Rinarrare una storia indicibile
– Lucia Guarnaccia e Jlenia Baldacchino.
L’articolo offre uno spunto per affrontare il trauma secondo la psicoterapia della Gestalt. Oltre alla lettura gestaltica del fenomeno, viene presentato il Protocollo Nova, in cui sono state previste delle domande il cui obiettivo è quello di fornire un primo sostegno al ciclo di contatto interrotto. L’aspetto originale consiste nell’integrazione del protocollo all’uso delle foto nella ricostruzione autobiografica dell’esperienza traumatica e il superamento di essa. L’articolo, inoltre, descrive una seduta terapeutica in cui L., paziente con diverse esperienze traumatiche alla spalle, sperimenta un nuovo modo di raccontarsi, condividendo con il terapeuta un nuovo modo di esserci nella relazione che le consente di sperimentare la spontaneità del contatto.
La trattazione del tema “Trauma e Gestalt” nasce dall’idea di voler approfondire un concetto che molti terapeuti si trovano ad affrontare tentando di fornire il giusto sostegno per quei pazienti, la cui vita è spesso segnata dalla ricerca di una verità, che però non li convince in pieno, o da cui forse si tengono sempre a debita distanza. Infatti, la nostra vita è regolata da attribuzioni di significato che costituiscono vere e proprie griglie per decodificare il mondo in cui viviamo e come ci muoviamo in esso.
Il trauma è un evento che rompe inaspettatamente questo senso che ognuno traccia nella propria vita, e che lascia impotenti di difendersi e di essere difesi.
Quando si è vittima di un’esperienza di sopraffazione inaspettata, violenta, travolgente e inconcepibile, come nel caso di abusi sessuali, di incidenti automobilistici o di disastri naturali, crollano anche numerose funzioni fondamentali della vita psichica, come il senso dell’identità, il senso della temporalità, la possibilità di dare un significato all’evento. Ciò rende l’evento non solo doloroso ma anche traumatico.
La trattazione dell’argomento, sviluppa il concetto di trauma secondo la psicoterapia della Gestalt e fornisce un esempio clinico, partendo da un forte interesse nei confronti dell’autobiografia come strumento valido per costruire l’identità della persona traumatizzata, utilizzando l’approccio della “foto-terapia” di Oliviero Rossi.
Trauma e Gestalt
Secondo la psicoterapia della Gestalt, la persona traumatizzata riesce a proteggere in qualche modo la sua vita psichica dal crollo della propria identità. In particolare, ciò che essa fa è aggirare la consapevolezza del terribile evento e dei bisogni che sono stati frustrati, effettuando come un salto da questa sensazione difficile da assimilare all’azione, che viene compiuta senza alcun significato (Cohen, 2002).
Ne consegue un’energia che rimane bloccata, una figura incompleta e un disorientato muoversi nell’ambiente disgiunto dalla sua eccitazione. L’organismo, così come si evidenzia nel disturbo post-traumatico da stress, proverà ogni tanto ad avvicendare a questa desensibilizzazione dei tentativi di rivivere pienamente le sensazioni di quell’esperienza attraverso vie alternative (flashback, sogni, ricordi), ma esse saranno solo prove iniziali di assimilare un’esperienza che risulterà ripetutamente inassimilabile.
Nell’attività di psicoterapeuta, lavorando con pazienti oncologici e con ragazzi vittime di incidenti stradali, ci si trova ad ascoltare più volte vissuti e storie interrotte e, con esse, tentativi sia di dare senso al dolore sia, successivamente, di voler dimenticare momenti insopportabili. La psicoterapia della Gestalt permette non solo di leggere queste dolorose esperienze, ma soprattutto di offrire ai pazienti un adeguato sostegno. (…)
Tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXIIV, 2011-1, Concentrazione, emergenza e trauma
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli
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