Quaderni di Gestalt
2019/1 – volume XXXII
L’identità relazionale della psicoterapia della Gestalt
Indice del numero
EDITORIALE
L’identità relazionale della psicoterapia della Gestalt
DIALOGHI
La presenza del terapeuta della Gestalt nel campo: un dialogo sulla
lezione di Isadore From.
di Margherita Spagnuolo Lobb e Robert W. Resnick
RELAZIONI
L’incarnarsi del “tra” nella co-creazione dell’essere due.
Sessualità e processi corporei di coppia in psicoterapia della Gestalt
di Maria Mione
La formazione dello psicoterapeuta come avventura trasformativa
di Anna Fabbrini
STUDI E MODELLI APPLICATIVI
Psicoterapia della Gestalt, adolescenza e fragilità intellettiva
di Michele Borghetto e Ilaria Benedetti
Il modello di consulenza gestaltica di Margherita Spagnuolo Lobb
in una azienda metalmeccanica italiana: un caso aziendale
di Angela Pegna
STORIA E IDENTITÀ
Come si sarebbe sviluppata la psicoterapia della Gestalt sulla
base concettuale della psicologia della Gestalt?
La vita e le opere di Georges Wollants (1941-2018)
di Gerhard Stemberger
CONGRESSI
Il canto di Partenope: la psicoterapia sulla rotta del cambiamento
VIII Congresso FIAP (Napoli, 4-7 ottobre 2018)
di Silvia Alaimo
L’estetica della relazione di cura. Riflessioni tra clinica, formazione
e società.Convegno internazionale con Jean-Marie Robine
(Milano, 23 novembre 2018)
di Paola Maffi
RECENSIONI
Amendt-Lyon N. (ed.) (2016). Timeless Experience. Laura Perls’s
Unpublished Notebooks and Literary Texts 1946-1985
di Silvia Tosi
Robine J.-M. (a cura di) (2018). Sé. Una polifonia di psicoterapeuti
della Gestalt contemporanei
di Stefania Benini
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Editoriale
L’identità relazionale della psicoterapia della Gestalt
Il numero 2019-1 dei Quaderni di Gestalt inizia, nella sezione Dialoghi, con una mia intervista a Robert Resnick, famoso psicoterapeuta e formatore americano, sulla lezione di Isadore From rispetto alla presenza dello psicoterapeuta nel campo esperienziale creato dal contatto terapeutico. Le posizioni nettamente distinte tra noi due rendono questo dialogo particolarmente interessante ed esplicativo delle diversità epistemologiche tra i terapeuti della Gestalt relazionali e non.
La sezione Relazioni, curata da Alessandra Vela e Giuseppe Sampognaro, presenta due contributi. Il primo è l’articolo di Maria Mione su “L’incarnarsi del ‘tra’ nella co-creazione dell’essere due. Sessualità e processi corporei di coppia in psicoterapia della Gestalt”. Mi ha particolarmente colpito lo sguardo fenomenologico di Maria, centrato su ciò che funziona, che vede la disfunzione sessuale come un “normale” adattamento del sé. L’autrice basa il suo intervento sulle possibilità del ground, cosa difficilmente osservata in letteratura. Così espone, attraverso casi clinici di coppie che soffrono delle diverse disfunzioni sessuali, il gioco di figure e sfondi che caratterizza il loro contatto e propone un sostegno terapeutico specifico alla loro “danza”, tenendo conto del campo fenomenologico attivato dalla coppia con un determinato terapeuta.
Anna Fabbrini, con l’articolo “La formazione dello psicoterapeuta come avventura trasformativa”, espone il suo pensiero sulla cura di chi cura, con grande competenza clinica e profondità teorica, e soprattutto con grande saggezza e tenerezza verso i colleghi che si apprestano a iniziare questo difficile mestiere, perché “il rapporto col dolore altrui e il tentativo di alleviarlo si accompagna a un carico emozionale altissimo, difficilmente evitabile”.
