficile, considerando che internet non era ancora entrato nelle nostre vite.
A differenza di allora, questo libro emerge oggi da uno sfondo decisamente più articolato che vede molti terapeuti della Gestalt lavorare con i bambini; e tuttavia si tratta di un campo non ancora pienamente sviluppato: mi riferisco in particolare ad aspetti importanti che necessitano ancora di essere approfonditi nella pratica clinica, come per esempio gli aspetti etici specifici che il terapeuta deve aver molto chiari quando lavora con questa fascia d’età, o una formulazione chiara dei principi di base che definiscono la psicoterapia della Gestalt. Questo libro è a mio avviso una risposta a queste esigenze, poiché stabilisce una cornice di riferimento in relazione ad una teoria dello sviluppo (nella prima parte e in particolare nel primo capitolo di Margherita Spagnuolo Lobb) e ai principi etici (nel secondo capitolo di Nurith Levi).
Negli anni ’70 mi ero imbattuta in due lavori: Human Teaching for Human Learning di George Brown (1971), un libro che proponeva esercizi gestaltici per sviluppare la consapevolezza nei bambini, e Anger and the Rocking Chair di Janet Lederman (1973), la cui scrittura aveva quasi la bellezza di un poema lirico; ma non avevo trovato nulla sulla psicoterapia infantile da un punto di vista gestaltico. Questo era forse da attribuirsi alla convinzione, allora diffusa, che non fosse possibile fare psicoterapia della Gestalt con i bambini. I curatori, Margherita Spagnuolo Lobb, Nurith Levi e Andrew Williams, lo spiegano molto bene nella loro introduzione: in un periodo storico in cui il focus principale era sullo sviluppo del potenziale umano contro le regole sociali imposte dall’alto (in seguito alle dittature degli anni ’50), il lavoro con i bambini non era al centro degli interessi dei nuovi approcci umanistici. Con lo sviluppo della società, tuttavia, e nel momento in cui divenne necessario per i clinici lavorare con persone gravemente disturbate, non fu più possibile evitare la prospettiva evolutiva e il lavoro con i bambini. Questo libro incontra il bisogno fondamentale dei terapeuti della Gestalt – che lavorino con i bambini o meno – di orientarsi rispetto alle questioni evolutive da diversi punti di vista.
Il libro si divide in tre parti: Principi di base, applicazioni cliniche e problematiche psicopatologiche.
Ogni parte comprende diversi capitoli, ciascuno dei quali è, a mio avviso, un tesoro di idee e di informazioni che stimolano la riflessione. Mi ha colpito in particolare la discussione di Margherita Spagnuolo Lobb sullo sviluppo polifonico dei domini e sull’origine complessa dell’ansia che notiamo nei bambini di oggi. La sua energia nel promuovere il dialogo su questi temi (e questo libro ne è un esempio) all’interno della comunità gestaltica è ammirevole.
Negli anni in cui cominciavo a lavorare, chi non si occupava di età evolutiva era solitamente scettico rispetto alla psicoterapia della Gestalt con i bambini, mentre i colleghi che talvolta lavoravano con i bambini erano insoddisfatti rispetto alle teorie allora prevalenti (quelle di Anna Freud, Axline, Moustakas, approcci basati sulla modificazione del comportamento) ed erano quindi più aperti alla novità. Nel mio lavoro con i bambini e con i terapeuti in formazione, cominciai ad applicare la filosofia, la teoria e la pratica della Gestalt a partire dalla relazione Io/Tu e dagli aspetti del contatto. Alcuni autori del libro sviluppano queste idee, ampliano e definiscono con più chiarezza l’approccio gestaltico allo sviluppo e alla psicoterapia infantile, creando da un lato dei ponti fra le principali teorie evolutive e dall’altro sostenendo il contributo specifico del nostro approccio. Fra questi troviamo innanzitutto il contributo di Margherita Spagnuolo Lobb, che vede i processi evolutivi più simili alla composizione di una musica che ad una sequenza di fasi; è questa una visione in linea con lo spirito integrativo della Gestalt, che si fonda anche sulla più recente teoria della complessità. L’autrice prosegue proponendo uno strumento pratico di osservazione dei “passi di danza” tra bambino e caregiver, utilizzando un lessico più relazionale rispetto ai classici termini di introiezione, proiezione e così via. Il suo punto di vista, focalizzato sull’esperienza al confine di contatto nella sua interezza e sul relativo concetto di campo, viene sviluppato anche da altri autori: Betti Conte e Silvia Tosi scrivono dell’importanza di sostenere nei bambini l’intenzionalità di crescita e forniscono degli esempi molto toccanti; Carmen Vázquez Bandín definisce un approccio clinico focalizzato sul concetto di campo; Giuseppe Sampognaro sottolinea l’importanza del setting famigliare nel lavoro con i bambini; Gianni Francesetti porta un’interessante prospettiva sul modo in cui l’esperienza al confine di contatto comprende memorie delle generazioni passate e su come possa essere efficace espandere questo tipo di consapevolezza.
