now-for-next

Il now-for-next tra neuroscienze e psicoterapia della Gestalt

-Dialogo tra Vittorio Gallese e Margherita Spagnuolo Lobb.
Margherita Spagnuolo Lobb: Il titolo del libro, “Il now-for-next in psicoterapia”, allude ad uno dei cardini teorico-clinici della psicoterapia della Gestalt: l’intenzionalità. Nel modello gestaltico, infatti, l’intervento del terapeuta è principalmente rivolto a sostenere la realizzazione dell’intenzionalità di contatto che in ogni momento è già presente nell’esperienza del paziente. Anche nei tuoi saggi attribuisci rilevanza all’intenzionalità fino a parlare di “intenzionalità condivisa”. Nel mio libro, infatti, ti cito spesso e l’importanza della scoperta dei neuroni specchio è considerata una conferma cruciale per la psicoterapia.

Sei d’accordo, alla luce delle tue ricerche, sul fatto che l’intenzionalità di contatto, il tendere spontaneo verso il contatto, sia un elemento costitutivo dell’essere umano e della sua vita di relazione? Il riconoscimento della propria e dell’altrui intenzionalità è all’origine dell’esperienza di relazione umana. Per questo motivo, la psicoterapia (e ogni forma di sostegno o accadimento) deve rivolgersi a questo riconoscimento. Sei d’accordo?

Vittorio Gallese: La focalizzazione sull’intenzionalità condivisa nel momento dell’incontro psicoterapeutico mi sembra cruciale. Credo che molti degli aspetti “maieutici” della relazione psicoterapeutica nascano proprio dalla possibilità di focalizzarsi su ciò che accade nel momento stesso dell’incontro. Ovviamente nessuno dei due partecipanti è una “tabula rasa” e, quindi, le memorie implicite e autobiografiche giocano un ruolo fondamentale nelle risultanti dall’incontro. Tuttavia, credo che porre l’accento sulla cruciale importanza del now sia un elemento fondamentale. Anche in ragione del fatto che, come bene sottolinei nel libro, al di là delle tecniche e delle specificità di scuola, la relazione di cura psicoterapeutica si sostanzia nell’incontro presente e rinnovato tra due persone.
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Tratto da Quaderni di Gestalt, vol XXIV, 2011/2, Psicoterapia della Gestalt e Neuroscienze
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da FrancoAngeli
 

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Scopri Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna di Margherita Spagnuolo Lobb

intenzionalità

Dall’enteroception al sostegno dell’intenzionalità di contatto.

Simulata di una seduta dal vivo

-Margherita Spagnuolo Lobb e Vittorio Gallese

L’articolo consiste nella trascrizione di una seduta dal vivo condotta, durante un convegno, da Margherita Spagnuolo Lobb, e nel commento da parte del neuroscienziato Vittorio Gallese, che ha assistito alla seduta. Il risultato è un originalissimo confronto su temi che riguardano l’interfaccia tra psicoterapia e neuroscienze. La partecipazione del terapeuta, il suo sentire in maniera “incarnata”, diventa possibilità per il paziente di consapevolezza di sé e strumento terapeutico per coglierne e sostenerne l’intenzionalità di contatto. In una prospettiva estetica e processuale, la seduta è stata incentrata sull’esperienza percettiva e propriocettiva in cui la dimensione corporea e le risonanze sensori-motorie e affettive del qui- ed-ora hanno giocato un ruolo fondamentale.

Il neuroscienziato ha inoltre collegato l’enterocezione usata dalla terapeuta (la consapevolezza del battito cardiaco) ai recenti studi sul sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale, e ha ricordato gli studi sul fenomeno della “mano di gomma”, che rilevano come una maggiore capacità di sentirsi dentro correli con un confine del sé corporeo più stabile, meno facilmente violabile da illusioni.

