Con Margherita Spagnuolo Lobb, direttore dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, per la prima volta il Premio Internazionale alla Carriera della AAGT (Association for the Advancement of Gestalt Therapy) – già tributato in passato ai professori Ed Nevis, Ansel Woldt, Erving Polster e Bud Feder – va a una donna; e per la prima volta giunge in Europa, anzi in Italia.
La cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento si è svolta nell’ambito del Congresso Biennale dell’AAGT sul tema “Radical Respect. Contemporary Gestalt Therapy in Troubled Times”, svoltosi a Toronto dal 14 al 19 agosto 2018, dove la dottoressa Spagnuolo Lobb è stata invitata a tenere il discorso di apertura.
La sua relazione “Social Evolution and Gestalt Therapy: What and How to Respect Today?” è stata molto apprezzata dai partecipanti – circa trecentocinquanta psicoterapeuti della Gestalt provenienti da tutto il mondo – per la capacità di collegare lo sviluppo della società con i bisogni clinici emergenti in questi ultimi decenni, e di integrare gli studi di neuroscienze, epigenetica, sulla mente relazionale e gli sviluppi della psicoanalisi con la psicoterapia della Gestalt.
Al termine è avvenuta la consegna del Premio per mano della Presidente della AAGT, la britannica Toni Gilligan. La motivazione è stata letta dallo psicoterapeuta americano Dan Bloom, decano del New York Institute for Gestalt Therapy, che ha enumerato alcuni dei contributi che Margherita ha dato per lo sviluppo della psicoterapia della Gestalt e per il confronto tra diversi approcci.
Margherita ha accolto il premio ringraziando i colleghi Toni Gilligan, Dan Bloom, Bud Feder e Lee Zevy e il Direttivo della AAGT. Ha rivolto un ringraziamento particolare a tutto lo staff dell’Istituto di Gestalt HCC Italy – i didatti e l’amministrazione – che lavorano con lei tutti i giorni e che hanno contribuito in modo significativo al suo lavoro. Ha poi dedicato il premio a due donne della sua vita: la madre, che l’ha sempre incoraggiata a studiare e portare avanti i suoi sogni, e la figlia, una giovane donna cresciuta meravigliosamente anche grazie all’amore del padre, che ha accettato l’impegno lavorativo della moglie. Margherita ha augurato a tutte le donne psicoterapeute della Gestalt di potere svolgere la loro professione pienamente, con la mente e il cuore, e con il supporto del loro partner, per contribuire in modo significativo al dibattito internazionale e allo sviluppo della psicoterapia della Gestalt.
I colleghi presenti hanno seguito l’evento con molta partecipazione, sfociata in un lungo e caloroso applauso finale; si sono poi stretti attorno ad un’emozionata Spagnuolo Lobb per porgerle le loro congratulazioni per il premio e i loro ringraziamenti per la stimolante relazione di apertura.
Messaggi di felicitazione sono poi arrivati da ogni parte del mondo.
Video della presentazione
Gestalt therapy
Giovani funamboli: esperienze depressive in adolescenza
-Michele Lipani e Elisabetta Conte
L’articolo propone una chiave di lettura dell’esperienza depressiva che può essere vissuta da molti adolescenti e che spesso si colloca sul crinale tra “fisiologia” e rischio psicopatologico. L’aspetto fenomenologico viene delineato sullo sfondo di significati culturali, evolutivi, e, in sintonia con l’approccio gestaltico, nella prospettiva della teoria del sé. Alla proposta di lettura teorica seguono alcune possibili direzioni di supporto psicoterapeutico.
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Le “forme depressive” durante l’adolescenza
In adolescenza i segnali del vissuto depressivo sono spesso espressi dal corpo con sintomi somatici, oppure con comportamenti che possono apparire anche molto distanti, se non opposti, rispetto alla tonalità depressiva.
Nella fase preadolescenziale possono manifestarsi difficoltà legate all’inibizione, o ad atteggiamenti e comportamenti più tipici dell’infanzia, pensiamo ad esempio al racconto dei genitori di Edoardo, sgomenti perché il loro figlio quattordicenne, angosciato dalla solitudine, non riesce ad addormentarsi se non è accanto al padre.
In genere è raro che in adolescenza la depressione si manifesti come entità clinica chiaramente definita negli stessi termini in cui lo è per l’adulto, l’isolamento e il ritiro ostinato invadono in misura minore il campo dell’esperienza depressiva adolescenziale.
La valenza depressiva può invece manifestarsi sotto forma di “equivalenti depressivi” quali noia, affaticabilità, dolori addominali, ipocondria, difficoltà scolastiche (Cappelli e Cimino, 2002; Carau, 2008; Saottini, 2008).
Talvolta lo sfondo depressivo può essere “mascherato” dall’assunzione di sostanze o da un’alterazione del rapporto con il cibo. Tali comportamenti, secondo alcuni autori, possono essere letti come tentativi di “autoterapia” nei confronti della depressione (Bracconier et al., 1995).
