I Quaderni si raccontano: 2017-1. Nuova pubblicazione
Il numero 2017-1 dei Quaderni di Gestalt segna dei passaggi importanti per la Rivista e per l’Istituto. Il primo riguarda la decisione di non fare un numero monotematico. Gli avvenimenti nel primo semestre di quest’anno sono stati diversi, e abbiamo preferito testimoniarli nella loro diversità. Un primo avvenimento è il Convegno della FISIG, svoltosi a Catania dal 27 al 30 aprile 2017, che ha visto un movimento di tutta la Federazione delle Scuole italiane di psicoterapia della Gestalt verso la ricerca: le quindici scuole confederate hanno accolto questo tema (che oggi attraversa in modo significativo tutte le psicoterapie) come uno stimolo per la riflessione sulla possibilità di fare ricerca senza snaturare il nostro essere gestaltici, con il supporto di importanti lavori internazionali.
Ma prima ancora che un convegno incentrato sulla ricerca, questo evento è stato un movimento di tutte le scuole – uno studio congiunto e una condivisione di un clima disteso e collaborativo. Con tutto il gruppo dei direttori della FISIG e con alcuni didatti ci siamo impegnati nello studio critico delle Scale di Fedeltà elaborate da Madeleine Fogarty, la ricercatrice australiana che è stata anche l’ospite d’onore del convegno. Pur consapevoli dell’importanza di questo lavoro di definizione condivisa di “cosa fa un terapeuta della Gestalt”, abbiamo potuto esprimere le nostre perplessità e anche i nostri apprezzamenti per l’uso di queste scale sia nella didattica che nella supervisione.
Abbiamo studiato per un anno nei nostri incontri FISIG, a volte con la presenza virtuale della stessa Fogarty, criticando alcuni aspetti e apprezzandone altri, ma sempre rispettandoci a vicenda, comprendendo gli uni le motivazioni dell’altro. Questo ha consentito lo sviluppo di un clima collaborativo che continua ad animare le nostre riunioni.
È con piacere dunque che i Quaderni di Gestalt dedicano ben due sezioni di questo numero a quel convegno: la sezione Dialoghi, che ospita una mia intervista a Madeleine Fogarty (“Epistemologia, ricerca e clinica in psicoterapia della Gestalt”), e la sezione Studi e modelli applicativi, che ospita la versione italiana dell’articolo sulla Gestalt Therapy Fidelity Scale (GTFS) della Fogarty, “Che cosa fanno i terapeuti della Gestalt nella pratica clinica? Il consenso degli esperti”. La GTFS è stata costruita attraverso il metodo “Delphi” e si è avvalsa del contributo di un gruppo internazionale di terapeuti esperti delle principali correnti di psicoterapia della Gestalt, chiamati a esprimersi, nelle diverse tappe della stesura della Scala, sulle varie dimensioni proposte come peculiari del modello.
Da questo tentativo, necessario e del tutto nuovo nel nostro mondo, nasce la GTFS, una scala di fedeltà che misura il grado di adesione e di coerenza del terapeuta al modello della psicoterapia della Gestalt. Come emerge nel corso dell’intervista, la GTFS si rivela un prezioso strumento ermeneutico nell’ambito della supervisione e della didattica, costituendo per i didatti e per gli allievi non solo uno strumento di formazione clinica, ma anche di confronto continuo per sviluppare un senso di radicamento e di appartenenza. Infine, la GTFS fornisce la possibilità di irrobustire la validità scientifica delle ricerche condotte in ambito gestaltico, in quanto rappresenta una “prova” della coerenza del modello e di chi lo pratica.
Con l’emozione di ritrovarmi in un campo condiviso e di rappresentare questa realtà in qualità di presidente, ringrazio Madeleine e i colleghi della FISIG, con cui abbiamo realizzato un bel momento della Gestalt italiana.
Un secondo passaggio importante di cui questo numero dà contezza è lo sviluppo nel nostro Istituto del concetto di consapevolezza in chiave estetica e di campo. Gli incontri annuali dei didatti e dei collaboratori del nostro Istituto (siamo circa 90 ormai), come pure le riunioni locali delle tre sedi di Milano, Palermo e Siracusa, mi hanno consentito di mettere a fuoco un concetto su cui lavoravo da tempo, la conoscenza relazionale estetica (CRE), come la competenza del terapeuta della Gestalt che include il proprio sentire nel campo – nei suoi aspetti empatici e di risonanza.
Il concetto sviluppa in chiave fenomenologica ed estetica la partecipazione del terapeuta/ambiente alla percezione e al cambiamento del paziente. È presentato nel primo articolo della sezione Relazioni, “La conoscenza relazionale estetica del campo. Per uno sviluppo del concetto di consapevolezza in psicoterapia della Gestalt e nella clinica contemporanea”, con una introduzione sui nuovi disturbi psicopatologici, che spiega l’importanza di questo strumento nella clinica attuale.