(…)

1. Commento del professor Vittorio Gallese

Vittorio Gallese. Questo è un tema di grandissima attualità nelle neuroscienze cognitive, la “parola magica” oggi è Enteroception, cioè “enterocezione”, il “sentirsi”. Per esempio, un aspetto affascinante del fumare è quello che attiene al sentirsi da dentro, cioè a sentire i polmoni che si dilatano, che accolgono il fumo, e questa è una sensazione che se viene a mancare, “è il venir meno di qualcosa che contribuisce a farmi sentire quello che sono, il venir meno di una componente che contribuiva a darmi un senso di presenza e di identità”.

Oggi si utilizza il parametro dell’enterocezione, cioè, ad esempio, la capacità di leggere e di diventare consapevoli del proprio battito cardiaco. Questa capacità cambia da individuo ad individuo e si utilizza come oggettivazione dell’esperienza soggettiva, da mettere in relazione con profili di personalità o con quadri psicopatologici.

In un lavoro pubblicato recentemente in cui si impiegava la cosiddetta “illusione della mano di gomma”, si è visto come le persone con un alto grado di consapevolezza enterocettiva, che quindi hanno una percezione della propria frequenza cardiaca che è molto vicina a quella effettiva, sono anche quelle meno prone a questo tipo di illusione. Una maggiore capacità di sentirsi dentro, correla con un confine del sé corporeo più stabile, meno facilmente violabile da questo tipo di illusioni. Nella psicosi schizofrenica, invece, l’essere esposti a questo tipo di illusioni è aumentato. Questa è un’altra prova dell’importanza dei confini del sé corporeo

…Mi chiedo dove si arriva, c’è poi una progressione; hai fatto qualcosa di condensato?

Margherita Spagnuolo Lobb. No, non ho fatto qualcosa di condensato, ma di contestualizzato. Quello che accade …

(…)

Tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXIV, 2011/2, Psicoterapia della Gestalt e Neuroscienze
Rivista semestrale di Psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli, pag. 90

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L'Intenzionalità

Chi siamo? Cosa vogliamo? Gli psicoterapeuti rispondono..

Caratteristica della coscienza che tende a qualcosa di specifico. Nell’ambito dell’approccio fenomenologico, il termine intenzionalità si riferisce ad uno degli aspetti più rilevanti della coscienza. La coscienza, infatti, esiste solo nel suo “rapportarsi a” qualcosa, nel suo “in-tendere verso” un oggetto, nel suo trascendersi. È nell’atto del “trascendimento”, che si costituisce la soggettività. È nella “trascendenza” che si trova l’elemento sostanziale della coscienza. La nozione di intenzionalità, come emerge dalla fenomenologia di Husserl, implica da una parte l’impossibilità di una “realtà in sé” e dall’altra l’esclusione di una “coscienza in sé” incapace di percepire il mondo in “se stesso”. Sul piano epistemologico, un tale modo di concepire l’intenzionalità costituisce un fondamentale punto di riferimento sia per la psicologia che per la psicopatologia. Se l’uomo si costituisce essenzialmente nel trascendersi, nell’intenzionarsi, nell’entrare in contatto con quanto lo circonda, ciò implica la necessità che la psicopatologia e la psicoterapia debbano rivolgersi all’analisi di questo continuo “trascendersi”, “intenzionarsi”, “entrare in contatto”.

Occorre soprattutto indagare “come”, con quali “forme” e in quali “modi”, l’uomo si intenziona.

È a questo nucleo centrale della ricerca che si rivolgono le psicoterapie ad orientamento fenomenologico o fenomenologico-esistenziale.

La psicoterapia della Gestalt, in particolare, pone al centro dell’intervento di cura il , che in maniera consapevole e attiva elabora significati, produce intenzioni, sussiste nel suo continuo aprirsi al mondo, tanto da costituire con esso una medesima realtà. È in questa relazione col mondo, in questo “in-tendere verso” di esso, che occorre individuare l’origine della sofferenza mentale e al contempo lo spazio della cura.

M. Spagnuolo Lobb e P. A. Cavaleri

Definizione tratta da GestaltPedia, l’enciclopedia della Gestalt!