Quaderni di Gestalt n.2021/2

Quaderni di Gestalt
2021/2 – volume XXXIV
Il tempo della speranza

Indice del numero

EDITORIALE
Il tempo della speranza
di Margherita Spagnuolo Lobb

GESTALT IN AZIONE
Il caso di Michela: lo sguardo clinico di tre psicoterapeuti della Gestalt
di Elisabetta Conte, Marilena Senatore, Maria Mione, Anna Ravenna, Stefano Rossi

RELAZIONI
L’uso delle immagini e della fotografia nella psicoterapia della Gestalt.
Neuroestetica, neuroni specchio e risonanza corporea.
di Michele Cannavò, Jelena ZeleskovDoric, Alessandro Cereda e Azzurra G.M. Alù

RICERCHE
Esperienza addictiveed esperienza traumatica: fratture dello sfondo a confronto.
Un contributo di ricerca.
di Giancarlo Pintus e Laura Laudicina

STUDI E MODELLI APPLICATIVI
Il tempo della speranza
di Elisa Baragetti e Elena Palmero

La coppia come organismo vivo: un’esperienza di contatto
di Anna Silvia Persico e Andrea Fianco

STORIA E IDENTITA’
Gli eredi del Lago Cowichan: una storia sulla nascita della ricerca in psicoterapia della Gestalt in Canada.
Estratti dell’intervista a Les Greenberg
di Jay Tropianskaia e Sabrina Deutsch Salamon

RECENSIONI
Schnake A. (2021). La Voce del Sintomo. Dal discorso medico al discorso organismico. Roma: Edizioni Borla.
di Elisabetta Muraca

Wollants G. (2021). Psicoterapia della Gestalt: terapia della situazione. Milano: FrancoAngeli.
di Margherita Spagnuolo Lobb e Pietro Andrea Cavaleri

CONGRESSI
La reciprocità nella relazione: movimento, intenzionalità, cervello sociale (Siracusa, 11-12 giugno 2021)
di Alessia Repossi e Elisa Spini

COMMEMORAZIONI
Imparare a onorare i bambini: addio con gratitudine a Violet Oaklander
di Giandomenico Bagatin

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Editoriale

Il tempo della speranza

Il titolo di questo numero dei Quaderni di Gestalt prende spunto da uno degli articoli della sezione Studi e Modelli Applicativi, nato dalla tesi di specializzazione di una giovane allieva che, con l’aiuto della sua relatrice, una didatta in formazione anch’essa giovane, ci offre delle riflessioni sul concetto della speranza in psicoterapia. Mi è sembrato che il tema della speranza potesse accomunare tutti gli articoli pubblicati in questo numero che, pur presentando contenuti vari – dal dialogo tra diverse scuole di Gestalt alla fototerapia, al concetto di dipendenza come esito traumatico – si collocano comunque in un contesto sociale e umano in cui la speranza è la cifra ermeneutica a cui tutti guardiamo.

Il tempo in cui stiamo vivendo (e che possiamo definire post-pande­mico, se ci riferiamo al fatto che siamo usciti in qualche modo dal lockdown imposto nei giorni più bui della pandemia) è difficile. Dobbiamo accettare dei cambiamenti inaspettati e non voluti nella nostra vita. Siamo traumatizzati dai lutti, dal rischio che l’umanità continua a correre, anche rispetto – e in aggiunta – alla crisi climatica. Affrontiamo tutto questo senza un senso di sicurezza sul da farsi e sulle possibilità che ciò che va fatto per salvarci possa essere realizzato.

Dal punto di vista clinico, vediamo fiorire nuove psicopatologie, quadri clinici misti, che non rispondono più alle classificazioni psichiatriche classiche, quasi a evidenziare che anche lo sfondo del dolore delle persone è cambiato, non si soffre più nello stesso modo di prima.

La depressione è diventata il male della nostra epoca, espressione di una difficoltà profonda a stare in un tempo che si intenzioni nel futuro, e che tocca corde ontologiche dell’umanità.

Il nostro sé, necessariamente impegnato in un qui e ora traumatico, nell’emergenza del rischio di morte per tutta l’umanità, ha difficoltà a trascendere questo stato per intravedere piste future.

La speranza, come ho scritto in un articolo sulle esperienze depressive pubblicato nel numero 2014-2 dei Quaderni di Gestalt, è l’antidoto alla depressione.

L’esperienza depressiva è inquietante per l’umanità, perché sembra mancare di una caratteristica tipicamente umana, che è la speranza. (…) La depressione è il male del nostro tempo distratto, del vuoto relazionale che ci fa camminare tra la gente come circondati da una bolla, insensibili nel corpo e nell’anima all’altro. È l’estrema conseguenza dell’ansia “liquida” che caratterizza il nostro vivere sociale. La cura della depressione deve partire dal (…) farsi attraversare dallo sguardo dell’altro che testimonia la nostra esistenza, dal cogliere il gesto intenzionato dell’altro. La cura implica la “perdita di tempo” dello stare con l’altro inutile, l’aggancio relazionale di un esserci al di là di ogni aspettativa, un puro esserci-con, che è la base del senso vitale di sé (Spagnuolo Lobb, 2014, p. 60).

L’esperienza depressiva ha a che fare non tanto con la frustrazione del desiderio passato, ma con la perdita del desiderio di essere desiderato (ibidem, p. 58).

La speranza sboccia alla luce del faro amoroso dell’altro accudente che riconosce il movimento intenzionale dell’amato (ibidem, p. 59).