Nelle sue parole, la funzione di cura riacquista la sacralità che viene invece perduta quando ci focalizziamo sugli aspetti di efficienza, e che le garantisce profonda eticità e umanità. È proprio dalla consapevolezza della propria fragilità che il terapeuta diventa “maestro” e, come insegna il mito di Chirone, può trattare il dolore altrui. E infine, come l’arte del Kintsugidimostra, c’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che passa la luce.
Nella sezione Studi e Modelli Operativi, Michele Borghetto e Ilaria Benedetti, con “Psicoterapia della Gestalt, adolescenza e fragilità intellettiva” ci offrono un contributo per la diagnosi e il trattamento del funzionamento intellettivo limite negli adolescenti, disagio che viene spesso confuso con la disabilità intellettiva, e quindi non trattato adeguatamente. Un contributo prezioso (e penso unico) in ambito gestaltico, che mette in luce le potenzialità di un approccio centrato sulla relazione e sulla unitarietà dell’esperienza, a differenza della maggior parte dei contributi che sottolineano invece l’importanza dell’addestramento. Nel loro lavoro puntano ad ampliare la consapevolezza emotiva del ragazzo con FIL, più che a fargli acquisire comportamenti sociali.
Sempre nella stessa sezione, Angela Pegna ci presenta una sintesi del lavoro pubblicato nel recente libro curato dalla sottoscritta e da FransMeulmeester, GestaltApproaches with Organisations (Gestalt Therapy Book Series, 2019), in cui dimostra come i principi della psicoterapia della Gestalt rispondono alla logica positiva, orientata alla valorizzazione delle risorse e alla risoluzione dei problemi tipica del mondo aziendale. Chiarisce molto bene anche come la competenza professionale dello psicoterapeuta costituisca in azienda una “marcia in più” rispetto a chi si approccia a questo lavoro senza una conoscenza approfondita dei propri vissuti e dei vissuti relazionali in genere.
Nella sezione Storia e Identità pubblichiamo eccezionalmente (la rubrica curata da BerndBocian si è infatti conclusa con il numero 2018-1) un contributo di Gerhard Stemberger su Georges Wollants, collega belga morto nel 2018, che ha contribuito con la sua opera scientifica (soprattutto con il libro Terapia della situazione) e politica (avendo fondato le associazioni locali da cui è nata la EAGT) ad uno sviluppo serio e unico della Gestalt therapy, quello legato alla radice relazionale e alla psicologia della Gestalt. Potrete leggere di più nella nota editoriale che precede l’articolo.
Nella sezione Congressi, curata da Alessia Repossi, Silvia Alaimo ci racconta l’VIII Congresso della Fiap, “Il Canto di Partenope: la psicoterapia sulla rotta del cambiamento”, svoltosi a Napoli nell’ottobre 2018, e Paola Maffi ci racconta il Convegno milanese dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, su “L’estetica della relazione di cura. Riflessioni tra clinica, formazione e società”, svoltosi nel novembre 2018.
Nella sezione Recensioni, Silvia Tosi, curatrice della sezione assieme a Dan Bloom, recensisce il libro curato da Nancy Amendt-Lyon (2016), Timeless Experience. Laura Perls’sUnpublished Notebooks and LiteraryTexts 1946-1985. L’autrice riesce a trasmetterci come la collega austriaca ci regali un’opera interessantissima sulla personalità intima della fondatrice della psicoterapia della Gestalt, moglie di Fritz Perls. Stefania Benini invece recensisce per noi il testo curato da Robine (2018). Sé. Una polifonia di psicoterapeuti della Gestalt contemporanei, a cui lei stessa ha collaborato come traduttrice, descrivendo ogni capitolo con pennellate intense e precise, che ci fanno venire voglia di leggere questo importante testo.
Come potete constatare, è un numero ricco di contributi importanti e utili per la clinica, tutti accomunati dal tema della identità relazionale della psicoterapia della Gestalt.
Infine, ho piacere di comunicarvi una novità della Rivista, che con questo numero si adegua ancora di più ai criteri del Web of Science, inserendo riassunti in inglese più lunghi e le affiliazioni dei membri dei comitati della rivista.
Buona lettura!
Margherita Spagnuolo Lobb
Giugno 2019