-Bernd Bocian
Bernd Bocian ricorda le due fonti principali dell’approccio olistico e integrativo in riferimento al rapporto tra mente e corpo della terapia della Gestalt. Da una parte il lavoro sul corpo, sul movimento e sul respiro del cosiddetto “movimento di riforma della vita”, iniziato in Germania già prima della prima guerra mondiale, la cui influenza risale essenzialmente a Laura Perls; e, dall’altra, una tradizione clinica all’interno della psicoanalisi freudiana, che coinvolge in modo più forte il linguaggio corporeo e le emozioni, rappresentata più che altro da Fritz Perls.
Il saggio di Susan Gregory pubblicato in questa rubrica chiarisce il significato – poco conosciuto – che il lavoro di Elsa Gindler ha per la nostra prassi di terapia della Gestalt. Vorrei qui aggiungere ancora alcune informazioni, perché diventi più chiaro a quali fonti si alimenta il nostro approccio olistico e integrativo in riferimento al rapporto fra psiche e corpo.
È abbastanza semplice individuare due fonti.
Da una parte, il lavoro sul corpo, sul movimento e sul respiro del cosiddetto “movimento di riforma della vita”, la cui influenza risale essenzialmente a Laura Perls; e, dall’altra, una linea di pensiero e di pratica clinica, all’interno della tradizione psicoanalitica freudiana, che coinvolge in modo più forte il linguaggio corporeo e le emozioni, rappresentata più che altro da Fritz Perls.
Vorrei qui sottolineare che la terapia della Gestalt, anche in quest’ambito, ha integrato, e in tal modo mantenuto, nozioni e conquiste perdute all’interno della psicoanalisi in seguito all’avvento al potere dei nazisti nel 1933, alla persecuzione, all’emigrazione negli USA e all’adattamento, per lo più poco creativo, al modello medico, che lì ha avuto luogo.
L’approccio Gindler, chiamato dalla stessa Arbeit am Menschen (lavoro sull’essere umano), faceva parte del cosiddetto “movimento di riforma della vita”, già iniziato in Germania prima della prima guerra mondiale, ed impegnato a trovare uno stile di vita alternativo ed olistico. Sotto l’influsso di teorie spirituali (in particolare della teosofia) e di filosofie e pratiche orientali (yoga ed esercizi sulla respirazione), proponeva un nuovo rapporto con il proprio corpo.
Non si trattava di un “addestramento corporeo”, in cui un insegnante, in ultima analisi autoritario, prescriveva dall’esterno esercizi o posizioni corporee prefissate, piuttosto al centro del lavoro si collocava «l’essere umano come integrità, in tutte le sue possibilità di relazione verso di sé, il proprio corpo, la propria vita e nel suo ambiente» (Gind- ler, 1931).
Dal lavoro di Gregory si evince come concetti e pratiche della terapia della Gestalt (ad esempio la concentrazione o awareness, oppure il significato della respirazione) abbiano subito una forte influenza direttamente da Gindler.
Poliedrica è stata la formazione di Laura Perls: pianista concertista, già a otto anni iniziò a frequentare i corsi di Emile Jaques-Delcroze di “ginnastica/educazione ritmica”, incentrati sull’integrazione di musica e movimento. Nel periodo berlinese si aggiunsero i corsi di Gindler e negli anni di emigrazione in Sudafrica le lezioni sul “metodo Loheland”, una scuola di movimento fondata sul modello antroposofico di Rudolf Steiner e collegata con l’“euritmia”, un’arte di movimento ed espressione ritmica (vedi L. Perls, 2005).
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Tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXVII, 2014/2, La psicopatologia in psicoterapia della Gestalt
Rivista semestrale di Psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli, pag. 137
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