 

La speranza è dunque un bene prezioso che nasce dal sentirsi riconosciuti dallo sguardo di chi ci ama. “Il tempo della speranza” di Elisa Baragettie Elena Palmero, pubblicato in questo numero, parla proprio di questo: del tempo del dolore e del tempo della speranza; e porta esempi clinici che dimostrano come più si riesce a stare con la sofferenza, più ci si può aprire alla fiducia nel futuro.

La sezione Gestalt in Azione presenta la prospettiva di tre diversi psicoterapeuti della Gestalt sullo stesso caso clinico. Il lettore potrà cogliere un senso dialogico da questo confronto tra tre anime diverse del nostro approccio. Elisabetta Conte e Marilena Senatore, curatrici della rubrica, raccolgono le riflessioni guidate di Maria Mione, Anna Ravenna e Stefano Rossi sul caso di “Michela”.

Nella sezione Relazioni, Michele Cannavò, Jelena ZeleskovDoric, Alessandro Cereda e Azzurra Alù presentano “L’uso delle immagini e della fotografia nella psicoterapia della Gestalt. Neuroestetica, neuroni specchio e risonanza corporea”. Il senso di speranza emerge sia nel paziente che nel terapeuta dalla stimolazione creata dalle immagini.

Nella sezione Studi e Modelli Applicativi, oltre al citato articolo sul tempo della speranza, pubblichiamo “La coppia come organismo vivo: un’esperienza di contatto”, di Anna Silvia Persico e Andrea Fianco, già collaboratori del Centro Studi di Terapia della Gestalt. Anche questo articolo rappresenta una scelta di apertura verso altri approcci gestaltici, consapevoli che la nostra comunità necessita di un dialogo costante per poter dare adeguate risposte alla complessità delle sfide cliniche contemporanee. Questo contributo, se pur di estrazione teorica diversa, richiama bene lo spirito dei lavori sulla psicoterapia della Gestalt con le coppie pubblicati precedentemente nei Quaderni di Gestalt. Anche qui si sottolinea l’importanza di sostenere – nella coppia – la spontaneità di vedere, sentirsi attratti, lasciarsi modificare dall’altro in quanto altro, e di sintonizzarsi sulle reciproche intenzionalità di contatto.

Nella sezione Ricerche, Giancarlo Pintus e Laura Laudicina presentano “Esperienza addictive ed esperienza traumatica: fratture dello sfondo a confronto. Un contributo di ricerca”, mettendo in luce le connessioni traumatiche che mantengono le nuove dipendenze.

Nella rubrica Storia e Identità, Francesco Lotta introduce la testimonianza di JayTropianskaia e Sabrina DeutschSalamon: “Gli eredi del Lago Cowichan: una storia sulla nascita della ricerca in psicoterapia della Gestalt in Canada. Estratti dell’intervista a LesGreenberg”. Ho piacere di condividere con voi questo pezzo di storia della psicoterapia della Gestalt, conosciuto da pochi eppure significativo: gli ultimi anni della ricerca attivistica di Fritz Perls per il sostegno dell’umano nei gruppi comunitari, e la conseguente separazione dal mondo accademico. Sono grata all’attuale direttore dell’Istituto di Toronto, JayTropianskaia, per la cura che pone per ricollegare la psicoterapia della Gestalt canadese alle nuove correnti scientifiche.

Nella sezione Recensioni, Silvia Tosi ha curato per noi la presentazione di due libri. Il primo è l’edizione italiana di un’importante opera cilena, La Voce del Sintomo. Dal discorso medico al discorso organismico, di Adriana Schnake. Elisabetta Muraca, sua allieva italiana, ha curato la traduzione nella nostra lingua con competenza e profondità, rimanendo in continuo contatto con l’autrice.

Il secondo libro è anch’esso un’opera importante, che ha segnato una sorta di spartiacque nello sviluppo dell’approccio relazionale della psicoterapia della Gestalt: Psicoterapia della Gestalt: terapia della situazione, di Georges Wollants. L’autore pone le basi, con estrema chiarezza, per lo sviluppo relazionale del nostro approccio, partendo dal concetto di campo – o situazione – che definisce in modo inequivocabile. Si tratta di un concetto molto dibattuto e cruciale per la definizione del nostro approccio e della nostra clinica. Pubblichiamo qui la prefazione dell’edizione italiana del libro, ad opera della sottoscritta e di Pietro Andrea Cavaleri.

Nella sezione Congressi, Alessia Repossie Elisa Spini descrivono il convegno “La reciprocità nella relazione: movimento, intenzionalità, cervello sociale”, svoltosi online l’11 e 12 giugno 2021, con la partecipazione dei professori Massimo Ammaniti, Pier Francesco Ferrari, Santo Di Nuovo e il contributo di altri 13 relatori.

Infine celebriamo la vita e l’opera di VioletOaklander, morta recentemente all’età di 94 anni, con le parole di Giandomenico Bagatin, suo allievo italiano. Il nostro Istituto ha curato la pubblicazione del primo libro di Violet, Il gioco che guarisce, e anche del libro di Peter Mortola, Il Metodo Oaklander. La psicoterapia della Gestalt attraverso il gioco, in pubblicazione nella collana Psicoterapia della Gestalt della casa editrice FrancoAngeli.

 

Questo numero vuole rappresentare un augurio per tutti noi. L’augurio di essere sensibili al desiderio di speranza che viene dai giovani; l’augurio di saperli guardare e di sostenere il movimento intenzionale che scopriamo in loro al di là dell’angoscia che li soffoca.

 

Margherita Spagnuolo Lobb

Novembre 2021

 

Quaderni di Gestalt (ISSN 1121-0737, ISSNe 2035-6994), XXXIV, n. 2/2021
DOI: 10.3280/GEST2021-002001

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