in psicoterapia della Gestalt
-James I. Kepner
Questo articolo esamina criticamente l’evoluzione del lavoro ad orientamento corporeo in psicoterapia della Gestalt. L’autore evidenzia i punti di forza dell’approccio gestaltico, come il lavoro sul presente ed il punto di vista integrato, ma ne sottolinea anche alcune possibili limitazioni teoriche come un’interpretazione troppo ristretta dell’epistemologia dei fondatori, l’inadeguatezza del considerare solo la consapevolezza ai fini del cambiamento psicofisico, la mancata inclusione di concetti strutturali e di metodologie corporee che comprendano il toccare ed il movimento e altri metodi corporei. Viene inoltre descritto un breve modello per mostrare i molti livelli di complessità di un approccio pienamente incarnato.
La pubblicazione di Body Process. Il lavoro con il corpo in psicoterapia (Kepner, 1987; trad. it., 1997) risale a ventuno anni fa. In quel libro avevo tentato di delineare una psicoterapia più pienamente orientata al corpo secondo l’approccio gestaltico. La psicoterapia della Gestalt, infatti, si è da sempre interessata al processo e all’esperienza corporea, ma la sua metodologia in questo ambito era rimasta fino a quel momento molto limitata.
L’uso fatto da molti terapeuti della Gestalt di alcune tecniche corporee intensive era a mio avviso una sorta di innesto di metodi o approcci talvolta incompatibili con le tecniche gestaltiche, e il risultato era spesso un pastic- cio poco integrato. A quei tempi ero un “Giovane Turco” di trentaquattro anni con la presunzione di correggere gli anziani e gli insegnanti del mondo gestaltico, rei a mio parere di non spingersi abbastanza in là nel lavoro corporeo. Forte della mia formazione in metodi prettamente corporei, e dei miei studi approfonditi su processi come la postura, la struttura corporea e il respiro, sentivo di avere una prospettiva precisa e la convinzione di aver qualcosa da dire.
Tuttavia, considero oggi questo testo semplicemente l’elaborazione di un punto di partenza per lo sviluppo di un approccio gestaltico orientato al lavoro corporeo, e solo ora, dopo molti anni di pratica, sono in grado di comprendere più pienamente il significato di un approccio incarnato. Sono d’altra parte grato per il posto che Body Process ha occupato nella letteratura gestaltica in tutti questi anni, come testo di base di molti programmi di formazione.
Certo, mi piacerebbe pensare che la longevità di questo testo sia dovuta alla mia grande erudizione, temo tuttavia che dipenda più che altro dal mancato sviluppo di un più ricco approccio corporeo in psicoterapia della Gestalt. Che Body Process non sia ancora stato soppiantato è forse una cri- tica implicita della attuale situazione della psicoterapia della Gestalt per quanto riguarda il lavoro sulla realtà incarnata della persona.
(…)
L’articolo tratta di:
1. La cosa più reale…
2. Body Process: sequenza non è “conversione”
3. Pezzi mancanti
4. Ampliare l’epistemologia ristretta della psicoterapia della Gestalt1
5. La consapevolezza non è sufficiente per un cambiamento psicofisico
6. Metodi fisici per la terapia corporea
7. Dove ci troviamo e di che cosa abbiamo bisogno
8. Verso un futuro incarnato
Tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXVII, 2013/1, L’esperienza corporea in psicoterapia
Rivista semestrale di Psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli, pag. 67
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