A seguire, un articolo di Dan Bloom, “Il continuum consapevolezza-coscienza e l’ambiente come mondo-della-vita. La terapia della Gestalt compie una nuova svolta fenomenologica”, colloca i concetti di consapevolezza e coscienza nella prospettiva fenomenologica, a partire dal testo fondante di Perls, Hefferline e Goodman. L’autore newyorkese fa una stimolante analisi dei due concetti e delle ragioni teoriche che portarono i fondatori a usare un nuovo termine, quello di consapevolezza, distinguendolo dalla coscienza. Egli esprime anche la necessità di rivalutare il concetto di coscienza.
Nella sezione La Gestalt in azione, la trascrizione di una seduta da me condotta e commentata da Teresa Borino, “La fenomenologia del contatto in una seduta”, vuole essere un esempio di come l’approccio fenomenologico, attraverso il riconoscimento dell’intenzionalità di contatto della paziente, non spingendo verso movimenti né soluzioni, ma semplicemente stando con ciò che è, possa portare ad un cambiamento percettivo dei propri schemi relazionali.
Per la sezione Storia e identità, Bernd Bocian presenta un articolo di Serge Ginger su Sándor Ferenczi e la terapia della Gestalt, “Sándor Ferenczi: allargare i confini della psicoanalisi… e preparare il terreno per la terapia della Gestalt”. Nel 2018, ad aprile, ci sarà a Firenze un convegno internazionale su colui che viene qui definito come il “nonno” della terapia della Gestalt. Ci sembra appropriato dunque pubblicare le riflessioni del collega francese scomparso su un autore importante per la nostra identità.
Per la sezione Congressi, Fabiola Maggio e Marilena Senatore ci raccontano il convegno di studio con Miriam Taylor “Terapia del trauma, corpo, neuroscienze e Gestalt”, svoltosi a Palermo il 3 e 4 febbraio 2017.
Per la sezione Recensioni, pubblichiamo due contributi scritti da colleghi internazionali per la nostra Rivista. Il collega del New York Institute for Gestalt Therapy, Kenneth Meyer, ci racconta la sua esperienza del recentissimo libro Advances in Contemporary Psychoanalytic Field Theory. Concept and Future Development, curato da Katz S.M., Cassorla R., Civitarese G., preannunciando così il dibattito che si svolgerà al convegno sul campo in psicoterapia della Gestalt e in psicoanalisi, il 16 novembre a Milano.
Inoltre, il collega australiano Alan Meara, direttore della rivista australiana GANZ, recensisce il recente libro curato da Jean-Marie Robine Self. A Polyphony of Contemporary Gestalt Therapists, di prossima pubblicazione in italiano nella collana della FrancoAngeli.
Chiude il numero un ricordo della collega del New York Institute for Gestalt Therapy recentemente scomparsa, scritto dall’amico Dan Bloom: “Parliamo di Karen. Per continuare il processo di chiarificazione e riaffermazione della psicoterapia della Gestalt. Un elogio per Karen Humphrey (1941-2017)”.
Questo numero esprime dunque molti aspetti della vita del nostro Istituto e dei suoi collegamenti internazionali.
Ma c’è un altro passaggio importante: da questo numero Teresa Borino, che ha collaborato con la Rivista come coordinatrice editoriale per 7 anni, dal 2009 al 2016, lascerà il posto a Maria Luisa Grech. Teresa, una didatta importante della sede di Palermo, ha guidato la Rivista in un momento in cui c’era bisogno che esprimesse sia la coesione e la novità del modello dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, sia il dialogo e il confronto con la comunità scientifica e psicoterapica. La ringrazio per avere messo a disposizione della Rivista la sua sapienza teorica e la conoscenza profonda degli sviluppi ultimi dell’Istituto. Occuparsi di una Rivista come la nostra è un sacrificio enorme nella vita di uno psicoterapeuta, è un atto di amore verso il modello e di generosità verso i colleghi e gli autori. Grazie Teresa per averci fatto crescere sotto il tuo occhio attento.
Do il benvenuto a Maria Luisa, psichiatra psicoterapeuta della Gestalt, didatta in formazione presso la sede di Milano, con la sua chiarezza e competenza professionale, guiderà la rivista verso altre sfide.
Vi auguro quindi una buona lettura!
Margherita Spagnuolo Lobb
Giugno 2017
Quaderni di Gestalt, Vol XXX, 2017-1
Rivista semestrale di Psicoterapia della Gestalt, edita da Franco Angeli
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