Questo libro è pieno di idee originali che ampliano i concetti teorici della psicoterapia della Gestalt. È per me un privilegio avere l’opportunità di leggere e presentare questo libro alla comunità gestaltica e più in generale a tutti gli psicoterapeuti.
* Violet Oaklander è autrice di due libri inerenti la psicoterapia della Gestalt con i bambini: Windows To Our Children (trad. it. Il gioco che guarisce) e Hidden Treasure. A Map to the Child’s Inner Self. È dottore in psicologia clinica, ha una laurea in educazione speciale con bambini con disturbi emotivi e un master in counseling psicologico. È una terapeuta della Gestalt certificata dal Los Angeles Gestalt Therapy Institute dal 1972.
Introduzione all’edizione italiana
di Massimo Ammaniti *
Esce finalmente in Italia il libro curato da Margherita Spagnuolo Lobb, Nurith Levi e Andrew Williams La psicoterapia della Gestalt con i bambini, che raccoglie contributi diversi di tipo teorico-epistemologico, clinico e psicopatologico. Ho detto esce finalmente perché la teoria della psicoterapia della Gestalt può contribuire a ridefinire e ad ampliare l’ambito dell’infant research, che negli ultimi decenni ha rivoluzionato le nostre concezioni teorico-cliniche nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza. Non il lattante chiuso all’interno della sua orbita, come era stato ipotizzato da Sigmund Freud con la famosa metafora dell’uovo al cui interno il bambino troverebbe il proprio nutrimento, ma un bambino predisposto ad interagire e a risuonare emotivamente con le persone che si occupano di lui. L’area di contatto che viene enfatizzata dalla teoria della psicoterapia della Gestalt rimanda a molti concetti di derivazione psicoanalitica, in primo luogo i concetti di “handling” e di “holding” proposti da Donald Winnicott, ma anche alla teoria dell’attaccamento di Bowlby che mette in luce fra i comportamenti di base del bambino il “grasping”, l’avvinghiarsi e il contatto occhio ad occhio, oltreché l’inseguire il caregiver.
Il concetto di campo di contatto ha una particolare valenza in ambito infantile, perché sottolinea la centralità dello scambio corporeo fra bambino e caregiver, come viene definito nell’ottica dell’intercorporeità teorizzata da Vittorio Gallese. La ricerca in campo infantile ha messo in luce l’importanza dell’intenzionalità motoria diretta verso se stessi e verso gli altri, che già verrebbe evidenziata durante il periodo fetale. L’intenzionalità motoria contribuirebbe a costruire un Io motorio da cui scaturirebbe in seguito il Sé verbale di cui ha parlato Daniel Stern, ma che tradurrebbe solo parzialmente le esperienze motorie di base. Il privilegiare nel lavoro clinico della Gestalt le esperienze motorie, non solo con i bambini ma anche con gli adulti, amplia l’ambito terapeutico alla conoscenza relazionale implicita che va ben oltre gli scambi verbali fra terapeuta e paziente.
Va anche sottolineato il tentativo di dare una sistematizzazione teorico-clinica alla teoria della psicoterapia della Gestalt attraverso la proposta di Margherita Spagnuolo Lobb dei domini di sviluppo, che ampliano il concetto di campo di contatto aprendosi ai sistemi regolativi diadici, agli scambi affettivi, al senso agente di sé, una polifonia che viene utilizzata nel lavoro clinico coi bambini.
Vorrei concludere la mia presentazione augurando ai curatori del libro e ai numerosi autori che hanno contribuito alle varie sezioni di sviluppare e approfondire anche in futuro il dialogo con l’infant research, in modo da favorire lo scambio fra l’ambito della ricerca e quello clinico, che si è dimostrato molto fecondo.
* Massimo Ammaniti
è professore onorario di Psicopatologia dello sviluppo presso la facoltà di Medicina e Psicologia della “Sapienza” Università di Roma e membro della International Psychoanalytical Association.