Altri comportamenti sembrano tentativi di sfuggire alla sensazione di crollo. Seppure inquadrabili in problematiche diverse e complesse, possiamo considerare il significato depressivo di molti comportamenti di tipo aggressivo o comunque a rischio, come quelli di Massimo, il quindicenne che continua ad avere incidenti spericolati con lo scooter; o ancora Carla, la diciassettenne che ha rapporti sessuali con quasi tutti quelli che la corteggiano, e chiede poi come fare a sapere se ha avuto un orgasmo; o Miriam, sua coetanea, che quando è “nervosa” si tagliuzza i fianchi («non le braccia perché i genitori potrebbero accorgersene»).
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Tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXVII, 2014/2, La psicopatologia in psicoterapia della Gestalt
Rivista semestrale di Psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli, pag. 95
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Adolescenti ed espressioni depressive
– Michele Lipani e Elisabetta Conte.
L’articolo propone una chiave di lettura dell’esperienza depressiva che può essere vissuta da molti adolescenti e che spesso si colloca sul crinale tra “fisiologia” e rischio psicopatologico. L’aspetto fenomenologico viene delineato sullo sfondo di significati culturali, evolutivi, e, in sintonia con l’approccio gestaltico, nella prospettiva della teoria del sé. Alla proposta di lettura teorica seguono alcune possibili direzioni di supporto psicoterapeutico.
La significativa rilevanza delle problematiche depressive durante l’età evolutiva è ormai condivisa a livello scientifico (Ammaniti, 1999; Bracconier et al.,1995; Cappelli e Cimino, 2002; Carau, 2008; Marcelli, 1993; Tabanelli, 2008) ed è certamente aumentata l’attenzione clinica al disagio depressivo durante l’adolescenza.
Questo lavoro propone una chiave di lettura del fenomeno depressivo in età adolescenziale, tracciando possibili direzioni di intervento coerenti con la prospettiva della psicoterapia della Gestalt.
Pur rilevandone l’importanza, non ci soffermeremo sull’analisi dello sfondo culturale quale contesto che dà significato alle nuove forme della famiglia, alle sue strutture, dinamiche relazionali, valori e riferimenti educativi, rimandando all’ampia letteratura presente su questo tema (Cavaleri, 2000; Conte e Mione, 2008; Galimberti, 2007; Jeammet, 2011; Pietropolli Charmet, 2000; 2008; Recalcati, 2013; Spagnuolo Lobb, 2010; 2011; 2014). Così come i temi, anche i significati evolutivi non sono avulsi dai modi in cui l’ambiente in generale e la famiglia in particolare attraversano i cambiamenti che l’adolescenza impone (Lipani, 2002).
Tenendo sullo sfondo tale contesto, ci soffermeremo sulla descrizione e sui possibili significati delle manifestazioni depressive adolescenziali, muovendoci da un’ottica fenomenologico-relazionale e dando rilievo al frequente collocarsi di tali manifestazioni come zona di frontiera fluida (Cappelli e Cimino, 2002), tra la fisiologica instabilità dell’umore dell’adolescente e la valenza clinica di un quadro patologico strutturato.
Può essere infatti difficile tracciare confini netti capaci di distinguere tra le fasi alterne dell’umore, i sentimenti di tristezza e disistima di sé spesso presenti e tipici di questa età e la presenza di vissuti che denotano invece un’esperienza depressiva che spinge a rifugiarsi, sfiduciati, in un intimo silenzioso.
Peculiarità nell’esperienza depressiva adolescenziale: gli elementi borderline e narcisistici
La letteratura, riferendosi alla nostra società, ha spesso parlato di un’epoca caratterizzata da elementi narcisistici e borderline; anche l’adolescenza, per definizione, porta con sé aspetti narcisistici e borderline. Tali similitudini presenti sia nel contesto culturale che negli adolescenti, secondo noi, si miscelano avendo l’effetto di amplificare i vissuti e le fragilità.
In altri termini, quegli elementi di fragilità che durante l’adolescenza necessiterebbero di sostegno, trovano invece la stessa vulnerabilità nei genitori, figli a loro volta di questo sfondo culturale. La stessa esperienza depressiva può declinarsi allora o sul piano della vulnerabilità narcisistica, o su quello del disagio borderline (Salonia, 2013; Spagnuolo Lobb, 2011, p. 24 ss.; 2014).
La fatica nell’elaborare gli elementi narcisistici e gli introietti genitoriali può fare emergere temi di autocritica negativa, disistima e fallimento. Molti ragazzi manifestano così la paura dell’insuccesso e un senso di autonomia e autostima molto fragili. È questo il caso in cui l’adolescente non riesce a fare fronte alla discrepanza tra il come è, il come vorrebbe essere, e il come gli altri vorrebbero che fosse.
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Articolo tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXVII, 2014-2, La psicopatologia in psicoterapia della Gestalt
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt, edita da FrancoAngeli, pag. 109
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