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Online, 22 gennaio 2024, ore 18.00 – 20.00
con Giancarlo Pintus e Margherita Spagnuolo Lobb
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Pur nella diversità degli approcci, e nel rispetto delle rispettive peculiarità, è evidente la possibilità di un confronto e l’opportunità di una reciproca “legittimazione” tra due scuole di pensiero e di prassi terapeutica che godono entrambe di dignità scientifica ed epistemologica. (…)
Tratto da Quaderni di Gestalt, vol XXII, 2009/2, Psicoterapia della Gestalt e psicoanalisi
Rivista semestrale di Psicoterapia della Gestalt edita da FrancoAngeli
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-Giancarlo Pintus
Nel solco del rapporto tra teoria e pratica della psicoterapia della Gestalt e sapere neuro- scientifico, l’autore delinea le connessioni tra i processi neurobiologici nell’addiction e i vissuti traumatici di questa esperienza. Le aree corticali e subcorticali implicate nei processi dell’addiction risultano profondamente interconnesse con quelle deputate alle funzioni cognitive. Si tratta delle stesse aree che si attivano nelle primarie relazioni di attaccamento e che nell’addiction vengono traumatizzate dalla potenza dell’esperienza addictive. Esiste un nesso funzionale tra bisogno di appartenenza, sostegno e vulnerabilità all’addiction. La terapia dell’addiction diventa trasformativa nella misura in cui sa accogliere e coronare questa intenzionalità di appartenenza del campo organismo-ambiente.
Desiderio, piacere, addiction
Non si può comprendere l’esperienza addictive senza una riflessione sul piacere quale quota esistenziale determinante nella vita umana, ed è necessario guardare all’addiction come una disfunzione del piacere e dell’attaccamento. Cuore dell’esperienza addictive è la ricerca del piacere assoluto (Pintus e Crolle Santi, 2014); le aree corticali e subcorticali implicate nei processi percettivi del piacere risultano profondamente interconnesse e interdipendenti con le aree deputate alla memoria, l’apprendimento e il comportamento volontario. Stimoli particolarmente piacevoli attivano questi circuiti inviando all’organismo, tramite la cosiddetta cascata dopaminergica, il segnale biochimico che l’esperienza in atto è la cosa giusta in quel momento, una sensazione di allentamento della tensione paragonabile al sentirsi a casa propria.
È l’intensità della percezione che facilita l’apprendimento: più è forte il vissuto associato all’esperienza più l’apprendimento si integra stabilmente nello sfondo esistenziale modificando le strutture e le funzioni cerebrali. Un ruolo centrale è svolto, come detto, dai neuroni dopaminergici del sistema mesolimbico particolarmente impegnati nella modulazione dei processi di aspettativa del piacere (desiderio), mentre la componente consumatoria che genera appagamento sembra da attribuirsi all’endorfina (Guerrini, Marraffa, 2012). La distinzione tra desiderio e piacere è fondamentale nell’instaurarsi di un’esperienza di addiction poiché è l’aspettativa della ricompensa già sperimentata in precedenza a muovere la ricerca compulsiva dell’oggetto gratificante anche quando, per l’azione omeostatica dell’organismo, gli effetti sperimentati sono di potenza sempre inferiore.
2. Addiction come esperienza traumatica
3. Neuroplasticità e competenze relazionali nell’esperienza addictive
4. La terapia: tra biochimica ed esperienza di buon contatto
Tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXVIII, 2015-1, La psicopatologia in psicoterapia della gestalt II Parte
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli
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