– Valeria Rubino.
In accordo con il nuovo trend culturale che sancisce nell’uomo il primato della dimensione relazionale, l’articolo si propone di approfondire alcune riflessioni teoriche sul concetto di empatia sia in seno alla psicoterapia della Gestalt che in ambito neuroscientifico. Obiettivo del presente lavoro è individuare spunti di condivisione tra i risultati ottenuti dall’Infant Research, le neuroscienze ed alcuni elementi teorici ed epistemologici della psicoterapia della Gestalt.
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Empatia e neuroscienze
Molti degli spunti teorici ed epistemologici caratteristici della psicoterapia della Gestalt, dalla tradizionale teoria del contatto al nuovo modo di concepire l’empatia, trovano un concreto riscontro nelle ultime e straordinarie scoperte raggiunte in ambito neuroscientifico. Nell’ultimo decennio, infatti, si sono compiuti ragguardevoli progressi nell’individuare i substrati neurali alla base dell’intersoggettività e dell’empatia.
I neuroni specchio
Alcune importanti ricerche, compiute in ambito neurobiologico, hanno rivelato la presenza nel cervello di un gruppo particolare di neuroni, chiamati “neuroni specchio”, la cui caratteristica sarebbe quella di eccitarsi sia quando un soggetto compie una determinata azione, sia quando è un altro a compierla innanzi ai suoi occhi (Rizzolatti, 2006). Secondo alcuni scienziati, questa scoperta potrebbe spiegare il fenomeno dell’empatia rivelandone una presunta base biologica.
Le strutture neuronali coinvolte, infatti, quando noi proviamo determinate sensazioni ed emozioni sembrano essere le stesse che si attivano quando attribuiamo a qualcun altro quelle “stesse” sensazioni ed emozioni. La scoperta dei neuroni specchio è da attribuirsi ad un gruppo di ricercatori italiani che, attraverso studi elettrofisiologici condotti sul cervello del macaco, hanno individuato una classe di neuroni, situati nella porzione ventrale dell’area F5 della corteccia premotoria, e nella regione posteriore del lobo parietale (Gallese et al., 1996, 2002; Fogassi et al., 2005).
La peculiarità di questo gruppo di neuroni riguarda il loro attivarsi non solo quando la scimmia esegue azioni motorie finalizzate al raggiungimento di uno specifico scopo, ma anche quando altre scimmie eseguono azioni simili. Studi successivi hanno dimostrato che, oltre ad una funzione strettamente motoria, una particolare classe di neuroni specchio possiede anche funzioni audiovisive, attivandosi non solo durante l’esecuzione e l’osservazione delle azioni, ma anche di fronte al suono da esse prodotto.
Le straordinarie potenzialità di tali scoperte hanno indotto i neuroscenziati a ricercare anche nell’uomo l’esistenza di un sistema di neuroni specchio, ed i risultati di molteplici studi neurofisiologici e di neuroimaging funzionale, convergono nell’aver individuato anche nell’uomo un sistema mirror localizzato in regioni parieto-premotorie, verosimilmente omologhe a quelle descritte nella scimmia (Rizzolatti, Fogassi, Gallese, 2001; Gallese, Keysers, Rizzolatti, 2004).
La mole di informazioni che nel corso degli anni si sono accumulate sui neuroni specchio, hanno permesso di considerare questo meccanismo non come un semplice sistema finalizzato all’imitazione, ma come la base neurale di una forma diretta di comprensione dell’azione altrui.
Quanto fin qui esposto ci permette di postulare l’esistenza di un substrato neurale preposto a comprendere le azioni compiute dall’altro, una base neurofisiologica della comprensione empatica.
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Articolo tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXIV, 2011-2, Psicoterapia della Gestalt e Neuroscienze
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da FrancoAngeli, pag. 26.
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